La Procura di Brescia indaga sull'ufficio pavese, con presunte spese irregolari e scambi di favori. Coinvolti l’ex procuratore Mario Venditti e il pm Pietro Paolo Mazza, ora pm a Milano e in passato a Pavia. L’inchiesta si intreccia col caso Garlasco, con Venditti accusato di aver ricevuto soldi per scagionare Andrea Sempio, ora di nuovo indagato per l'omicidio di Chiara Poggi
È di almeno 750mila euro il peculato contestato dalla Procura di Brescia nei confronti dell'ex procuratore di Pavia Mario Venditti e del pm Pietro Paolo Mazza, ora pm a Milano e in passato a Pavia con Venditti. Secondo la Procura di Brescia, che in questo filone di inchiesta contesta i reati di peculato e corruzione in atti giudiziari, ci sarebbero una decina di auto di grossa cilindrata acquistate con la scusa che sarebbero servite alla Procura ma che in verità i due magistrati avrebbero utilizzato per interessi personali. L’inchiesta bresciana che vede al centro l'ex procuratore pavese Venditti si intreccia col caso Garlasco. Ma l'accusa mossa a Venditti di aver ricevuto soldi per scagionare Andrea Sempio, ora di nuovo indagato per l'omicidio di Chiara Poggi, è la punta dell'iceberg o il capitolo più visibile di una inchiesta che per mesi è andata avanti sottotraccia e ora è uscita allo scoperto. Inchiesta, coordinata dalla Procura di Brescia, che riguarda il cosiddetto "sistema Pavia", ossia la gestione dell'ufficio, con presunte spese irregolari e scambi di favori, prima dell'arrivo dell'attuale capo Fabio Napoleone, e nella quale è finito anche il pm Mazza.
L’intreccio tra Pavia, Brescia e Garlasco
L’intreccio giudiziario passa dall’asse Pavia-Brescia e arriva fino a Garlasco. Dopo la nuova inchiesta sull'omicidio di Chiara Poggi, con Andrea Sempio unico indagato, a Brescia si indaga sull'ex procuratore pavese Venditti: è accusato di aver scagionato Sempio, in cambio di soldi, con la prima richiesta di archiviazione del 2017. Per il delitto è stato condannato in via definitiva Alberto Stasi, che sta finendo di scontare la pena. Poi c’è un altro fascicolo sempre a Brescia a carico ancora di Venditti e di Mazza, un pm ora a Milano e fino al 2024 a Pavia, sul cosiddetto "sistema Pavia" per un presunto scambio di favori tra magistrati, imprenditori, politici e forze dell'ordine. Di almeno 750mila euro e una decina di auto di grossa cilindrata il peculato contestato. "In relazione alle notizie emerse, non abbiamo la più pallida idea: non abbiamo mai sentito parlare né di 750mila euro, né di dieci macchine. Il decreto di perquisizione, infatti, non fa riferimento né ai primi, né alle seconde", ha detto Massimo Dinoia, avvocato di Mazza. Il magistrato, ha spiegato il legale, comprò nel 2017 in leasing "una Mercedes" per "quasi 45mila euro", pagò "le rate ogni mese e poi riscattò la macchina nel marzo del 2019 pagando l'ultima rata da 20mila euro". Dopo qualche mese, avrebbe rivenduto l'auto a metà del prezzo a una società dei fratelli D'Arena, titolari della società di intercettazioni Esitel, al centro dell'indagine bresciana.
Vedi anche
Garlasco, chi è Mario Venditti l'ex procuratore di Pavia indagato
Le presunte "anomalie"
Tornando all’intreccio con Garlasco, negli atti depositati al Riesame di Brescia - a cui ha fatto ricorso Venditti col legale Domenico Aiello contro perquisizioni e sequestri - vengono riportati dettagli delle presunte "anomalie" evidenziate dalla Gdf di Brescia e Pavia e dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano durante l’inchiesta per il delitto di Chiara Poggi. In una intercettazione dell'8 febbraio 2017, due giorni prima dell'interrogatorio, Sempio direbbe ai suoi legali: "M'ha chiamato qua un maresciallo dei carabinieri che mi dice: io so che lei aveva già parlato con l'altro, con Sapone. E mi fa: io dovrei passare lì tra mezz'oretta perché devo farle alcune domande". Per gli investigatori, "non si comprende" in quale "occasione e per quale motivo Sempio aveva già avuto modo di parlare con il Luogotenente Sapone" considerando che "l'invito a rendere interrogatorio gli veniva notificato solo il pomeriggio". Giuseppe Spoto e Silvio Sapone sono i due ex carabinieri perquisiti il 26 settembre nell'inchiesta bresciana su Venditti, che si interseca con quella per corruzione e peculato che ha portato a perquisire anche il pm Pietro Paolo Mazza, che fino al 2024 era a Pavia. Tra l'altro, per gli investigatori, Spoto quel pomeriggio, prima di notificare l'atto, si sarebbe intrattenuto con Sempio "più di un'ora" e potrebbe avergli fatto proprio "alcune domande" a cui faceva riferimento il 37enne nella telefonata. Da un'altra annotazione, poi, viene a galla che le Fiamme Gialle bresciane avevano chiesto alla pm Claudia Moregola di poter effettuare "mirati accertamenti bancari" pure sui conti del giudice Fabio Lambertucci, che da gip archiviò 8 anni fa la prima indagine su Sempio, su richiesta di Venditti con l'allora pm Giulia Pezzino, che poi lasciò la magistratura. L'ormai noto appunto del padre dell'indagato recitava: "Venditti gip archivia X 20.30 euro". La richiesta di analisi bancarie riguardava pure le gemelle Stefania e Paola Cappa, sempre tirate in ballo nel caso Garlasco e mai indagate. In un'annotazione successiva di settembre, però, riguardante gli accertamenti effettuati, i nomi di Lambertucci e della famiglia Cappa non compaiono. Mentre si dà conto che non risultano anomalie sui conti di Venditti. Nell'informativa, invece, vengono ricostruiti i prelievi cash di Sempio e del padre per 35mila euro tra dicembre 2016 e giugno 2017, ma anche pagamenti dell'ex militare Sapone da "mille euro" al mese per un centro scommesse. Intercettato, il padre di Sempio, alla domanda della moglie su chi fossero "quei signori lì" da "pagare", rispondeva: "Portare i soldi all'avvocato". Per gli investigatori, però, le "modalità prospettate sembrano più vicine all'ipotesi di dover pagare in maniera occulta persone diverse" piuttosto "che i difensori". Ed è da quel "punto" che il padre ha messo tra le cifre 20 e 30 che gli investigatori desumono che l'ex procuratore pavese avrebbe incassato "20mila o 30mila euro". "Dovrebbe essere una previsione di spesa che avevamo fatto noi in casa, su quanto avremmo dovuto pagare agli avvocati alla fine della faccenda", ha ribadito Giuseppe Sempio agli investigatori.