
La rete del gas in Italia: chi la gestisce e chi la controlla
Nelle città italiane il gas viene distribuito da quasi 200 operatori tramite un insieme di tubi che si estende per oltre 260mila chilometri. Sulla sicurezza giocano un ruolo fondamentale anche i Comuni, ma molti incidenti avvengono in ambito domestico

L’ipotesi che a provocare l’esplosione a Ravanusa, nell'Agrigentino, sia stata una fuga di metano ha riaperto il dibattito sulla sicurezza della rete della distribuzione del gas in Italia. A causa dell’esplosione sono morte sette persone, ma il bilancio è in aggiornamento
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Secondo l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera), il gas viene distribuito nei centri abitati italiani tramite una rete che si estende per oltre 265mila chilometri
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Dai 228 operatori che la gestivano nel 2013, si è scesi a 194 nel 2020 anche a causa di alcune operazioni di fusione. Il maggiore tra questi è Italgas, che distribuisce gas anche a Ravanusa e ha fatto sapere che nell’ultima settimana non erano arrivate segnalazioni di alcun tipo che lamentassero perdite di gas al Pronto Intervento. “La rete è stata ispezionata interamente nel 2020 e nel 2021”, ha aggiunto. Altri grossi operatori del mercato sono 2i, A2A ed Hera

A questi si aggiunge Snam Rete Gas, che gestisce quasi per intero la rete di trasporto del gas all’ingrosso. Quest’ultima si connette anche con l’estero e consta di 32.647 km secondo Arera
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Come ricorda Repubblica, non esiste un ente nazionale cui spetti redigere e aggiornare una mappa del rischio gas. “L’evidenza di eventuali pericoli nella posa delle tubature deve essere segnalata o contestata dai Comuni”, ha sottolineato al giornale Stefano Cagnoli, direttore generale del Comitato italiano gas (Cig), un ente che ha il compito di elaborare le norme tecniche nazionali nel settore dei gas combustibili
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Da un report del Cig si possono anche estrarre i numeri sugli incidenti legati alla rete del gas. Nel 2019, ultimo anno disponibile, ci sono stati 157 incidenti legati al gas canalizzato, 53 dei quali con esplosione /scoppio. In 16 casi, ci sono stati vittime

La maggior parte di questi 157 incidenti è avvenuta in ambito domestico. 11 casi sono invece legati alla rete di distribuzione. Più nel dettaglio, due erano legati alla parte interrata, cinque alla parte aerea e tre al cosiddetto gruppo di misura

Le cause degli incidenti sono varie. "Il 22% è attribuibile ad apparecchi non correttamente manutenuti e malfunzionanti, il 19% degli incidenti e il 4% degli infortunati ricadono invece nella evacuazione dei prodotti della combustione non idonea o mancante. L'installazione irregolare ha provocato il 12% degli incidenti, il 10% degli infortunati e il 39% dei deceduti"

E ancora: "La carenza di manutenzione ha provocato il 10% degli incidenti e il 9% degli infortunati. L'uso scorretto o errata manovra è stata la causa del 2,5% degli incidenti; a ciò si unisce la disattenzione, causa del 4,5% degli incidenti"

Nel rapporto, il Comitato scriveva che questi dati "confermano la necessità di attivare i controlli in campo degli impianti e sulla regolarità delle manutenzioni, e dell'informazione dell'utente. In primo luogo, sia sul funzionamento degli impianti sia degli apparecchi, specie le caldaie, con specifico obiettivo il fenomeno diffuso degli incidenti con intossicazione da monossido di carbonio, ancorché questo avvenga ancor più in numero importante per causa di utilizzo di altri apparecchi con combustibile diverso dal gas"

Il comandante dei vigili del fuoco di Agrigento, Giuseppe Merendino, ha detto che un’esplosione come quella avvenuta a Ravanusa “è un evento eccezionale”. Le cause sono ancora da chiarire ma, tra le altre cose, si ipotizza che potrebber aver contribuito un cedimento del terreno

La degradazione del suolo non è un aspetto irrilevante ai fini della sicurezza delle rete del gas. In una nota di Italgas, riportata da Repubblica, si legge infatti che “la progettazione deve tener conto di eventuali fenomeni di dissesti idrogeologici” e che “l’amministrazione può rigettare la richiesta o accoglierla con prescrizioni” se il territorio è fragile