Turchia, Moody's e S&P tagliano il rating del Paese
EconomiaIl debito sovrano sempre più in territorio “spazzatura”. A pesare sono la crisi della lira e la possibile recessione nel 2019. Erdogan "sfida" le agenzie di rating
La scure delle agenzie di rating si abbatte sulla Turchia: sia Moody's sia Standard and Poor's hanno annunciato di aver ridotto la valutazione sul debito del Paese, la cui moneta spaventa i mercati, proprio a causa delle forti tensioni valutarie e della crisi economica.
La valutazione della situazione turca
Come riporta Reuters la decisione delle due agenzie newyorkesi, tra le più importanti al mondo, dipende dall'estrema volatilità della lira turca, una notizia che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si era affrettato a bannare come "fake news". Entrambe le agenzie di rating, inoltre, prevedono per l'anno prossimo l'avvento di una recessione in un Paese già in crisi: "Il sostanziale indebolimento della lira – si legge in una nota – ha implicazioni finanziarie negative, e prevediamo una contrazione dell'economia nel 2019". Da qui, la scelta di spingere sempre più in territorio "spazzatura" il debito sovrano della Turchia (per Standard&Poor's, in particolare, si tratta del secondo declassamento nell'arco di un mese).
Il taglio del rating da parte delle agenzie
Venerdì 17 agosto S&P ha tagliato il rating del debito sovrano turco a B+ (da BB-), Moody's a Ba3 (da Ba2), cambiando in "negativo" l'outlook sulla tenuta creditizia del Paese. Una decisione che, per Moody's soprattutto, mette fine all'analisi cominciata a inizio giugno, attraverso cui era stato messo sotto osservazione il rating della Turchia per una possibile bocciatura. La scelta di entrambe le agenzie di rating si basa anche sul "continuo indebolimento delle istituzioni pubbliche" e sul fatto che le politiche di Ankara sono sempre meno prevedibili.
La risposta di Erdogan alle agenzie
Non è tardata ad arrivare la risposta di Erdogan: "Oggi assistiamo a minacce messe in atto attraverso l'economia, i tassi di interesse, i cambi monetari, gli investimenti e l'inflazione – ha detto il presidente al congresso del suo partito, all'indomani della decisione delle agenzie di rating – a queste minacce rispondiamo: abbiamo capito il giochetto e accettiamo la sfida".