Bollette, Cingolani: si lavora per intervento strutturale

Economia

Simone Spina

Il ministro della Transizione Ecologica: ci saranno misure durature contro gli aumenti di luce e gas. Stangata in arrivo da ottobre, nonostante i 3,5 miliardi per alleggerire i rincari.

Che ripercussioni avrà il caro-bollette? Oltre al salasso per elettricità e metano che ci attende, e che potrebbe pesare per oltre 300 euro l’anno per una famiglia-media italiana, ci saranno altre conseguenze sulle nostre tasche? Molto dipende da quanto durerà la corsa dei prezzi di gas e petrolio (trascinati dalla ripresa economica), che, probabilmente, continuerà nei prossimi mesi.

Dipende anche da cosa farà il governo, ma anche l’Europa (i rincari riguardano tutto il Continente), per cercare di contenere l’impennata di luce e gas che, dal primo ottobre, in Italia aumenteranno del 29,8 e del 14,4 per cento.

Uno degli effetti più temuti del balzo del costo dell’energia è già visibile: l’inflazione è in risalita. Palazzo Chigi sta lavorando a un intervento strutturale, cioè duraturo, che dovrebbe cambiare faccia alla bolletta. Lo conferma il ministro della Transizione Ecologia Roberto Cingolani e nel mirino dovrebbero esserci le voci che in fattura non sono legate direttamente ai consumi.

Oltre alle tasse, nel conto della luce c’è – per esempio – la gestione del contatore, gli incentivi per le rinnovabili, lo smantellamento delle centrali nucleari. L’idea, quindi, è di mettere le mani su questi balzelli anziché intervenire all’occorrenza, come fatto finora (1,2 miliardi a luglio), per alleggerire la fattura.

Ma se quei soldi non entrano dalle bollette, lo Stato deve trovarli da un’altra parte. Degli ultimi 3,5 miliardi stanziati per smorzare la fiammata delle tariffe a ottobre, circa la metà arrivano dagli aiuti contro la pandemia rimasti inutilizzati. Poi c’è il taglio dell’Iva per il gas, altre voci minori e 700 milioni provenienti dai permessi che le imprese (e le società che generano energia) pagano per poter continuare a utilizzare combustibili inquinanti. 

Questo meccanismo dei permessi a inquinare, pensato per proteggere l’ambiente, ha quindi due effetti contrapposti. Da un lato contribuisce ad alzare il costo dell’energia (la stima è che per ogni 10 euro di aumento, due derivino dal prezzo sempre più alto di questi costi). Dall’altro fa entrare nelle casse dello Stato soldi utili ad abbassare le bollette.

Dalle cosiddette “aste verdi”, nei primi otto mesi di quest’anno lo Stato ha ricavato 1,6 miliardi, più che nell’intero 2020 (quasi 1,3 miliardi). Una cifra in crescita, dunque, e che in futuro potrebbe essere usata in maniera più consistente per ridurre i costi per luce e gas.

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