Fmi, Lagarde lancia l'allarme debito. Sui dazi: "Non strada migliore"

Economia
Christine Lagarde alla University of Hong Kong (Getty Images)
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Il direttore generale del Fondo monetario internazionale ha parlato di livelli di indebitamento pubblico mai visti dalla Seconda Guerra Mondiale. Ma si dice comunque ottimista sulla crescita economica

Il debito globale tocca la quota record di 164.000 miliardi di dollari, ma il Fondo monetario internazionale è ''ottimista'' sulla crescita economica mondiale. A dirlo è il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, in un intervento alla University of Hong Kong dove, pur senza nominare esplicitamente gli Stati Uniti, ha criticato la pratica dei dazi messa in atto da Donald Trump. ''La creatività richiede coraggio - ha detto citando Matisse e riferendosi alle scelte che i politici si trovano a dover fare - Abbiamo bisogno di più coraggio, nelle stanze dei governi, nelle aziende, e nelle nostre menti''.

“Usare la crescita per attuare le riforme”

Lagarde, osservando la crescita preoccupante del debito, ha osservato come quello pubblico nelle economie avanzate sia arrivato a livelli mai visti dalla Seconda Guerra Mondiale. ''Un debito elevato rende i governi, le aziende e le famiglie più vulnerabili a una stretta delle condizioni finanziarie'', evidenzia il direttore generale del Fmi, aggiungendo però che c’è ottimismo sulla crescita economica mondiale e invitando i governi a “usare l'attuale crescita per portare avanti le riforme: la finestra di opportunità è aperta, è necessario riparare il tetto nei periodi in cui splende il sole''. Pur riconoscendo che le riforme “'necessarie sono spesso politicamente difficili”, Lagarde sottolinea che “sono più efficaci e facili da attuare quando le economie crescono''.

“Dazi non sono la strada migliore”

Lagarde ha affrontato anche il tema dei dazi, motivo di tensioni internazionali dopo quelli emanati da Trump su acciaio e alluminio. Secondo il dg, provvedimenti di questo tipo non sono la ''strada migliore'' per affrontare gli squilibri commerciali, anche se, ammette, ci sono ''pratiche commerciali scorrette da eliminare''. Ma, aggiunge, ''in generale si tratta di squilibri bilaterali che sono uno spaccato della divisione del lavoro fra le economie. Più importante è il fatto che le pratiche scorrette hanno un impatto limitato sul deficit commerciale complessivo di un Paese con il resto del mondo”. Secondo Lagarde, gli squilibri sono spinti dal fatto che un Paese spende più del suo reddito e il modo migliore per affrontare questi squilibri macroeconomici non è imporre dazi ma usare politiche quali gli ''strumenti di bilancio o le riforme strutturali''.

“Restrizioni all’import fanno male a tutti”

Il protezionismo, spiega Lagarde, è da “evitare in tutte le sue forme” perché “la storia ci insegna che le restrizioni all'import fanno male a tutti, soprattutto ai consumatori più poveri''. Il sistema di scambi commerciali internazionali, aggiunge il direttore generale del Fmi, “ha trasformato il mondo. Ma questo sistema di regole e responsabilità condivisa corre ora il pericolo di essere distrutto. Questo sarebbe imperdonabile, un fallimento collettivo''. Ogni Paese, conclude, ''ha la responsabilità di migliorare il sistema commerciale guardando alle sue pratiche e impegnandosi a un contesto normativo in cui tutti rispettano le regole''.

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