
Busta paga, da gennaio 2023 più cara sia per il datore di lavoro che per il dipendente
Diventa più oneroso il meccanismo di attribuzione dei cedolini dei lavoratori, non per un aumento degli stipendi ma per la crescita di alcune voci che gravano per due terzi sui datori di lavoro e per un terzo sugli stessi dipendenti. Ecco cosa cambia rispetto al 2022

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Innanzitutto dal primo gennaio sono cambiate le regole sulle aliquote contributive previste per i datori di lavoro nei confronti del Fis (Fondo d'Integrazione Salariale). Introdotto nel 2016, esso riguardava solo le realtà con almeno cinque dipendenti, ma dopo l'ultima legge di bilancio del 2022 di esso fanno parte tutti i datori di lavoro che non appartengano né alla cassa integrazione guadagni ordinaria né a quella straordinaria, anche se con un solo dipendente

In base a questa estensione della cassa integrazione a tutti i datori di lavoro, ai lavoratori viene assegnato l'Assegno d'integrazione salariale (Ais), che viene erogato dai fondi di solidarietà. Nel caso in cui essi non siano presenti, interviene il Fis, a cui ora aderiscono non a caso molti datori di lavoro fino all'anno scorso esclusi. In caso di assegnazione dell'Ais, alle aliquote previste si dovrà aggiungere un'addizionale del 4%

Tale maggiore tutela, comporta una maggiore spesa in primis per i datori di lavori, su cui gravano i due terzi delle aliquote da versare al Fis, ma anche per gli stessi lavoratori, che devono farsi carico della parte residua, ovvero un terzo

Di conseguenza, nel 2023 si assisterà ad un adeguamento delle aliquote rispetto al 2022. Nel dettaglio, le aliquote per i datori di lavoro titolari di imprese fino a cinque dipendenti passano dallo 0,15% dell'nno scorso allo 0,80% di quest'anno

Aumenti anche per le imprese tra i cinque e i quindici dipendenti (da 0,55% a 0,80%), per quelle con più di 15 dipendenti (da 0,69% a 0,80%) e per quelle con più di cinquanta lavoratori (da 0,24% a 0,80%)

Il periodo transitorio, entro il quale tutti i fondi di solidarietà devono adeguarsi alle nuove regole stabilite dalla manovra del 2022, scade il 30 giugno 2023. Nel frattempo i datori di lavoro devono adeguarsi alle nuove aliquote Fis che sono state illustrate in precedenza, almeno fino al completamento dell'adeguamento

Novità anche per quanto riguarda la Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (Cigs), destinata alle imprese con più di 15 dipendenti. Con la manovra del 2022 venne infatti ridotto il contributo ordinario dello 0,9%, fissandolo allo 0,27%

Con l'anno nuovo, però, ritorna in vigore l'aliquota allo 0,9%, a cui si deve sommare un addizionale compreso tra il 9 e il 15% della retribuzione persa nel caso in cui si abbia usufruito dell'ammortizzatore
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