Aggressione Corso Como, ceto medio e piccoli precedenti: chi sono i ragazzi arrestati

Cronaca
©Ansa

Introduzione

Vengono tutti dalla zona di Monza, nella maggior parte dei casi dal quartiere Triante, i cinque ragazzi arrestati per aver aggredito, la notte del 12 ottobre, uno studente dell’Università Bocconi, 22 anni, dopo avergli rubato una banconota da 50 euro, tra viale Monte Grappa e via Rosales, vicino a Corso Como. Due hanno 18 anni, gli altri tre hanno 17 anni

 

È stato uno dei due maggiorenni a sferrare le coltellate che hanno ridotto in fin di vita la vittima: il giovane potrebbe rimanere paraplegico per tutta la vita, a causa delle lesioni polmonari e spinali subìte. I cinque indagati dovranno rispondere dei reati di tentato omicidio e di rapina pluriaggravata, entrambi in concorso. I due ragazzi più grandi erano già noti alle forze dell’ordine

Quello che devi sapere

Aggressione Milano, il 18enne che ha sferrato le coltellate

È A. C., uno dei due 18enni, che tira fuori il coltello e colpisce il ragazzo che, da solo, aveva provato a recuperare i 50 euro che gli erano stati rubati. Come altri due minorenni, viene da Triante, area residenziale nel quadrante ovest di Monza. Secondo quanto è emerso, sarebbe già conosciuto dalla polizia: lo scorso agosto era stato segnalato per furto. Sul Corriere della Sera si legge che i coetanei della sua zona lo definiscono un ragazzo “vivace”. Le cose sarebbero cambiate crescendo, dopo un’infanzia passata all’oratorio estivo. A casa sua, durante le perquisizioni del 29 ottobre, è stato ritrovato un coltello a serramanico con lama di nove centimetri, così come la giacca bianca ripresa dalle telecamere la notte dell’aggressione. “Siamo devastati. Siamo sempre stati una famiglia per bene”, ha detto la madre al TgR Lombardia, commentando quanto successo. 

 

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Chi era l’altro ragazzo maggiorenne

Anche l’altro maggiorenne, A. A., avrebbe già avuto qualche problema con le forze dell’ordine, per il possesso di “oggetti atti a offendere”. Lui, a differenza degli altri, verrebbe da quartieri più periferici, tra Monza e Sesto San Giovanni, scendendo verso Milano. Sembrerebbe che abbia fatto “da palo” mentre l’amico si accaniva sulla vittima. I genitori sostengono invece che, essendo lontano, potrebbe "non aver capito" cosa stava succedendo.

 

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Chi sono i tre ragazzi minorenni del gruppo

Poi ci sono i tre ragazzi 17enni. Uno di loro sarebbe figlio di un agente di commercio, un altro di un bancario. C’è chi gioca nella società sportiva monzese e chi, viene ricostruito, aveva la passione dei videogiochi. Uno dei tre, dicono altri giovani che lo conoscono sempre al Corriere della Sera, è riconosciuto come “un bullo”

Le confessioni intercettate in Questura

Di quanto successo il gruppo parlava in Questura, dove sono state intercettate le conversazioni sfociate - di fatto - in confessioni. "Eh raga, però io voglio mettere la storia (...) io anche voglio vedere il video, voglio vedere se ho picchiato forte (...) domani schiatta e ti danno omicidio (...) speriamo bro, almeno non parla (...) io gli stacco tutti i cavi", sono solo alcune delle frasi pronunciate confluite negli atti. Ci sarebbero anche dialoghi su ipotetiche versioni di comodo o su possibili strategie per "imbonirsi i giudici". Uno dei minori diceva: “La prossima volta ci bardiamo". Insieme commentavano, si legge ancora negli atti, "sarcasticamente che una rapina da 50 euro non è degna di una così alta attenzione". 

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“Indifferenti” alla sofferenza causata

Abituati a "muoversi" in "branco", molto "pericolosi" e "indifferenti" di fronte alla sofferenza causata, i ragazzi “ridevano” – scrive la Gip Chiara Valori – parlando del fatto che lo studente aggredito fosse rimasto "paralizzato". Erano anche pronti a "cimentarsi nuovamente" nello "sfogare" quella loro violenza "gratuita".

Le accuse e le possibili pene

I due ragazzi maggiorenni - adesso a San Vittore - rischiano condanne a pene fino a 20 anni di reclusione, che potrebbero scendere fino a 14 anni (o poco meno) se si procedesse a giudizio con rito abbreviato. A loro, così come ai tre 17enni (ora al Beccaria) vengono contestate varie aggravanti nel tentato omicidio: aver commesso il fatto “forti” di essere in cinque contro uno, l'averlo compiuto per mettere in atto la rapina, l'aver approfittato di "condizioni che impedivano" la difesa allo studente, tra cui "l'orario notturno" e l'assenza sul luogo "di potenziali soccorritori". E ancora la "evidente", si legge nell'ordinanza della gip, "condizione di sopraffazione" anche dopo i "primi colpi inferti". Anche l'imputazione di rapina è aggravata, per averla commessa con un'arma. Per i minorenni, invece, le pene sarebbero fin da subito più basse.

 

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