Il governo tedesco alza il livello di allarme sulle forniture di metano dalla Russia. Non ci sono al momento problemi nei rifornimenti, ma la tensione è aumentata perché Berlino, come gli altri paesi europei, rifiuta di pagare Mosca in rubli. Anche in Italia è in vigore un piano di pre-allerta
La locomotiva d’Europa si prepara al peggio e mette in piedi uno stato di allerta sul fronte energetico, nel caso in cui i flussi di gas dalla Russia si riducessero o si fermassero del tutto. Berlino non stringe la cinghia a imprese e famiglie ma non esclude che le conseguenze della guerra in Ucraina si deteriorino a tal punto da spingere Mosca a chiudere i rubinetti, un’ipotesi diventata più concreta dopo che l’Europa ha respinto la richiesta del Cremlino di essere pagato in rubli per il suo metano, anziché in dollari o euro come accade adesso nella maggior parte dei casi (GUERRA IN UCRAINA: LO SPECIALE DI SKY TG24 - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI IN TEMPO REALE).
La dipendenza di Berlino da Mosca
La Germania, il Paese europeo più dipendente dal gas russo (55% dell’import nel 2021, sceso al 40% nel primo trimestre di quest'anno), non si piegherà però a questa forma di ritorsione per le sanzioni che il Paese di Vladimir Putin sta subendo e annuncia il primo, di tre gradi, del suo piano d’emergenza. Al momento, ha assicurato il governo tedesco, non ci sono problemi di approvvigionamento ma viene costituito un comitato di crisi. In caso di vera carenza di gas, cioè al terzo stadio di allerta, scatterebbe il razionamento, che colpirebbe prima l’industria (che rappresenta circa un quarto dei consumi), poi i cittadini e solo per ultimi ospedali e istituzioni pubbliche.
La pre-allerta italiana
Anche l’Italia, un mese fa, ha dichiarato il pre-allarme, che comporta un costante monitoraggio delle forniture (il 38 per cento dei nostri consumi dipendono dalla Russia). Come in Germania, anche nel nostro caso il piano è livellato su tre gradi e nella fase in cui siamo una delle priorità è il riempimento dei depositi. Operazione che mostra qualche difficoltà, visto che le ultime aste sono andate quasi deserte a causa degli alti costi del gas che scoraggiano le società a fare acquisti in vista dell’inverno. Un segnale non certo positivo, che aumenta il rischio di misure più restrittive e per questo il nostro governo sta pensando a interventi per incentivare i rifornimenti oltre a cercare alternative alla Russia.