Bruxelles avverte: l’Italia deve adeguarsi alle regole comunitarie sulle concessioni balneari. Il governo ha approvato il disegno di legge che ha l’obiettivo di liberalizzare molti settori economici ma sui permessi per gli stabilimenti e le licenze per gli ambulanti si è preso tempo: mappatura per capire la situazione e, per ora, niente gare
Stimolare la concorrenza può voler dire mettere a repentaglio rendite a volte ingiustificate o non più al passo coi tempi. Anche per questo cambiare le regole in questa materia crea tensioni fra i partiti e alla fine alcuni capitoli previsti nella riforma della concorrenza sono stati rinviati.
E’ il caso delle licenze per gli ambulanti e le concessioni per le spiagge. Il governo si è preso l’impegno di stilare nel giro di qualche mese una mappatura di questi e altri permessi (come acque minerali e terminali), per capire chi ce li ha in mano, da quanto tempo e quanti soldi arrivano allo Stato. Spesso i canoni sono bassissimi, con casi eclatanti: ci sono gestori di stabilimenti balneari che in un anno versano all’Erario meno di quanto incassano in un giorno per affittare due lettini e un ombrellone.
Per il momento, quindi, questi settori non saranno aperti alla concorrenza. E dalla Commissione Europea è arrivato un richiamo, affinché il nostro Paese si ricordi che deve adeguarsi alle normative comunitarie e, di conseguenza, preparare le gare per dare in concessione i litorali.
In altri settori, la riforma promette di marciare a un ritmo più rapido. Il provvedimento, varato nell’ambito del Recovery Fund (si tratta, quindi, di un impegno preso con l’Europa), ha non solo l’obiettivo di dare una spinta alla crescita economica, ma anche quello di aumentare la qualità, i prezzi e l’efficienza di molte cose che facciamo ogni giorno.
Per esempio: sarà più semplice trovare in farmacia un medicinale equivalente (cioè meno costoso di uno di marca) o ottenere dalla nostra assicurazione l’indennizzo quando ci tamponano l’auto (viene infatti esteso il risarcimento diretto).
I Comuni sono poi incentivati a ricorrere al mercato per i loro servizi (come per i trasporti locali): in pratica c’è una spinta a non affidarli in automatico, come ora, alle società del Comune stesso. Si punta, dunque, a coinvolgere di più i privati, con le gare pubbliche.
Questa, in fondo, è la chiave di lettura di questo disegno di legge (che in quanto tale andrà attuato con una serie di norme specifiche). Le aperture riguarderanno diversi ambiti, fra cui la distribuzione del gas, la gestione dei porti e quella dei rifiuti, l’installazione delle colonnine elettriche per le macchine e ci saranno meno vincoli per realtà come quelle di Uber, che già fanno protestare i tassisti.