Questa la stima del governo per la nuova forma di anticipo che sostituirà Quota 100 con la prossima manovra. Il meccanismo varrà solo nel 2022. Per il futuro molte ipotesi e un acceso dibattito fra i partiti e coi sindacati
Ancora un mese e mezzo, e poi addio Quota 100. Da gennaio serviranno 64 anni di età e 38 di contributi (Quota 102) per strappare in anticipo il traguardo della pensione. Non ci sarà più, quindi, la possibilità di lasciare il lavoro a 62 anni ma si evita di dover attendere i 67, come stabilito dalla legge Fornero, che rappresenta, ancora, la norma. Il nuovo meccanismo messo a punto dal governo riguarderà nel 2022, secondo le sue stime, 16.800 persone (destinate ad aumentare a 23.500 nel 2023 per poi ridiscendere nel 2024 a circa 15 mila), per una spesa complessiva di 1,7 miliardi. Questa finestra si potrà utilizzare solo l'anno prossimo, per questo già si guarda al futuro, col pressing dei partiti e dei sindacati: quasi tutti d’accordo che bisogna cambiare. Ma non c’è una linea comune e, soprattutto, Palazzo Chigi, ma anche l’Europa, ci dicono che tornare indietro, abbassare troppo l’asticella, alla lunga costa tanto, forse troppo.
I sindacati
Cgil, Cisl e Uil, che hanno agitato lo spettro dello sciopero all’annuncio della nuova formula d’anticipo, incontreranno Mario Draghi il 16 novembre. Dicono che i 600 milioni stanziati con la manovra per l’anno prossimo sono pochi e chiedono l’uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica. La spesa pubblica, secondo l’Inps, però in questo caso sarebbe molto alta, con un picco di oltre 9 miliardi nel 2030.
Opzione Donna
Il governo potrebbe accettare l'idea di una maggiore flessibilità, per esempio al raggiungimento dell’età di 62 anni ma con calcolo dell’assegno per tutti interamente contributivo, cioè in base ai versamenti previdenziali. Un’ipotesi del genere comporterebbe un robusto taglio (di circa il 20 per cento) di quanto arriverebbe in tasca se si rimanesse più a lungo al lavoro. Una consistente sforbiciata già pesa su Opzione Donna, l’anticipo per le lavoratrici che viene prorogato senza cambiamenti: soglie a 58 anni (59 anni per le autonome) e 35 di contributi. Ma i sindacati chiedono rassicurazioni concrete anche sul promesso allargamento dell’Ape Sociale, che consente l’uscita a 63 anni per chi svolge attività gravose.