Concessioni spiagge, revisioni in vista per i canoni

Economia

Simone Spina

Protestano i gestori degli stabilimenti balneari dopo che il Consiglio di Stato ha bocciato la proroga delle licenze marittime. Dal 2024 si dovranno riaprire le gare per i permessi, così come ci dice l'Europa da oltre dieci anni

Costa Smeralda, Sardegna. In uno dei mari più invidiati al mondo può capitare di pagare lettino e ombrellone anche diverse centinaia di euro al giorno. E chi li affitta, per esempio un grande hotel di lusso, per avere il permesso di sfruttare un bene che è di tutti, cioè la spiaggia, versa allo Stato, in un intero anno, una cifra di poco più alta.

I mancati incassi per lo Stato

E’ un caso limite, ma non l’unico. Spesso i canoni pagati per avere uno stabilimento balneare sono molto bassi, col risultato che l’Erario prende poco se confrontato con quanto entra nel portafoglio di chi gestisce queste attività: 103 milioni di euro a fronte di un giro di affari del settore di circa 15 miliardi, un’evidente sproporzione.

Il cambio strategia di Draghi

Non si tratta delle uniche spese a carico di chi manda avanti imprese di questo tipo e questi sono numeri un po’ datati, tanto che il governo vuole avviare quella che Mario Draghi ha chiamato “mappatura” per capire chi sfrutta queste e altre concessioni. Una mossa, quella del premier, che diventa ancora più urgente dopo che il Consiglio di Stato ha vietato la proroga delle licenze balneari a partire dal 2024. Il meccanismo di rinnovo automatico – scrivono i giudici amministrativi – è contrario alle regole europee, di conseguenza viene bocciato quanto stabilito nel 2018 dal primo governo Conte, che aveva prolungato al 2034 i permessi per le spiagge.

Le richieste europee

In realtà è dal 2006 che Bruxelles (con la direttiva Bolkestein) ha stabilito che le concessioni pubbliche devono essere messe all’asta al miglior offerente, in modo da evitare monopoli e rendite ingiustificate che si trascinano da anni. Roma però non si è mai adeguata, tanto che quando Palazzo Chigi, nei giorni scorsi, ha presentato la riforma della concorrenza, l’Europa ha subito ricordato che per quanto riguarda gli stabilimenti balneari (ma anche il commercio ambulante) non stiamo rispettando la legge.  

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