
Lavoro e disparità di genere: le cause della differenza di retribuzione tra uomini e donne
Stipendi inferiori, percentuali più basse di occupazione, anche a parità di titolo di studio e di posizione. Lo squilibrio nel mondo del lavoro tra uomini e donne ha diverse ragioni. Dai percorsi di laurea alle politiche di welfare per la famiglia: ecco quali

Stipendi inferiori, percentuali più basse di occupazione, anche a parità di titolo di studio e di posizione. La disparità di genere nel mondo del lavoro tra uomini e donne ha diverse ragioni. Dai percorsi di laurea alle politiche di welfare per la famiglia: ecco quali
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Secondo i dati raccolti dall'Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell'Università Cattolica, diretto dall'economista Carlo Cottarelli, lo scarto nello stipendio netto mensile a cinque anni dal conseguimento della Laurea Magistrale è di oltre 500 euro tra uomini e donne: 1.969 contro 1.403 euro
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Uno dei motivi potrebbe essere quello della scelta del percorso di studi. Nel 2020, tra i laureati in materie STEM (fisica e matematica, scienze, tecnologie informatiche), gli uomini sono il 36,8% del totale, mentre la percentuale di donne si ferma a una su sei, circa il 17% (dati Istat). I salari sono più alti per chi lavora in ambito scientifico che in altri campi, come quello umanistico, dove sale la percentuale di donne che lo scelgono come indirizzo formativo
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Tuttavia, la minor percentuale di donne formate in campo scientifico non basta a spiegare le differenze salariali tra i generi. Anche a parità di mansioni, secondo il Gender Gap Report 2021 di JobPricing, lo stipendio lordo annuo delle donne è inferiore dell'11,5% rispetto a quello degli uomini
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Il paradosso è che la discrepanza tra retribuzioni cresce con l'aumentare del livello di istruzione raggiunto. Il gap salariale è del 5,4% tra i diplomati delle scuole professionali, sale al 10,4% tra i non laureati e al 30,4% tra i laureati, per raggiungere il 46,7% tra chi ha conseguito un Master di secondo livello
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C'è poi il discorso del sistema di welfare. Nel 2019, secondo dati Istat, i posti disponibili negli asili nido coprivano solo il 25,5% del totale dei bambini sotto i tre anni in Italia. Cifre che portano a chiedersi se la più bassa occupazione delle donne non sia ancora dovuta a dover scegliere se lavorare o occuparsi della famiglia

Una risposta affermativa sembra essere suggerita dal confronto tra la percentuale di uomini e donne che lavorano in part-time: 7,9% contro 31,8%

Così anche i numeri sulle dimissioni volontarie dei genitori di bambini dai 0 ai tre anni fornite dall'Ispettorato nazionale del lavoro. Su oltre 42mila licenziati, il 77,2% sono donne

Se si risolvesse il problema del gap salariale di genere, tutta Italia ne gioverebbe. Si stima che la parità di retribuzione e di tasso di occupazione tra uomini e donne genererebbe una crescita del Pil pari a 110 miliardi in più all'anno

Il problema non è nuovo e gli appelli per risolverlo sono ormai all'ordine del giorno. Tuttavia, il Gender Gap Report del World Economic Forum disegna un quadro preoccupante: per colmare il divario a livello globale nella partecipazione economica delle donne ci vorranno ancora 267 anni

Un percorso lungo e che ha proceduto a rilento, se si pensa che già nel 1791, durante la Rivoluzione francese, l'attivista e drammaturga Olympe de Gouges si appellò per la parità tra uomini e donne nei diritti sociali, economici e politici, stilando la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina