Mondo di Mezzo, dagli arresti alle sentenze: cosa c’è da sapere

Cronaca

L’inchiesta, conosciuta anche come Mafia Capitale, ha coinvolto politici e dirigenti delle municipalizzate romane. Per l'accusa, l'ex terrorista Carminati e il ras delle coop Buzzi avrebbero guidato un’associazione per aggiudicarsi illecitamente appalti e finanziamenti

Il 22 ottobre 2019 è stato emesso il verdetto di Cassazione del processo "Mondo di Mezzo". La sentenza ha dichiarato esclusa l'associazione mafiosa, al contrario di quanto stabilito dalla sentenza d'appello che aveva invece riconosciuto l'articolo 416 bis e quindi legittimato il nome di "Mafia Capitale", con cui spesso ci si è riferiti negli anni a questo processo. Una vicenda lunga e piena di ribaltamenti. Ecco quali sono state le tappe principali:

L'inizio delle indagini

"A Roma non c’è un’unica organizzazione mafiosa a controllare la città. Ci sono diverse organizzazioni mafiose. Oggi abbiamo individuato quella che abbiamo chiamato Mafia Capitale, romana e originale, senza legami con altre organizzazioni meridionali, di cui però usa il metodo mafioso". Così il 2 dicembre 2014, il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, commenta la maxi-operazione in cui vengono arrestate 37 persone accusate di reati a vario titolo, fra i quali c’è anche l’associazione di tipo mafioso. L’inchiesta, che ha avuto oltre 100 indagati, verte principalmente sull’assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici del Comune di Roma. Le indagini hanno toccato gli ambienti manageriali e politici della Capitale, vedendo coinvolti, tra gli altri, diversi dirigenti delle società municipalizzate e l’ex sindaco Gianni Alemanno. A guidare l’organizzazione, secondo l’accusa, sarebbero stati l’ex terrorista dei Nar Massimo Carminati e il ras delle cooperative Salvatore Buzzi (LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI SECONDO GRADO).

“Mondo di mezzo” e “Mafia Capitale”

L’indagine del Ros dei carabinieri, che molti hanno ribattezzato “Mafia Capitale” dalle parole del procuratore Pignatone che ha lavorato al Palazzo di giustizia di Palermo per oltre 30 anni, in realtà si chiama “Mondo di mezzo”. Il nome, preso in prestito dalla Terra di Mezzo del Signore degli Anelli di Tolkien, non è stato scelto a caso. Proviene da una delle conversazioni di Carminati intercettate dagli investigatori: "Ci sono i vivi sopra e i morti sotto e noi in mezzo. C’è un mondo in cui tutti si incontrano, il mondo di mezzo”.

Dicembre 2014: i 37 arresti

È il 2 dicembre 2014 quando 37 persone vengono arrestate (28 in carcere e 9 ai domiciliari) e scattano decine di perquisizioni anche nei confronti di soggetti particolarmente in vista, tra cui l'ex sindaco Gianni Alemanno. La Procura ipotizza che negli ultimi anni, a Roma ma anche in altre aree del Lazio, un'associazione di stampo mafioso abbia fatto affari illeciti con imprenditori collusi grazie anche al benestare di dirigenti di municipalizzate ed esponenti politici. Un’organizzazione che, secondo l’accusa, sarebbe stata messa su per accaparrarsi appalti pubblici. I reati contestati in un primo momento vanno dall’estorsione alla corruzione, fino all’usura, al riciclaggio, alla turbativa d'asta e al trasferimento fraudolento di valori.

Il ruolo di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati

Al vertice dell’organizzazione, secondo gli inquirenti, ci sarebbero stati il presidente della cooperativa '29 giugno' Salvatore Buzzi e l'ex terrorista di destra, Massimo Carminati. Proprio l’ex membro dei Nuclei armati rivoluzionari avrebbe impartito "le direttive agli altri partecipi" e avrebbe fornito loro schede dedicate "per comunicazioni riservate". Lo stesso Carminati anche mantenuto rapporti "con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali, con pezzi della politica e del mondo istituzionale, finanziario e con appartenenti alle forze dell'ordine e ai servizi segreti”.

Giugno 2015: altri 44 arresti nell’inchiesta bis

Nell’ambito di una nuova inchiesta, nel giugno 2015, scattano altri 44 arresti con 19 persone in carcere e 25 ai domiciliari. Sono 21 gli indagati a piede libero. Emerge anche il ruolo di diversi esponenti politici contattati da Buzzi e Carminati per una serie di affari: dalla gestione dei migranti a quella di appalti per aree verdi e piste ciclabili.

