Il governo non vuole rinnovare la detrazione al 110% per il miglioramento energetico degli edifici. I fondi a disposizione sono esauriti. Si ipotizza un ampliamento delle possibilità di cedere il diritto al rimborso, in modo da favorire le imprese edilizie in difficoltà
Non ci saranno altri soldi per il Superbonus. Questa l’intenzione di Palazzo Chigi, che con Mario Draghi non ha nascosto nei mesi scorsi la sua contrarietà all’incentivo che permette di recuperare, a spese dello Stato, il 110 per cento di quanto sborsato per ristrutturare le abitazioni purché si migliorino i consumi energetici.
L'incentivo costa oltre 33 miliardi
I quattrini stanziati sono, in pratica, già esauriti: per questa misura, introdotta nel 2020 dal secondo governo Conte, si stima che le coperture fino al 2036 ammontino a 33,3 miliardi, a fronte di rimborsi che al 31 maggio scorso ne valevano 33,7. Senza altri quattrini restano fermi i termini fissati: il Superbonus si può chiedere fino a dicembre per le villette e a giugno dell’anno prossimo per le case popolari.
Sbloccare la cessione dei crediti
Se l'Esecutivo ora ha chiuso la porta alle richieste dei partiti per la proroga, si apre invece uno spiraglio su un ampliamente del meccanismo della cessione dei crediti a imprese finora escluse. Per avere subito in tasca i soldi, di solito, il proprietario di casa dà il diritto al rimborso all’impresa edile che – a sua volta – lo gira alla banca. L’ipotesi è che questo trasferimento possa andare a un più ampio numero di aziende, in modo da sbloccare la situazione di stallo che sta mettendo in difficoltà i cantieri.
Cantieri in difficoltà
Problemi causati per lo più dai vincoli per la stretta contro le truffe (dovute però soprattutto all'agevolazione per le facciate) e dal fatto che le banche hanno iniziato a non accettare più i crediti del Superbonus per i limiti di legge esistenti. La Confederazione dell’artigianato parla di oltre 30mila imprese che, di conseguenza, non riescono ad avere la liquidità che si aspettavano. Il rischio è che ci sia una catena di fallimenti, con lo spettro che, se la ditta non ha completato i lavori, le spese di ristrutturazione ricadano direttamente sul proprietario di casa.