Presentato l'aggiornamento del World economic outlook a margine del Forum. La situazione finanziaria del Paese è ritenuta uno dei maggiori rischi globali, insieme alla Brexit. Tria: Italia non è un rischio. Salvini: è Fmi a essere minaccia. Di Maio: non lo accettiamo
Il fondo monetario internazionale taglia allo 0,6%, dall'1% di ottobre, la previsione di crescita per l'Italia nel 2019, mantenendola allo 0,9% per l'anno successivo. È quanto si legge nell'aggiornamento del World Economic Outlook presentato a margine del Forum economico mondiale di Davos (22-25 gennaio). Per quanto riguarda il Pil italiano "i rischi verso il basso sono superiori rispetto a quelli verso l'alto ed effettivamente lo 0,6% che abbiamo in realtà è la 'moda', come si dice in statistica, di una distribuzione di probabilità asimmetrica verso il basso - ha spiegato il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco - la mediana più bassa". Le stime sulla crescita mondiale nel 2018 sono state invece confermate a +3,7%, mentre quelle sui due anni successivi vengono ridimensionate: nel 2019 a 3,5% (da 3,7%) e nel 2020 a 3,6% (da 3,7%).
L'Italia fra i maggiori rischi globali
Nel documento si sottolinea anche come l’Italia insieme alla Germania sia uno dei fattori la cui frenata a fine 2018 ha fatto rivedere in peggio le stime di crescita per l'Eurozona e comportato un calo dell'euro del 2%, fra ottobre e gennaio. La situazione finanziaria dell'Italia, insieme a Brexit, è inoltre al primo punto fra i principali fattori di rischio globali indicati dal Fmi. "In Europa continua la suspence su Brexit, e il costoso intreccio fra rischi sovrani e rischi finanziari in Italia rimane una minaccia", ha detto il direttore della Ricerca del Fmi Gita Gopinath.
Tria: per voler accumulare mezzi per reagire alla crisi si crea la crisi
"Non credo che l'Italia sia un rischio né per l'Ue né globale", ha replicato il ministro dell'economia Giovanni Tria al termine dell'Eurogruppo, in realtà il rischio viene dalle "politiche consigliate dal Fmi". Al Fmi e Commissione, secondo il titolare del Mef, prevale l'idea che "bisogna accumulare buffer fiscali per essere pronti e avere lo spazio per reagire in caso di crisi, ma con questa tesi non si vede che per voler accumulare mezzi per reagire alla crisi si crea la crisi".
La replica di Salvini e Di Maio
In giornata arriva anche il commento del vicepremier leghista Matteo Salvini: "Italia minaccia e rischio per l'economia globale? Piuttosto è il Fmi che è una minaccia per l'economia mondiale, una storia di ricette economiche coronata da previsioni errate, pochi successi e molti disastri". L'altro vicepremier, Luigi Di Maio, poi rincara: "Al Fmi ha già risposto il presidente della Commissione europea che ha detto che hanno sbagliato a fidarsi dell'Fmi sulla Grecia con l'austerità. Stiamo creando un nuovo stato sociale: non arretriamo, di fronte a chi addirittura definisce l'Italia una delle cause della recessione economica. Non lo possiamo accettare". "Se pensano che con qualche dato possano scoraggiarci - aggiunge - si sbagliano: indietro non si torna. Sono anni che si praticano politiche di austerity che hanno ridotto gli italiani in condizioni di povertà maggiore rispetto a periodi precedenti". "Io non guardo le previsioni ma i dati", conclude Di Maio, sottolineando che "già sul 2018 c'erano sette previsioni diverse dei diversi istituti".
Visco: sono previsioni ma danno una chiara indicazione di tendenza
Secondo Visco, "tutte le previsioni che noi abbiamo visto riflettono questo rallentamento nell'economia globale" ed "è indubbio che se si va a vedere l'ultimo grafico del bollettino economico della Banca d'Italia si nota sostanzialmente una mediana della distribuzione probabilità delle previsioni, noi diciamo sempre 'si prevede lo 0,6, l'1% o 1,5%’, ma in realtà non si può prevedere niente, non abbiamo la sfera di cristallo”. A giudizio di Visco, "è una valutazione basata sulle ipotesi di fondo che mettiamo: quanto sarà il prezzo del petrolio, quali sono i future sui tassi di interesse che prevarranno, quali sono le previsioni sull'economia globale quali possiamo desumere noi da indicatori di breve periodo ma anche combinando previsioni esistenti a livello internazionale. Sono sicuramente sbagliate come tutte le previsioni puntuali - ha concluso - ma danno però una chiara indicazione di tendenza, una tendenza che si innesta però purtroppo su una tendenza di lungo periodo non favorevole".
"Gli spread italiani restano alti"
In particolare, “gli spread italiani (L’ANDAMENTO DI OGGI) - si legge al primo punto della sezione sui rischi globali - sono scesi dal picco di ottobre-novembre ma restano alti. Un periodo prolungato di rendimenti elevati metterebbe sotto ulteriore pressione le banche italiane, peserebbe sull'attività economica e peggiorerebbe la dinamica del debito". L'analisi dei rischi prosegue poi con l'ipotesi di una "Brexit senza accordo dal carattere dirompente”. Se non si arrivasse all’intesa a marzo (no deal), per il Fmi l'impatto sulla crescita di lungo termine sarebbe “di 5-8 punti percentuali". Ma rischi arrivano anche da una frenata peggiore del previsto in Cina, da un'escalation commerciale o da uno 'shutdown' prolungato negli Usa.
Fmi mantiene stime Pil Usa e lima Eurozona
Il Fmi mantiene comunque una previsione di crescita per gli Usa del 2,5% quest'anno e dell'1,8% il prossimo. Ma riduce le attese per l'Eurozona nel 2019, portandole a 1,6% (da 1,9%) e mantiene il 2020 a 2,7%. Negli Usa, la crescita "è attesa in calo" con il venir meno dello stimolo fiscale e con i tassi Fed in rialzo, ma è sostenuta da "forte domanda interna". Nell'Eurozona pesano, invece, la frenata del Pil italiano e tedesco (1,3% per il 2019) e quella della Francia (1,5%) fra le proteste dei gilet gialli.
Lagarde: “Rischi globali salgono”
A livello globale, un allarme è poi stato lanciato da Christine Lagarde, direttore generale del Fmi, che ha spiegato: l’economia globale fronteggia "rischi significativamente più alti, alcuni dovuti alle politiche" intraprese dai governi. “Significa che una recessione globale è dietro l'angolo? no”, ha però aggiunto.