Il processo e la richiesta di condanna per tutti gli imputati

Il 5 novembre del 2015 prende il via il processo, con 46 imputati davanti ai giudici della X sezione penale del tribunale. Ad aprile del 2017, la procura chiede la condanna di tutti gli imputati, per un totale di 515 anni di reclusione. La pena più alta viene richiesta per Carminati: 28 anni. Per Buzzi vengono chiesti invece 26 anni e 3 mesi. Durante il processo sono 240 le udienze celebrate nell’aula bunker di Rebibbia, 80mila le intercettazioni telefoniche e ambientali trascritte.

Luglio 2017: la sentenza di primo grado

La sentenza di primo grado arriva il 20 luglio 2017. Cade l'accusa di associazione mafiosa per 19 dei 46 imputati, tra cui anche i presunti capi. Carminati e Buzzi vengono rispettivamente condannati a 20 e 19 anni di reclusione, pene ridotte rispetto a quelle chieste dai pm. Nel caso di Buzzi, vengono anche condannate la moglie e la sua segretaria. La sentenza di primo grado riguarda anche l'ex capogruppo del Pdl in Comune Luca Gramazio (pena di 11 anni) e l'ex capo dell'assemblea Capitolina Mirko Coratti (pena di 6 anni). Luca Odevaine, ex responsabile del tavolo per i migranti, viene condannato a 6 anni e 6 mesi. Pena di 11 anni per il presunto braccio destro di Carminati, Riccardo Brugia, 10 per l'ex amministratore delegato di Ama Franco Panzironi, e 5 per Andrea Tassone, ex minisindaco del municipio di Ostia, commissariato per infiltrazione mafiose.

Settembre 2018: la sentenza di secondo grado

L'11 settembre 2018 viene emessa la sentenza di secondo grado, gli imputati stavolta sono 43. Carminati viene condannato a 14 anni e mezzo di reclusione e Buzzi  a 18 anni e 4 mesi. Le pene sono dunque ridotte ulteriormente in appello, nonostante i giudici della terza corte di appello di Roma abbiano riconosciuto l'associazione mafiosa, ribaltando così la sentenza di primo grado, non solo a Carminati e a Buzzi, ma anche ad altri 16 imputati. Vengono ridotte anche le pene a Gramazio (8 anni e 8 mesi), Coratti, Odevaine (5 anni e 2 mesi con patteggiamento), Brugia (11 anni), Panzironi (8 anni e 4 mesi).

La condanna di Gianni Alemanno

Il 25 febbraio 2019, in un altro dei filoni dell’inchiesta Mondo di mezzo, l’ex sindaco di Roma Alemanno, viene condannato a sei anni con l’accusa di corruzione e finanziamento illecito. “Io sono innocente l'ho detto sempre e lo ribadirò davanti ai giudici di secondo grado”, dice l’ex sindaco dopo la condanna. Per Alemanno l'accusa di associazione mafiosa è stata in precedenza archiviata.

Ottobre 2019: la sentenza di Cassazione, cade l'associazione mafiosa

Il 22 ottobre 2019 è stato emesso il verdetto di Cassazione che ha dichiarato esclusa l'associazione mafiosa nel processo "Mondo di mezzo", ribaltando quanto stabilito dalla sentenza d'appello che aveva invece riconosciuto l'articolo 416 bis. Cadono anche molte delle accuse contestate a Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. La Cassazione, come già era avvenuto nel processo di primo grado, ha riconosciuto l'esistenza di due distinte associazioni a delinquere semplici, non di stampo mafioso. Ci sarà un nuovo processo d'appello per ricalcolare le pene per Salvatore Buzzi, Massimo Carminati e i principali imputati dopo che la Cassazione ha riqualificato il l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso in associazione a delinquere 'semplice'.

Serve un nuovo processo d'appello per determinare le pene

Il nuovo processo d'appello dovrà rideterminare le pene anche per Riccardo Brugia, Claudio Caldarelli, Matteo Calvio, Paolo di Ninno, Alessandra Garrone, Luca Gramazio, Carlo Maria Guarany, Roberto Lacopo, Carlo Pucci, Fabrizio Testa e Franco Panzironi.  Buzzi è stato assolto "perché il fatto non sussiste" da due capi di imputazione riguardanti una turbativa d'asta e un episodio di corruzione, mentre la Suprema Corte ha assolto Carminati con la stessa formula da una contestazione di "intestazione fittizia di beni".

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