Tari a rischio aumento nel 2021 . Ecco perché la tassa sui rifiuti potrebbe costare di più
Il Decreto sull’economia circolare interviene sui poteri e le competenze comunali riguardanti i rifiuti speciali. Con costi per il servizio di nettezza urbana che dovrebbero restare sostanzialmente invariati per i Comuni, le mancate entrate che deriveranno da tali interventi normativi dovranno quindi essere coperte dalle utenze domestiche. LA FOTOGALLERY
Nel 2021 la Tari, la tassa sui rifiuti per le utenze domestiche, rischia di aumentare
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I rincari potrebbero essere decisamente marcati e influire in parte sui budget delle famiglie
Questo perché il decreto legislativo sull’economia circolare (Dlgs. 116/2020) cancella la possibilità per i Comuni di assimilare ai rifiuti urbani i rifiuti speciali delle imprese
A seguito di questa indicazione normativa viene così a ridursi il numero dei soggetti chiamati a pagare l'imposta
Questa sitiuazione, a fronte di costi complessivi del servizio che non dovrebbero variare di molto, porterà le mancate entrate per le casse comunali a essere "scaricate" sulle famiglie
Tali mutamenti passano attraverso la modifica dell’articolo 198 del Dlgs. 152/2006, che definisce le competenze dei Comuni nella materia dei rifiuti
Il primo comma prevedeva la gestione pubblica dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati
Il Dlgs. 116/2020 elimina il riferimento ai rifiuti assimilati, la cui gestione è ora liberalizzata
La novità del decreto si lega alla nuova definizione di rifiuto urbano, in cui rientrano sia i rifiuti indifferenziati che da raccolta differenziata
Dai rifiuti che rientrano in questa nuova definizione sono state escluse le attività industriali con capannoni di produzione, poiché non producono i rifiuti urbani così individuati
Tra le altre categorie di utenti dovrà quindi essere distribuita la copertura del costo delle tariffe
Peraltro per tali tariffe era già previsto un aumento per il 2021
C'è poi un'ulteriore specificazione riguardante le utenze non domestiche che producono rifiuti urbani, quindi con l'esclusione delle industrie, che possono conferirli al di fuori del servizio pubblico
C'è però un vincolo a tale possibile scelta, che deve essere fatta per almeno cinque anni
E in caso di mancato utilizzo del servizio pubblico, queste realtà sono escluse dal pagamento della componente tariffaria calcolata in proporzione alla quantità dei rifiuti conferiti