Ergastolo ostativo, cos'è e cosa significa

Cronaca

Giuliana De Vivo

Che cosa vuol dire l'automatismo del "fine pena mai" per gli ergastolani condannati per reati particolarmente gravi e perché si è arrivati all'intervento del governo Meloni per evitare una sentenza della Corte Costituzionale 

Nell’ordinamento giuridico penale italiano anche le persone condannate all’ergastolo, dopo aver scontato un certo numero di anni, possono accedere (dietro valutazione del giudice) ad alcuni benefici, come i permessi premio o la possibilità di lavorare all’esterno del carcere per alcune ore, e a misure alternative alla detenzione come la semilibertà, l’affidamento in prova, la detenzione domiciliare.

Tutte queste possibilità - pensate perchè l'obiettivo finale è quello di rieducare, e non punire - non sono però in alcun caso ammesse per coloro che sono stati condannati al cosiddetto “ergastolo ostativo”. Questa condanna osta, appunto, a qualunque forma di alleggerimento della pena: l’articolo 4 della legge sull’ordinamento penitenziario (legge 354/75, modificata negli anni '90 dopo le stragi che videro la morte dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) – prevede infatti l’esclusione dalla possibilità di quei benefici per le persone condannate per reati di particolare gravità, come mafia o terrorismo. A meno che non decidano di pentirsi e collaborare con la giustizia, per loro esiste una unica opzione: il “fine pena mai”.

 

La sentenza della Cedu e quella della Corte Costituzionale

Il 9 ottobre 2019 la Corte europea dei diritti dell’uomo, confermando in via definitiva la sentenza emessa a giugno dello stesso anno, ha stabilito che la legge sull'ergastolo ostativo viola "il diritto a non essere sottoposti a trattamenti inumani e degradanti". Sullo stesso tema era già intervenuta nell'ottobre 2019 anche la Corte Costituzionale italiana, che ha dichiarato illegittimo l’articolo 4 della legge sull’ordinamento penitenziario, nella parte in cui non prevede la possibilità della concessione di permessi premio anche in assenza di collaborazione di giustizia. Che vuol dire? La Corte non aveva abolito l’ergastolo ostativo sempre e comunque, ma solo  l’automatismo per cui questo non sarebbe mai superabile, neppure nei casi in cui - spiegava la Consulta - "sono stati acquisiti elementi tali da escludere sia l’attualità della partecipazione all’associazione criminale sia, più in generale, il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata". E sempre che "il condannato abbia dato piena prova di partecipazione al percorso rieducativo”. 

Cosa ha deciso in Cdm il governo Meloni per evitare la sentenza della Corte

Dopo l'intervento del 2019 Corte aveva previsto un tempo entro cui il Parlamento sarebbe dovuto intervenire per riformare l’ergastolo ostativo seguendo le indicazioni dei giudici costituzionali. Ma il provvedimento del governo Draghi, approvato alla Camera, non ha fatto in tempo a passare al vaglio del Senato prima dello scioglimento del precedente esecutivo. La Consulta, quindi, aveva fissato per il prossimo 8 novembre una nuova udienza sul tema. L'attuale governo guidato da Giorgia Meloni è intervenuto con un decreto legge - che di fatto al momento recepisce il testo approvato alla Camera dal governo Draghi, ma che potrebbe comunque essere modificato ulteriormente in sede di conversione in legge - per evitare e prevenire la sentenza della Corte Costituzionale. 

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