Una corte federale americana ha respinto le accuse del governo Usa contro Facebook per il presunto mancato rispetto delle norme di concorrenza. Lo Skywall
Facebook, per ora, è salva. Un tribunale federale ha rigettato l’accusa dell’agenzia per la concorrenza (Ftc) e di 48 stati americani sulle presunte pratiche anti-concorrenziali adottate negli ultimi anni dal colosso di Mark Zuckerberg. Subito dopo l'annuncio le azioni dell’azienda sono salite del 4 per cento, per poi chiudere al +3 e mezzo per cento. A dimostrazione della serietà dell'accusa per gli investitori.
L’autorità americana per la concorrenza aveva denunciato Facebook nel dicembre scorso, per aver strategicamente eliminato ogni minaccia al proprio monopolio, anche attraverso le acquisizioni del 2012 e 2014 di Instagram e WhatsApp, per un valore totale di 20 miliardi di dollari. La corte federale ha però deciso che l’accusa non è riuscita a dimostrare l’esistenza di un monopolio di Facebook nel mercato americano dei social network, benché non sia d'accordo con l'intera linea difensiva dell'azienda di Menlo Park. Non si tratta però di un’assoluzione definitiva: l’antitrust americano ha ora la possibilità di meglio definire le proprie accuse.
La sfida globale
Anche perché la sfida alle Big Tech non si ferma certo qua: il governo americano ha già denunciato tra la fine del 2020 e i primi mesi di quest'anno anche Amazon e Google e tra poco potrebbe toccare ad Apple. L’Unione Europea da parte sua ha lanciato recentemente una nuova offensiva, mettendo sotto indagine tutti i Big Tech americani (Google, Facebook, Amazon, Apple). E pure la Cina vuole tenere sotto controllo i propri colossi, a partire da Alibaba multata nei mesi scorsi per quasi 3 miliardi di dollari.
Armi spuntate
Ma secondo molti esperti - tra cui per esempio Tommaso Valletti (Imperial College ed ex capo economista della Dg Competition alla Commissione Europea) ospite a Sky TG24 Business - i vecchi mezzi legali dell'antitrust, pensati per un mondo di prodotti fisici e non degli odierni servizi online, non sono più adatti.
Per questo la commissione giustizia del Congresso americano ha approvato alcune proposte bipartisan che fanno tremare i giganti (i cui top manager stanno infatti facendo pressioni): se approvate, Amazon, Apple, Google e Facebook dovranno scegliere se offrire servizi agli utenti o gestire le piattaforme su cui ora questi servizi vengono erogati. Per esempio: Amazon non potrebbe sia gestire il suo immenso negozio online che vendervi i propri prodotti. Come anche Apple non potrebbe più contemporaneamente gestire l'App Store e vendere suoi servizi nello stesso negozio di app. Il rischio di sfavorire i concorrenti, come è accusata di fare da Spotify ed Epic Games, è altrimenti troppo alto. Inoltre ricadrà sulle aziende l'onere della prova di dimostrare l'assenza di effetti negativi eccessivi in caso di future acquisizioni di aziende più piccole, liberando dall'onere le autorità regolatorie che spesso non hanno avuto le informazioni (in passato anche la volontà politica) per stoppare lo shopping delle Big Tech. E ancora, in caso di approvazione, dovrebbe essere garantita l'interoperabilità dei dati e la possibilità per tutti i concorrenti di utilizzare le informazioni oggi in mano solo ai proprietari delle piattaforme.
Clicca qui per vedere la puntata di Sky TG24 Business in cui è stato ospite Tommaso Valletti, e anche Gian Marco Salcioli (Assiom Forex).