La Corte costituzionale lo ha deciso dopo aver esaminato le questioni sollevate dal tribunale di sorveglianza di Perugia su due casi di persone condannate al carcere a vita per delitti a sfondo mafioso
Ottenere un permesso premio anche durante un ergastolo ostativo? Ora si può. Lo ha stabilito la Corte costituzionale accogliendo un ricorso presentato dai magistrati del tribunale di sorveglianza di Perugia per due persone condannate al carcere a vita per delitti di mafia. Da adesso in poi sarà dunque possibile ottenere i permessi se sarà provato, attraverso altri elementi diversi dalla collaborazione, che il detenuto ha spezzato i legami con l'organizzazione di appartenenza.
La sentenza
“La Corte – si legge in una nota – ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 4 bis, comma 1, dell’Ordinamento penitenziario nella parte in cui non prevede la concessione di permessi premio in assenza di collaborazione con la giustizia, anche se sono stati acquisiti elementi tali da escludere sia l’attualità della partecipazione all’associazione criminale sia, più in generale, il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata. Sempre che il condannato abbia dato piena prova di partecipazione al percorso rieducativo”.
Il monito di Strasburgo
Attualmente sono 900 i detenuti sottoposti a questo tipo di ergastolo che non può essere modificato, né abbreviato, a meno che la persona detenuta non decida di collaborare con la giustizia. Su questo tipo di detenzione forzata si è da poco pronunciata la Corte europea dei diritti dell’uomo che ha imposto all’Italia di modificare la legge sull’ergastolo ostativo perché considerato inumano e degradante.