L’azienda ha comunicato di aver pagato i fornitori che da giorni presidiano le portinerie e chiedono il ristoro dei crediti, che ammontano complessivamente a 60 milioni di euro. Patuanelli: “Non è grazie a scudo che Mittal resta in Italia, via ipotesi 5mila esuberi”
I lavoratori delle imprese dell'indotto minacciavano di bloccare, da giovedì, tutto lo stabilimento siderurgico, ma in serata è arrivata una schiarita. ArcelorMittal, secondo fonti sindacali, ha comunicato di aver pagato tutti i fornitori che da giorni presidiano le portinerie e chiedono il ristoro dei crediti, che ammontano complessivamente a 60 milioni di euro. I 163 fornitori degli autotrasportatori, invece, hanno ricevuto un acconto del 70% tra pregresso e in corso. Intanto, mentre il governo studia un piano B per l'ex Ilva, il ministro Patuanelli chiude ad ogni ipotesi di esuberi e chiede ad ArcelorMittal di rispettare gli impegni: "Se (ArcelorMittal, ndr) vogliono tornare al tavolo devono fare la prima mossa e si scordi i 5000 esuberi strutturali”, sottolinea parlando a Class Cnbc. "Venerdì a Mittal diremo una cosa molto semplice: in Italia le regole si rispettano", rilancia il premier Conte. (LE TAPPE DEL CASO ILVA - I NUMERI DELLA CRISI - I POSSIBILI SCENARI - L'IPOTESI DELL'INTERVENTO DELLO STATO)
Patuanelli: "Non è grazie a scudo che Mittal resta in Italia"
"Se si tratta di introdurre elementi di chiarezza applicativa di alcune norme che traggono origine dall'articolo 51 del codice penale (quello sulla non puniblità, ndr) e che valgono per una serie di condizioni credo che un ragionamento lo si possa fare, ma certamente prima dovrà essere fatto dalle forze politiche al loro interno e in particolare dal M5s”, commenta Patuanelli aggiungendo però "non si può partire da qua", perché "non è con lo scudo (COS'È) che risolvo il problema, non è così che faccio restare Mittal”.
Zingaretti in visita a Taranto
Mercoledì è stato in visita a Taranto il segretario nazionale del Pd, Nicola Zingaretti, per una serie di incontri con gli enti locali e le parti sociali. “È importante - ha affermato - far tornare la Mittal al tavolo, è importante pensare a soluzioni che comunque tengano insieme la produzione e la salute, l'ambiente. Ed è necessario che non ci sia solo il tema Ilva ma un impegno sulla rinascita di Taranto". Ha poi aggiunto che il governo "sta preparando una proposta. Io sono segretario di un partito politico che vuole aiutare e contribuire alla costruzione di questa proposta. Sarebbe addirittura scorretto che entri nel merito mentre c'è una trattativa in corso”.
Ispezione dei commissari: riserve al minimo
Intanto proseguono le inchieste delle procure di Milano e Taranto. Nella mattinata di mercoledì i commissari dell'Ilva in amministrazione straordinaria hanno compiuto una ispezione nello stabilimento siderurgico, accertando - a quanto si è appreso - la presenza di "riserve al minimo" nei magazzini che possono consentire alla fabbrica di andare avanti per "un raggio di azione molto ridotto". L'ispezione è avvenuta all'indomani delle perquisizioni e dei sequestri compiuti dalla Guardia di finanza nell'ambito dell'inchiesta avviata su denuncia degli stessi commissari. Indagine che mira ad appurare se sia in corso o meno un "depauperamento" del ramo d'azienda che la multinazionale franco-indiana vuole retrocedere e come mai nel giro di un anno il "buco" nei conti di ArcelorMittal sia più che raddoppiato rispetto a quello dell'ex Ilva.
Le prossime mosse
Nel vertice in programma venerdì tra il premier Giuseppe Conte e Lakshmi Mittal e Aditya Mittal, padre e figlio, ceo e cfo di Arcelor Mittal, il governo porterà una precondizione per aprire un confronto sull'ex Ilva: 5000 esuberi è una cifra inaccettabile. Il premier, che avrà al suo fianco i ministri Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli, vuole scongiurare l'addio di Mittal perché persuaso che l'azienda debba rispettare il contratto firmato solo un anno fa. Rispetto a qualche giorno fa in maggioranza si è diffuso un "moderato ottimismo", spiegano fonti Dem, sulla possibilità di aprire davvero un tavolo. Dalla sua, il governo ora ha l'azione delle procure. Che consente a Conte di chiedere ai Mittal se siano davvero convinti di poter cancellare senza penali il contratto, se abbiano messo in conto di quanto potrebbero finire per pagare. Se il confronto si aprirà, il governo è pronto a mettere sul tavolo diversi strumenti: da una quota di ammortizzatori sociali fino a un massimo di tremila esuberi, a sconti sugli affitti e sulle bonifiche, fino all'ingresso di Cdp nella società titolare degli impianti. Al tavolo, aggiungono fonti che seguono il dossier, Conte va forte anche delle varie soluzioni alternative che il governo ha vagliato (e continua a vagliare), a partire dalla nazionalizzazione "ponte" nell'attesa che si formi una nuova cordata. Intanto, giovedì in Cdm si inizierà a discutere il "cantiere Taranto", quell'insieme di misure per la città che aiuteranno anche a dare lavoro ai dipendenti dell'ex Ilva che già sono in cassa integrazione. In questo progetto, che dovrebbe portare a un provvedimento unico, dovrebbero essere coinvolte anche le società partecipate da Cdp, come Terna e Fincantieri.