Aumentare l’estrazione di metano in Italia per raffreddare i costi dell’energia. E' questa una delle ipotesi allo studio del governo. Si ridurrebbero importazioni e costi. Una strada non facile da perseguire e che richiederebbe parecchi mesi per produrre effetti
Per frenare la cavalcata dei prezzi dell’energia si potrebbe tirare fuori dai pozzi italiani più gas. L’idea è sul tavolo del governo, che potrebbe decidere di pomparne di più dal nostro sottosuolo e dai nostri mari per risparmiare sulla bolletta. Un’operazione che però richiederebbe del tempo, rischia di sollevare proteste e va incontro a ostacoli burocratici (basti pensare al freno esistente sulle esplorazioni petrolifere).
Metano tricolore, ne estriamo poco
Come ha chiarito il ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani non si tratterebbe di piazzare nuove trivelle ma di sfruttare di più i giacimenti esistenti, per esempio in Adriatico o in Sicilia. In questo modo si potrebbero ridurre le forniture dall’estero e stringere accordi coi nostri produttori per venderlo a prezzi controllati (se c'è il benestare dell'Europa), riducendo anche alcune imposte come l’Iva. L’Italia, che col gas fa più di metà dell’elettricità, attualmente importa quasi tutto il metano di cui ha bisogno, principalmente da Russia e Algeria, con inevitabili contraccolpi in caso di tensioni internazionali. Pensando che sarebbe stato più conveniente rifornirsi sul mercato internazionale, da anni ne estraiamo sempre meno da sotto i nostri piedi: nel 2021 la quota tricolore è scesa del 18 per cento (3,34 miliardi di metri cubi) a fronte di una crescita totale dei consumi (76,1 miliardi).
L'opposizione degli ambientalisti
Spingendo di più le nostre trivelle, si stima che potremmo raddoppiare la produzione, raggiungendo il 10 per cento di autonomia, ma servirebbero un paio d’anni e più di un miliardo d’investimenti da parte delle compagnie petrolifere. Con più gas italiano nei tubi spenderemmo meno che comprarlo oltreconfine ma di questo non sono convinte le principali associazioni ambientaliste. Il prezzo, sostengono, non lo fa il Paese che lo estrae ma il mercato, inoltre si metterebbero a repentaglio le limitate riserve che abbiamo, a meno che non si cerchino nuovi giacimenti.