L’indagine dell’associazione su un campione di commercianti al dettaglio, bar e ristoranti. "Il 27% ha deciso di rimanere chiuso, incerto l’11%. Ma l’82% è comunque preoccupato per il futuro. Servono aiuti economici diretti e linee guida applicabili"
Non tutte le imprese hanno intenzione di riaprire lunedì 18 maggio nella Fase 2 dopo il lockdown per l’emergenza Coronavirus. Alzeranno le saracinesche 6 attività commerciali su 10 tra negozi, bar e ristoranti. Coloro che non torneranno al lavoro nutrono dubbi: temono di andare in perdita, sono perplessi sulle regole di sicurezza e c’è anche chi ha paura del contagio. Il quadro emerge da un sondaggio condotto da Swg per Confesercenti su un campione di imprenditori del commercio al dettaglio e della somministrazione (CORONAVIRUS, AGGIORNAMENTI LIVE - LO SPECIALE - I DATI SUL CONTAGIO IN ITALIA).
Confesercenti: riaprirà il 62% delle imprese
Gli imprenditori intenzionati ad aprire il 18 maggio sono il 62%, contro un 27% che ha invece già deciso di rimanere chiuso. Ancora incerto l'11%, che deciderà il da farsi durante il fine settimana. Tra chi rimarrà sicuramente chiuso, il 68% indica come motivazione la mancata convenienza dell’apertura (DECRETO RILANCIO, LO SPECIALE).
I timori legati alla sicurezza
C’è anche un 13% che comunque continua ad avere timori legati alla sicurezza, anche per la lunga incertezza sulla normativa relativa. Un caso emblematico è quello dei mercati: ogni comune sta provvedendo al proprio protocollo, spesso contrastante con gli altri, gettando nell'incertezza gli imprenditori. La poca chiarezza incide anche per il 13% di operatori che non ha ancora adeguato il locale e/o l'organizzazione del lavoro alle nuove disposizioni. Un compito aggravato dagli oneri dell'adeguamento, tra sanificazione e Dpi per i lavoratori e i clienti: 8 negozi e pubblici esercizi su 10 certificano di non essere riusciti a procurarsi le mascherine a prezzo calmierato (INAIL: CONTAGIO SUL LAVORO NON È RESPONSABILITÀ DEL DATORE).
approfondimento
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Il futuro incerto
Cresce, in generale, la paura di non riuscire a superare la fase difficile: il 36% degli imprenditori teme di chiudere l'attività, ed un ulteriore 41% ritiene di essere a rischio in caso di inattesi prolungamenti dell’emergenza. Entrambi i dati sono in crescita, rispettivamente del 4 e del 6%, in confronto alla rilevazione precedente, condotta lo scorso 14 aprile. Quasi tutti (l'82%) sono comunque preoccupati per il futuro (FASE 2, LE REGOLE PER RISTORANTI E BAR).
Confesercenti: “Servono aiuti economici diretti”
”Per le imprese la riapertura è una corsa ad ostacoli e contro il tempo. L'accordo di questa notte tra Conferenza Stato-Regioni e Governo apre uno spiraglio importante, forse decisivo per uscire dall'incertezza che ha caratterizzato il tema delle riaperture fino ad oggi - scrive Confesercenti -. Più di tutto è pesata la previsione di essere costretti a lavorare in condizioni antieconomiche. Gli imprenditori temono l'impatto della rigidità delle linee guida sulle attività, e di rimanere schiacciati tra l'aumento dei costi di gestione e il prevedibile calo dei ricavi. Sono preoccupati, inoltre, anche dal tema delle responsabilità legali. Servono linee guida applicabili e aiuti economici diretti alle imprese" (DL RILANCIO, LE MISURE ANNUNCIATE DA CONTE).