
Smart working, quanto si risparmia e in quali aziende è più diffuso
Secondo uno studio dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano le persone che ricorrono al lavoro agile sono in discesa e sono in totale 3,6 milioni. Si prevede però un aumento per il 2023. Molte aziende scelgono di ricorrere a questa modalità perché permette loro di risparmiare

Le restrizioni da Covid sono state rimosse, ma in alcune occasioni la scelta di ricorrere allo smart working rimane. Le aziende lo prediligono perché consente un risparmio sulle bollette, rese più esose in questo periodo storico dalla crisi energetica
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Il Post ricorda alcuni esempi: fino al 4 aprile il comune di Milano spegne luci e riscaldamento tutti i venerdì. I dipendenti dovranno perciò lavorare da casa. Anche Tim prevede un’alternanza fra impiego in presenza e modalità agile, rispettivamente 2 e 3 giorni
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Uno studio dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano ha evidenziato come le persone che ricorrono al lavoro agile siano in discesa e in totale 3,6 milioni. Rispetto al 2021 se ne contano 500mila in meno, con un calo in particolare nella pubblica amministrazione e nelle picccole medie imprese, mentre si rileva una leggera ma costante crescita nelle grandi imprese, con 1,84 milioni di lavoratori
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Lo studio ha però sottolineato che le previsioni sono di crescita nel 2023, seppur lieve: si potrebbe arrivare a 3,63 milioni, grazie al consolidamento dei modelli di smart working nelle grandi imprese e a un’ipotesi di incremento nel settore pubblico
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Ma quanto si risparmia? Secondo il report, per i dipendenti il risparmio netto ammonta a circa 600 euro. Per le aziende si parla invece di 500 euro di risparmio ogni anno e per ogni postazione

Ci sono poi dei benefici ambientali, come la riduzione delle emissioni di Co2: circa 450 kg in meno annui a persona. Se a questo si associa la decisione di ridurre gli spazi della sede del 30%, il risparmio può aumentare fino a 2.500 euro l’anno a lavoratore

La combinazione con il lavoro agile porta con sé anche il ripensamento degli spazi di lavoro che motivino e diano un senso alla presenza in ufficio. Infatti, il 52% delle grandi imprese, il 30% delle Pmi e il 25% della Pa ha già effettuato degli interventi di modifica degli ambienti o lo sta facendo in questi mesi. In prospettiva futura queste iniziative sono previste o in fase di valutazione nel 26% delle grandi imprese, nel 21% delle Pa e nel 14% delle Pmi

Di recente il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo si è espresso sul tema: “È sbagliato partire dal presupposto che nella Pa il lavoro agile non possa funzionare. Serve una rivoluzione culturale organizzativa e la definizione, da parte di ciascuna amministrazione, di interventi finalizzati a rendere il lavoro agile pienamente efficace, senza pregiudicare i servizi erogati"

Si tratta, infatti, prosegue Zangrillo "di uno strumento di lavoro importante, potenzialmente capace di innovare il lavoro pubblico; occorre valutarlo e utilizzarlo, naturalmente cambiando i presupposti di lavoro. Si tratta di organizzarsi e di fare le cose seriamente". Nel 2022 i lavoratori agili nella Pubblica amministrazione sono 570mila e saliranno nel 2023 fino a 680.000

Il ministro del Lavoro Marina Calderoni ha invece fatto sapere che in merito alla proroga dello smart working è in corso “una interlocuzione tra i ministeri della Salute, del Lavoro e della Pubblica amministrazione”. Il lavoro agile emergenziale, ha aggiunto, “aveva una sua ragione d'essere per il contenimento della pandemia. Le condizioni ora sono diverse. Guardiamo a tutte le tutele che devono essere garantite ai lavoratori fragili”
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