Inquinare in Europa costa sempre di più, IEA: "Merito anche del successo di Glasgow"

Economia

Non solo gas e petrolio. Ad aumentare, anche il prezzo dei permessi a inquinare (i cosiddetti "Ets") che è arrivato ai massimi storici, toccando i 75 euro per tonnellata. Laura Cozzi, chief energy modeler per l'Agenzia internazionale dell'energia (IEA), spiega a Sky TG24 Business le ragioni di questo record. IL VIDEO

L'onda lunga della Cop26 non si arresta. Il mercato degli Ets, il sistema di scambio di quote di emissione dell'Unione europea (Ue), ha raggiunto il prezzo record di 75 euro a tonnellata di CO2. Si tratta del meccanismo che impone alle aziende più inquinanti di pagare per le emissioni che producono. "Questa crescita dei prezzi dell'Ets è dovuto al successo di Glasgow, c'è un'aspettativa degli investitori che il prezzo dell'anidride carbonica (Co2) continui ad aumentare perché c'è una credibilità delle misure di abbattimento delle emissioni. D'altro canto, non dimentichiamoci che ci troviamo ad affrontare dei prezzi del carbone altissimi: questi prezzi della CO2 stanno cercando di limitare l'uso del carbone per favorire quello del gas". Così Laura Cozzi, chief energy modeler per l'Agenzia internazionale dell'energia (IEA), a Sky TG24 Business.

Ets

Sebbene siano in molti a ritenere l'esito della conferenza deludente, l'esperta sottolinea che "a Glasgow, per la prima volta, i governi di tutto il mondo si sono prefissati dei target, con un outlook che vede da un lato uno scoppiamento tra crescita economica ed emissioni di CO2, che dovrebbero scendere, dall'altro un aumento della temperatura al di sotto dei 2 gradi". Come si traducono questi obiettivi nel breve periodo? "Significa che gli investimenti in energie rinnovabili, in efficienza energetica, in elettrificazione sono destinati a crescere in maniera molto forte".

Obiettivo Net zero

Affinché l'Ue raggiunga entro il 2050 l'ambizioso obiettivo del "net zero", ossia la riduzione delle emissioni indirette di carbonio dal fornitore al consumatore finale, le partite da giocare, secondo Cozzi, sono due: "Ce ne è una di breve, da qui al 2030, in cui possiamo spingere le tecnologie che già abbiamo, divise in tre grosse categorie: le rinnovabili (eolico e solare, per cui bisogna investire soprattutto nello stoccaggio), i veicoli elettrici e l'elettrificazione e l'efficienza energetica. Sono tutte tecnologie che abbiamo e che bisogna incentivare, facendo in modo che gli investimenti arrivino. Dopo il 2030, la partita è quella dell'innovazione, e qui entrano in gioco nuove tecnologie: l'idrogeno, molti parlano della cattura e dello stoccaggio della Co2, e alcuni di nuove forme di nucleare. È difficile dire oggi cosa vincerà, ma quello che accadrà nei prossimi dieci anni determinerà la seconda partita".

 

Nella puntata di Sky TG24 Business del 26 novembre 2021, spazio anche agli effetti della variante sudafricana sui mercati, con Giacomo Calef, NS Partners Country Manager, e al nuovo corso di cooperazione economica tra Francia e Italia con il Trattato del Quirinale, insieme a Jean Pierre Darnis, docente presso la Luiss e l'Università di Nizza.

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