Assalto contro La Stampa, oltre 30 identificati. Polemica per le parole di Albanese

Cronaca

Sono 36 le persone identificate dalla Digos, a Torino per l'irruzione nella sede del quotidiano. La loro posizione è al vaglio degli investigatori. Intanto, da tutto il mondo politico arrivano parole di condanna per l’accaduto. Ma si è scatenata anche la polemica, dopo le affermazioni di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori palestinesi occupati: "Sia monito alla stampa per tornare a fare il proprio lavoro". Tajani: "Inaccettabile". Odg: "Affermazioni irresponsabili"

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Sono 36 le persone identificate dalla Digos, a Torino, per l'irruzione del 28 novembre nella sede del quotidiano La Stampa. La loro posizione è al vaglio degli investigatori in vista dell'inoltro di un'informativa completa in Procura. Intanto, da tutto il mondo politico - a iniziare dal presidente della Repubblica e dalla presidente del Consiglio, per proseguire con i leader di maggioranza e opposizione - sono arrivate parole di condanna per l’accaduto. Ma si è scatenata anche la polemica, dopo le affermazioni di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori palestinesi occupati, arrivate ieri dal palco di Rebuild Justice, l'evento organizzato dal Global Movement to Gaza, a Roma. Albanese ha condannato l'irruzione, ma, al tempo stesso, ha avvertito: "Che questo sia anche un monito alla stampa per tornare a fare il proprio lavoro, per riportare i fatti al centro del nuovo lavoro e, se riuscissero a permetterselo, anche un minimo di analisi e contestualizzazione".

Le reazioni del mondo politico alle parole di Albanese

Sulla questione si è espressa anche la premier, Giorgia Meloni, che pur senza nominare la relatrice Onu, ha sottolineato come sia "molto grave che, di fronte a un episodio di violenza contro una redazione giornalistica, qualcuno arrivi a suggerire che la responsabilità sia - anche solo in parte - della stampa stessa". Le parole di Albanese sono state bollate come “inaccettabili”, dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che oggi chiede: "Ma quale avvertimento? La stampa non è libera di scrivere? La libertà di stampa è un fondamento della democrazia, mettere il tappo alla bocca dei giornalisti è veramente inaccettabile". Mentre il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha sottolineato: "Non condannare queste cose innesca meccanismi che poi nessuno controlla, se non rinneghi quell’atteggiamento, se non gli dai alcuna giustificazione (Albenese), poi qualcuno pensa che la violenza sia legittima". Dalla Lega parlano di dichiarazioni "inquietanti". Diretto anche il senatore del Pd, Filippo Sensi: "Mi fanno orrore le parole di Albanese". Per il leader di Azione, Carlo Calenda, la relatrice Onu, "è un'altra di quelle figure, come Ilaria Salis, di cui la sinistra si dovrà a un certo punto vergognare".

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Odg: "Affermazioni irresponsabili"

Sulle parole di Albanese è arrivato anche il commento di Carlo Bartoli, presidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti: "Sono irresponsabili e pericolose. Nessuna giustificazione, nemmeno indiretta o con una condanna di facciata, può essere concessa a chi mette i giornalisti nel mirino". "Una cosa è la critica, altro sono minacce, aggressioni e intimidazioni. Ricordo alla Albanese che i giornalisti italiani sono ancora oggi i più bersagliati in Europa sia dalla violenza che dalle azioni giudiziarie intimidatorie e che hanno alle spalle un pesante tributo di sangue. Nessuna concessione a chi giustifica tali comportamenti. La libertà di stampa non è uno slogan", ha aggiunto. E, sulla questione, si schiera anche la segretaria della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana), Alessandra Costante: affermazioni "pericolose e penose. Fanno pensare più ad una minaccia che alla solidarietà ai colleghi della Stampa. I giornalisti italiani hanno bisogno di rispetto, non hanno bisogno di lezioni, né dai ProPal né dai lobbisti filo israeliani. Le parole usate come pietre producono rischi enormi, in un momento in cui l'informazione italiana è sotto pressione, e le minacce ai giornalisti sono all'ordine del giorno".

Albanese: "Vogliono affossarmi"

Dal canto suo, Albanese è però tornata a ribadire la sua condanna al blitz e alla violenza: "Pare che stiano provando ad affossarmi. Non c'è stato nessuno scivolone, vergognatevi. Tutto quello che ho detto e che continuo a dire è che condanno la violenza e condanno l'attacco di ieri a La Stampa", ha spiegato ieri dal palco del corteo pro-Pal a Roma, precisando poi che "la violenza, anche dentro a un sistema violento, finisce per rafforzare il sistema che ci opprime".

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John Elkann: “Attacco brutale e vile”

Intanto John Elkann, ad di Exor, ha fatto visita alla redazione della Stampa per esprimere solidarietà e "ferma condanna di quanto è accaduto". "L'attacco che questa redazione ha subito è stato brutale e vile. Un tentativo evidente di intimidire chi ogni giorno lavora per raccontare la realtà con rigore, serietà e indipendenza", ha detto Elkann, accompagnato da Paolo Ceretti, presidente di Gedi. "Gedi prende estremamente sul serio ciò che è accaduto. Violare questo giornale, questa redazione, è inaccettabile. Per questo l'azienda, domani, incontrerà il Cdr per condividere protocolli di sicurezza ulteriormente rafforzati" ha aggiunto Elkann. Le misure, ha detto ancora, saranno prese perché "ogni giornalista e ogni dipendente che lavora qui si senta sicuro e libero di esercitare al meglio il proprio mestiere" e "verrà fatto in stretto coordinamento con le autorità e con le forze dell'ordine".

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