
Strage di Capaci, 32 anni fa l'attentato della mafia al giudice Giovanni Falcone. FOTO
Nell'esplosione sull'autostrada tra l'aeroporto di Punta Raisi e Palermo, oltre al magistrato, persero la vita anche la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. Per l'attentato condannati, tra gli altri, i boss Riina e Provenzano (a cura di Francesco Sicilia)

Mancano pochi minuti alle 18 del 23 maggio 1992 quando, sull'autostrada che collega l'aeroporto di Punta Raisi a Palermo, esplode una carica di tritolo: è la strage di Capaci
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Rimangono uccisi il giudice Giovanni Falcone e sua moglie Francesca Morvillo. I due erano appena atterrati a Punta Raisi da Roma, dove Falcone era stato chiamato un anno prima dal ministro della Giustizia Claudio Martelli per la direzione degli affari penali
Emessa una moneta in ricordo di Falcone e Borsellino
Con il magistrato e la moglie, perdono la vita anche i 3 uomini della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani
Capaci, 23 maggio 1992. Attacco allo Stato
In un tunnel sotto l’autostrada A29 furono nascosti 500 chili di tritolo. La deflagrazione devastò l'asfalto a pochi metri dallo svincolo di Capaci
Giovanni Falcone, dal maxi-processo a Capaci: il giudice che mise a nudo la mafia
Soccorritori e investigatori sul luogo della strage. Gli unici sopravvissuti all'attentato furono gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l'autista giudiziario Giuseppe Costanza
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Furono in totale 23 i feriti dell'attentato, fra questi coloro che si trovavano a bordo delle auto vicine alle blindate di Falcone e della sua scorta

L'artificiere della mafia compattò l’esplosivo per aumentarne la capacità distruttiva. Per occludere l’accesso al tunnel, dove gli attentatori nascosero il tritolo, furono utilizzati una rete da letto ed un materasso

Le auto distrutte sul luogo della strage. Ad azionare il telecomando a distanza che innescò l'esplosione fu Giovanni Brusca, l'uomo che uccise e sciolse nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito

La Croma blindata sommersa dalle macerie dopo l'esplosione

La vettura distrutta nell'attentato è custodita in un'enorme teca di vetro nei cortili della Scuola di polizia penitenziaria a Roma

Per l'attentato del 1992, resta accertata la responsabilità, tra gli altri, dei due superboss Totò Riina e Bernardo Provenzano
L'uccisione di Giovanni Falcone fu decisa dopo una serie di riunioni della Cupola: l'organismo che riuniva i capi delle principali famiglie mafiose, in quegli anni comandate dal boss Totò Riina

Maria Rosaria Costa, vedova dell'agente di scorta Vito Schifani, legge una preghiera rivolta agli assassini del marito, durante i funerali a Palermo del 25 maggio 1992

L'allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro depone una corona di fiori sul luogo della strage mafiosa di Capaci, avvenuta due giorni prima della sua elezione del 25 maggio 1992

Qui il boss Riina alla sua prima udienza del processo sulla strage di Capaci, nell'aula-bunker dell'Ucciardone, Palermo, il 28 febbraio 1993

Un momento del processo sulla strage di Capaci bis, nell'aula bunker del carcere di Rebibbia, nel 2014. A deporre è il pentito Giovanni Brusca, colui che azionò il telecomando a Capaci

Sempre nel 2014 ha deposto il pentito Antonio Giuffrè, detto "Manuzza" dietro a un paravento nell'aula bunker di via Ucelli di Nemi, a Milano

Il monumento che ricorda le vittime della strage eretto, ai bordi dell'autostrada, proprio nel punto in cui ebbe luogo l'attentato ai danni di Falcone e della scorta

La "Nave della legalità" approda a Palermo nel 2018, a bordo gli studenti di scuole di tutta Italia arrivati nel capoluogo siciliano per le manifestazioni del 23 maggio

Nel luogo dove fu premuto il pulsante del telecomando c’è una casina bianca. Su di essa anni dopo la strage è comparsa una scritta: "No alla mafia"
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