Alitalia, Ue: nessuna decisione su prestito

Economia

Simone Spina

Bruxelles non conferma le indiscrezioni secondo le quali il salvataggio nel 2017 della compagnia aerea da parte dello Stato italiano avvenne violando le regole sulla concorrenza. Un’eventualità che complicherebbe il decollo di Ita, la società nata dalle ceneri di Alitalia

Ancora nessun verdetto su Alitalia. Bruxelles non ha ancora deciso se i 900 milioni di euro che Roma ha dato in due tranche ad Alitalia nel 2017 per permetterle di continuare a volare siano da sanzionare o meno. Che si attenda il giudizio l’ha detto una portavoce della Commissione europea, che non ha smentito (né confermato) che quel prestito venga bollato – così come vogliono le indiscrezioni – un aiuto di Stato illegale perché viola le regole comunitarie della concorrenza.

Se così fosse, quei soldi pubblici – gli ennesimi elargiti alla compagnia e non restituiti – avrebbero dato al vettore un vantaggio illegittimo rispetto alle compagnie rivali. Denari che dovrebbero essere recuperati dallo Stato con gli interessi.

Ma Alitalia ha le casse vuote e questa circostanza potrebbe aprire la strada al fallimento, complicando l’operazione Ita, Italia Trasporto Aereo, la nuova società, interamente controllata dal governo, che ha il compito di prendere il testimone dell’ex compagnia di bandiera.

Una partenza, quella della nuova aviolinea tricolore, che deve avvenire in piena discontinuità col passato, debiti inclusi. Questo vuol dire che Ita, che ha a disposizione fino a 3 miliardi di euro pubblici, deve essere molto più snella, a partire dalla flotta (52 aerei) e dal personale (circa 2.800 addetti), ridotto a circa un quarto rispetto alla vecchia Alitalia.

Proprio sul futuro di piloti, hostess e degli altri impiegati la situazione è incandescente. La trattativa fra società e sindacati sugli esuberi e sulle regole del nuovo contratto di lavoro (gli stipendi sarebbero ridotti fra il 30 e il 50%) è in salita, a poco più di un mese dal previsto decollo.

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