Il manager italiano ha una carriera di successi ma non mancano alcune controversie. Condannato per un giro di bische e gioco d’azzardo, ha subìto un processo (che l’ha visto assolto) per il “Crashgate” in Formula 1. Fino ai problemi fiscali per lo yacht Force Blue, per cui dopo anni di processi è stato assolto
Una carriera ricca di trionfi, dalla Formula 1 ai locali. Ma anche segnata da alcuni guai giudiziari, processi e controversie. Flavio Briatore è uno degli imprenditori italiani più noti al mondo. Il suo nome, legato a grandi successi come manager, negli ultimi anni è stato al centro della cronaca per l’inchiesta e i processi sul suo yacht Force Blue (per cui è stato assolto dalle accuse) e in passato è stato coinvolto in altre vicende per le quali si è dovuto difendere in procedimenti legali.
I guai giudiziari per il gioco d’azzardo
Negli anni Ottanta Briatore è stato coinvolto in affari legati a un giro di bische clandestine e gioco d’azzardo. Viene condannato in primo grado nel processo “Bisca connection” sia a Bergamo che a Milano. Fugge a Saint Thomas, nelle Isole Vergini, per scampare ai mandati di cattura per associazione a delinquere finalizzata alla truffa. È tornato in Italia solo alcuni anni dopo, grazie a un’amnistia che ha cancellato le condanne.
Crashgate, il caso Piquet
Negli anni Novanta Briatore entra nel mondo della Formula 1: diventa direttore commerciale e poi esecutivo della scuderia Benetton. Nel 2001 si trasferisce in Renault. Sono anni di successi e mondiali vinti. Nel 2009 però scoppia il “caso Piquet”. Nell’estate del 2009 Nélson Piquet Jr., pilota appena licenziato dalla Renault, racconta in una dichiarazione spontanea alla Fia che l’incidente nel Gran Premio di Singapore dell’anno prima (grazie al quale il compagno Alonso vinse la gara) era stato pianificato e concordato con il team manager Briatore e il capo dei tecnici Symonds. Dopo le indagini della Federazione internazionale sul “Crashgate", Briatore viene allontanato dal team nel settembre 2009 e radiato dalla Fia. Nel 2010 però tutto si ribalta: il Tribunal de grande instance di Parigi annulla la radiazione, dichiarando non regolare il procedimento istruito, e la Fia viene condannata a versare al manager italiano un risarcimento danni da 15mila euro (la richiesta era di un milione).
approfondimento
Buon compleanno Flavio Briatore. FOTO
Il caso Force Blue
Nel maggio 2010 la Guardia di Finanza ha sequestrato al largo di La Spezia lo yacht Force Blue (63 metri di lunghezza), di proprietà di Briatore, con l’accusa di frode fiscale. Insieme ad altre 4 persone, Briatore viene accusato di aver simulato un’attività di noleggio dello yacht che invece, gli viene contestato, sarebbe stato utilizzato per uso diportistico in acque territoriali italiane, evadendo l’Iva e non pagando le accise sul carburante, per un buco di svariati milioni di euro. Nel 2011 gli viene sequestrato (e poi restituito) un ulteriore milione e mezzo di euro. Briatore è riuscito a far dissequestrare la barca pagando una fideiussione da 5 milioni di euro come garanzia.
leggi anche
Briatore, annullata confisca yatch: ipotesi maxi risarcimento
I processi Force Blue e l'assoluzione
Nel 2015 sono iniziati i processi. I giudici di primo grado lo hanno condannato a un anno e 11 mesi e lo yacht è stato confiscato. In Appello, nel febbraio 2018, la condanna è scesa a 1 anno e 6 mesi. A settembre 2018, però, la Cassazione ha annullato questa condanna, stabilendo che si doveva fare un processo d’appello bis. Per una parte delle imputazioni (il concorso in fatture inesistenti) è stato disposto un annullamento senza rinvio perché il fatto non sussiste. La Cassazione aveva annullato una seconda volta la sentenza d'appello imponendo un nuovo processo. Alla fine sono serviti dodici anni e sei decisioni per arrivare alla parola fine per la vicenda. I giudici genovesi hanno assolto il manager "perché il fatto non costituisce reato" e hanno revocato la confisca dell'imbarcazione che nel frattempo, circa un anno fa, è stata messa all'asta e comprata dall'ex patron della Formula 1 Bernie Ecclestone per 7 milioni a fronte di una stima di 20 milioni. La sentenza diventa così definitiva. Per quanto concerne invece la confisca, l'Avvocatura di Stato potrebbe impugnare la decisione.