
Guerra in Ucraina, vola il prezzo del grano. Aumentano i costi di pane e pasta
L’invasione russa sta avendo numerose conseguenze economiche. Una di queste è l’aumento sui mercati del prezzo del grano e di riflesso di prodotti come pane e pasta. Ucraina e Russia sono infatti grandi produttori della materia prima. Secondo Coldiretti, con la guerra si blocca 1/3 del grano mondiale: l'Italia importa il 64% del proprio fabbisogno. Ecco tutti i dati

L’invasione russa dell’Ucraina sta avendo, tra le numerose conseguenze, l’aumento sui mercati mondo del prezzo del grano. In seguito alle sanzioni alla Russia, nella mattinata di lunedì 28 febbraio sono registrati nuovi balzi dei prezzi delle materie prime alimentari. Sia Ucraina che Russia sono infatti grandi produttori di grano, le cui quotazioni sui mercati internazionali sono salite del 9% solo oggi
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Il balzo dei prezzi sui mercati mondiali delle materie prime alimentari si registra nelle quotazioni del grano e della pasta. Quest'ultima - fanno notare da Assoutenti - che già a gennaio ha subito un rincaro del 12,5%, potrebbe arrivare a costare il 30% in più rispetto allo scorso anno. Il prezzo del pane, cresciuto del 3,7% lo scorso mese, potrebbe subire aumenti del 10%
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A far volare i prezzi del grano e degli altri prodotti agricoli è la sospensione a causa della guerra delle spedizioni commerciali dai porti sul mar Nero dell'Ucraina che insieme alla Russia rappresenta quasi 1/3 del commercio mondiale di grano (29%) ma anche il 19% delle forniture globali di mais per l'allevamento animale e ben l'80% delle esportazioni di olio di girasole, spiega Coldiretti
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Gli analisti tuttavia, anche tenendo conto del costo di energia e gas alle stelle e dell'inflazione che tende a stabilizzarsi sugli alti livelli di adesso, ritengono che l'aumento di due beni di consumo primari per gli italiani come pane e pasta possa gonfiarsi fino ad arrivare a un 50% in più. Il Cai (Consorzi Agrari d'Italia) lancia l'allarme indicando che le quotazioni di grano tenero sono "a livelli mai visti prima d'ora e le prime conseguenze potrebbero ricadere presto su consumatori e agricoltori”
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Federalimentari ritiene che il costo della pasta potrebbe superare il 10%, percentuale che si aggiunge all'aumento del 10% avvenuto a fine dello scorso anno. Coldiretti spiega che le quotazioni del grano sono balzate del 5,7% nella sola giornata del 24 febbraio, subito dopo l'attacco della Russia all'Ucraina, raggiungendo il valore massimo da 9 anni a 9.34 dollari a bushel
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Per Assopanificatori-Fiesa Confesercenti il prezzo del pane potrebbe aumentare del 10% a causa del conflitto, ma la stima di incremento, che va ad aggiungersi al 10-15% in più del 2020, è soggetto a diverse variabili, tra cui l'aumento dell'energia e del gas che impatta sul funzionamento di macchine e forni
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Sulla questione, Coldiretti ha segnalato che il prezzo del pane fresco in media è già aumentato a gennaio del 3,8% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Un chilo di grano tenero - dice l'organizzazione - in Italia è venduto a circa 32 centesimi, mentre un chilo di pane è acquistato dai cittadini ad un valore medio di 3,2 euro al chilo "con un rincaro quindi di dieci volte, tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano”
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Il Cai, in una rilevazione di qualche giorno fa, ha indicato che il grano tenero, utilizzato per la produzione di pane, farine e biscotti, viene quotato, a seconda del valore proteico, dai 4 agli 8 euro in più a tonnellata, attestandosi in media intorno ai 315-320 euro per tonnellata, fino ad arrivare a 381 euro a tonnellata (+2,5%)

Si tratta di "un'emergenza mondiale che riguarda direttamente l'Italia - sostiene Coldiretti - che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l'alimentazione del bestiame". "L'Ucraina - aggiunge inoltre l'organizzazione - è il nostro secondo fornitore di mais con una quota di poco superiore al 20% ma garantisce anche il 5% dell'import nazionale di grano"

L'Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori - sottolinea Coldiretti - molte industrie hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera

Secondo Coldiretti, citata dal Messaggero, “ci sono le scorte per due mesi, potrebbero esaurirsi entro Pasqua”. Vale la pena ricordare però - spiegano da Coldiretti - che l’incidenza del costo del grano sul prezzo del pane resta comunque marginale pari a circa il 10%