Naufragio a Lampedusa, riprese le ricerche: almeno 27 vittime

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Due imbarcazioni partite dalla Libia con circa cento persone a bordo sono naufragate ieri al largo di Lampedusa. Finora sono state accertate 27 vittime, tra cui una neonata, ma il bilancio potrebbe aggravarsi nelle prossime ore. La Procura di Agrigento aprirà un fascicolo d'inchiesta sul doppio naufragio. L'ipotesi di reato sarà naufragio colposo

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All’alba di oggi sono riprese le ricerche dei migranti dispersi nel naufragio avvenuto ieri al largo di Lampedusa.Il bilancio provvisorio, diffuso ieri dalle forze dell’ordine, è di 27 vittime. Sono stati recuperati 23 corpi: 13 uomini, 7 donne e 3 minorenni. Due corpi restano senza nome, mentre gli altri sono stati identificati grazie ai parenti o conoscenti che viaggiavano sulle imbarcazioni affondate a circa 14 miglia dalle Pelagie. All’appello mancano ancora diversi uomini, donne e bambini, e il numero delle vittime è destinato a crescere. Secondo il portavoce dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni, Flavio Di Giacomo, “si temono circa 35 morti”. Tra le vittime accertate c'è anche una neonata.

La dinamica dell’incidente e i soccorsi 

 

La Procura di Agrigento aprirà un fascicolo d'inchiesta sul doppio naufragio. L'ipotesi di reato sarà naufragio colposo. Secondo le prime ricostruzioni, le due imbarcazioni erano partite dalla Libia con circa un centinaio di persone a bordo. Una delle barche ha iniziato a imbarcare acqua e i passeggeri sono stati trasferiti sull’altra, che però si è ribaltata a causa del sovraccarico. I 60 sopravvissuti hanno iniziato a fornire le prime ricostruzioni ai medici, psicologi e operatori dell'Agenzia dell'Unione europea per l'asilo (Euaa), assistiti da mediatori culturali. Uno dei due barconi è stato individuato già capovolto a circa 13 miglia dall'isola, da un elicottero della Guardia di Finanza. L'allarme è scattato immediatamente: in zona sono intervenute diverse motovedette della Guardia Costiera, delle Fiamme Gialle e di Frontex.

 

Mediterranean Hope: “Non sono tragedie ma morti annunciate” 

 

"Dei 58 superstiti accolti ieri in hotspot 21 sono minori, hanno trascorso tutti una notte tranquilla e godono di buone condizioni generali di salute. Due dei sessanta, come è noto, sono stati condotti in elisoccosro in un ospedale siciliano”, ha riferito Imad Dalil, direttore dell'hotspot gestito dalla Croce rossa italiana a Lampedusa, parlando delle condizioni di salute dei naufraghi che si trovano nel centro di accoglienza. Ma il bilancio è drammatico: famiglie intere distrutte, legami spezzati all’improvviso. C’è chi ha perso una sorella, chi un figlio piccolo, chi il marito. Una madre e un padre hanno visto svanire tra le onde la loro bambina di un anno e mezzo. “Mi è scivolata via dalle braccia”, ha raccontato la donna. Una giovane ha perso la sorella minore, altri hanno assistito impotenti alla scomparsa in mare di mariti, mogli e figli. "Non sono tragedie, ma morti annunciate", ha riferito Marta Bernardini, coordinatrice di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). Nelle ultime ore il molo Favaloro, punto di approdo e di prima assistenza, è stato luogo di dolore e confusione. “Le persone che arrivano sono quelle più fortunate – ha proseguito Bernardini – delle altre non sapremo mai nulla. La colpa di queste morti non può certo essere imputata a chi decide di partire, ma è una precisa responsabilità politica dei governi europei, che cercano di nascondere ciò che continua a succedere o di spostare il problema altrove. Il risultato è quello che vediamo: le persone continuano a morire nel Mediterraneo”. Anche Francesca Saccomandi, operatrice di Mediterranean Hope, conferma la gravità della situazione: “Le persone che abbiamo incontrato erano in stato di shock e in condizioni di salute precarie. Alcune persone sono state portate al poliambulatorio perché avevano bevuto molta acqua salata nel tentativo di salvarsi. Al momento più di venti salme si trovano al cimitero di Lampedusa. Queste sono morti annunciate, conseguenza delle politiche di respingimento che Europa e Italia portano avanti da troppo tempo. Senza vie di accesso legali per tutti e tutte, sono storie tragiche che continueranno a ripetersi”.

 

Meloni: “Sgomento, trafficanti inumani”

 

"Quando si consuma una tragedia come quella di oggi, con la morte di decine di persone nelle acque del Mediterraneo, sorge in tutti noi un forte sentimento di sgomento e compassione. E ci troviamo a misurare l'inumano cinismo con cui i trafficanti di esseri umani organizzano questi loschi viaggi. Insieme al profondo cordoglio per le vittime, alla pietà per quanti hanno perso la vita, rinnoviamo pertanto l'impegno a contrastare questi trafficanti senza scrupoli nell'unico modo possibile: prevenire le partenze irregolari, gestire i flussi migratori”, ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dopo il naufragio di Lampedusa. “Che la tragedia di oggi sia avvenuta nonostante un dispositivo internazionale pronto e operativo ci avverte, infatti, che il doveroso intervento di soccorso non è una misura sufficiente e, soprattutto, non risolve le cause del drammatico problema”, ha aggiunto la premier.

 

L’intervento del vicepremier Salvini

 

A parlare di quanto avvenuto è stato anche il vicepresidente del Consiglio e leader della Lega, Matteo Salvini: "I morti di Lampedusa mi addolorano profondamente: oltre alla commozione e alle preghiere, abbiamo il dovere di impegnarci per contrastare i trafficanti di esseri umani che sono i veri e soli responsabili dell'ennesima tragedia, insieme agli ultrà dell'accoglienza".

Le motovedette al porto di Lampedusa, impegnate nelle operazioni di recupero delle vittime del naufragio avvenuto oggi quando un barchino carico di migranti si è ribaltato nelle acque al largo dell'isola, 13 agosto 2025. ANSA  ++ NPK ++

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