Mense scolastiche, più cibi biologici ma sprechi poco misurati: ecco le migliori in Italia
CronacaIntroduzione
Le mense scolastiche in Italia viaggiano a due velocità. Come evidenzia il 10° Rating dei menu scolastici realizzato dall’osservatorio civico Foodinsider, il miglioramento è trainato da realtà di eccellenza capaci di innovare proposte e pratiche nel servizio di ristorazione. Sono diverse, tuttavia, le mense ancorate a modelli standard, così come risultano ancora marcate le differenze territoriali tra Nord e Sud. Ecco perché.
Quello che devi sapere
Solo una mensa su tre misura gli sprechi
Secondo il report, illustrato il 23 ottobre in un incontro alla Camera della Deputati, lo spreco alimentare rappresenta un problema che nella maggior parte degli istituti resta “invisibile”. Nell’ultimo anno appena un terzo delle mense italiane ha misurato in modo sistematico gli scarti alimentari prodotti. I dati si inseriscono in un contesto in chiaroscuro a livello nazionale: secondo l'ultimo rapporto Waste Watcher International, nonostante i miglioramenti l'Italia butta in media 555,8 grammi a settimana, una quota di alimenti maggiore rispetto alla media Ue.
Per approfondire: Spreco alimentare, Italia sopra media Ue: buttiamo 555,8 grammi a settimana. I consigli
Cibi biologici in crescita
Sul fronte della qualità del cibo somministrato ad alunni e personale, aumenta in modo strutturale la proposta di prodotti biologici. Circa la metà dei menu passati al setaccio include 22 prodotti a settimana provenienti da agricoltura e allevamento che escludono l'uso di sostanze chimiche di sintesi e organismi geneticamente modificati (Ogm). Mentre è residuale, pari al 5%, la quota di istituti che ne prevede meno di 9 a settimana.
L’avanzata dei legumi
Guardando alla varietà, lo studio di Foodinsider rileva una fase di transizione guidata dall'avanzata dei legumi, presenti una o più volte a settimana nel 94% dei menu analizzati. Una crescita a cui si aggiungono una maggiore varietà di cereali e la diffusione di alimenti integrali. Nella dieta degli studenti italiani cala invece la carne rossa anche se persistono differenze territoriali.
Come superare il rifiuto di cibi necessari
Per Francesca Rocchi, vicepresidente di Foodinsider, il superamento del rifiuto di cibi necessari, come i legumi, parte da una strategia che punta ad accendere la curiosità nei bambini. "Per superare l’ostacolo del rifiuto di cibi doppiamente virtuosi per dieta e ambiente e che non si consumano più nelle famiglie, dobbiamo sempre considerare i bambini da ‘onnivori diffidenti’, uno processo naturale evolutivo che ci rende nei primi anni di vita, sospettosi su ciò che non conosciamo, su sapori e consistenze nuove”, afferma Rocchi che poi aggiunge: “Assaggi guidati, ricette buone e familiari, storie degli ingredienti e tempo per imparare nuovi sapori trasformano la diffidenza in curiosità e piacere”.
Cibi processati
Secondo gli analisti, sull’utilizzo dei cibi processati si registra un "primo segnale di inversione". La riduzione di alimenti che hanno attraversato molteplici lavorazioni industriali contribuisce ad avvicinare le mense a diete sane e sostenibili.
Filiere locali
Per quanto riguarda il ricorso alle eccellenze del territorio, emerge una fotografia in chiaroscuro. Nonostante la crescita del numero di amministrazioni comunali che inseriscono in modo permanente nei menu più di 10 prodotti locali a settimana, il 40% dei Comuni non raggiunge la sufficienza con pochi o nessun cibo preso a chilometro zero.
Parma conquista il primo posto
Nella classifica dei Comuni più virtuosi, Parma si aggiudica il primo posto con menù scolastici in grado di premiare “qualità nutrizionale, attenzione all’ambiente e valorizzazione delle filiere locali”. Sul podio sale, al secondo posto, anche Cremona, un gradino sopra Fano.
Paltrinieri (Fooinsider): “Applicare legge sui criteri ambientali"
Nel corso dell’incontro a Montecitorio, Claudia Paltrinieri, presidente di Foodinsider, ha tracciato un bilancio sullo stato delle mense scolastiche in Italia dopo dieci anni di indagine. “Le leve per garantire qualità e sostenibilità delle mense sono alla portata di tutti: misurare gli scarti, valorizzare le cucine di quartiere e le competenze di chi lavora in mensa e applicare fino in fondo la legge dei criteri ambientali minimi che sta guidando la ristorazione scolastica nella transizione ecologica”, osserva Paltrinieri.
Casu (Pd): “Investire sulle mense genera sviluppo”
Per Andrea Casu, deputato del Partito Democratico, “investire sulla mensa scolastica vuol dire generare sviluppo: ingredienti locali, ricette che raccontano le comunità, meno sprechi, più educazione e consapevolezza alimentare. A tavola, ogni euro investito diventa qualità, coesione sociale e opportunità per l’economia in chiave sostenibile”.
Mense scolastiche, crescono i costi
Quanto incide il servizio mensa sul bilancio familiare? Come evidenzia l’VIII Indagine realizzata da Cittadinanzattiva, pubblicata lo scorso maggio, nel 2025 le tariffe sono salite dell'1% con sensibili variazioni regionali. Quasi due milioni di studenti usufruiscono della ristorazione a scuola con un costo di 85 e 86 euro al mese rispettivamente alla scuola dell'infanzia e alla primaria, ovvero 4,25 e 4,30 euro a pasto. La regione mediamente più costosa è l'Emilia Romagna con 108 euro mensili mentre la Sardegna si conferma quella più economica con 61euro all'infanzia e 64 euro per la primaria.
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