Delitto Garlasco, l'esame sul tampone orale di Chiara Poggi sarà replicato

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Intanto il Garante della Privacy ha adottato, d'ufficio e in via d'urgenza, un provvedimento di blocco nei confronti di un soggetto che sta rendendo disponibile online, a pagamento, un video contenente le immagini dell'autopsia della ragazza uccisa nel 2007. L'eventuale diffusione nei media risulterebbe illecita in quanto in contrasto con le regole deontologiche

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Sarà replicato, probabilmente già lunedì, l'esame sul tampone orale di Chiara Poggi sul quale sono stati rilevati due profili di Dna maschile che non appartengono né a Andrea Sempio, l'indagato nella nuova inchiesta, né ad Alberto Stasi, condannato a 16 anni per l'omicidio di Garlasco. I due profili - uno 'ignoto' e l'altro forse frutto della contaminazione da parte dell'assistente del medico legale che eseguì l'autopsia - sono stati individuati infatti nelle prime analisi preliminari dell'incidente probatorio e ora i risultati dovranno essere consolidati per avere una valenza scientifica. Intanto Il Garante della Privacy ha adottato, d'ufficio e in via d'urgenza, un provvedimento di blocco nei confronti di un soggetto che sta rendendo disponibile online, a pagamento, un video contenente le immagini dell'autopsia di Chiara Poggi. Con lo stesso provvedimento, l'Autorità avverte i media e i siti web che l'eventuale diffusione delle immagini risulterebbe illecita in quanto in contrasto con le regole deontologiche dei giornalisti e la normativa privacy. Il Garante invita dunque "chiunque entri nella disponibilità di tali immagini, compresi i mezzi di informazione, ad astenersi dalla loro diffusione che - anche in considerazione della violenza esercitata nei confronti della vittima - lederebbe in modo gravissimo la sua dignità e quella dei suoi familiari". L'Autorità si riserva l'adozione di ulteriori provvedimenti anche di carattere sanzionatorio.

Il Dna sul tampone orale

Ieri, come detto, era emerso che dal tampone orale di Chiara Poggi, prelevato 18 anni fa e analizzato soltanto ora nel corso dell'incidente probatorio, sarebbe stata individuata una minima quantità di Dna maschile appartenente ad un uomo non ancora identificato e, dunque, non riconducibile né ad Alberto Stasi, condannato a 16 anni per l'omicidio della ragazza, né ad Andrea Sempio, indagato nella nuova indagine della procura di Pavia. Da quanto è stato riferito da consulenti delle parti il dato grezzo su uno dei tamponi della ragazza, uccisa il 13 agosto 2007, a Garlasco, è stato trasmesso da Denise Albani, la genetista incaricata dalla gip pavese Daniela Garlaschelli di effettuare gli accertamenti tecnici irripetibili. Dato di una prima estrazione e che parla di un profilo genetico Y ma in una ridottissima quantità, il che potrebbe anche essere dovuto a una 'contaminazione', di chi ha maneggiato per esempio la garza con cui all'epoca venne prelevato il materiale. C'è infatti chi pensa che tale Dna possa appartenere a un "inquinamento" dell'assistente di Dario Ballardini, il medico legale che allora fece l'esame autoptico e i tamponi. Pertanto va approfondito con ulteriori analisi per verificare se ci siano esiti tali da poter avere davvero un profilo utile e confrontabile.

La famiglia Poggi frena

"È troppo presto per tirare delle conclusioni - si limita a dire Dario Readaelli, uno degli esperti nominati dai Poggi. È come se dalla prima stringa di una equazione complessa si ritenesse già di conoscere il risultato finale”. "Non ci sono Dna di soggetti sconosciuti sulla scena del crimine e ovviamente tanto meno sul corpo di Chiara", ha commentato Gian Luigi Tizzoni, legale dei genitori di Chiara. Per l'avvocato, è "un dato che per quanto possiamo sapere è totalmente destituito da qualsiasi fondamento e che ancora una volta denota come, in assenza di riscontri oggettivi alternativi alla verità processuale accertata e che ha individuato Stasi quale responsabile, prospetta ipotesi infondate”.

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Le ipotesi

Al momento restano dubbi, da parte di alcuni, che si possa parlare con certezza della presenza di un uomo ignoto nella villetta di via Pascoli. Cosa che invece ipotizzano i pm di Pavia. Oltre a questo, tra quelle residue e che sono state campionate per ultime da Denise Albani, incaricata dalla giudice assieme al collega dattiloscopista Domenico Marchigian, ci sono altre tracce su cui andranno effettuati altri approfondimenti. Finora sul frammento del tappetino e sui tamponi a lei prelevati è stati isolato solo il suo Dna, mentre dal segmento pilifero trovato nei rifiuti non è stato possibile ricavare nulla.

L’incidente probatorio

Riguardo all'incidente probatorio, la macchia, cosiddetta ipotenare, presente sull'impronta 33, quella ormai nota repertata sul muro delle scale verso la cantina dove fu trovato il corpo giovane, sostengono Luciano Garofano e Luigi Bisogno, consulenti di Sempio, è una manifestazione fisiologica di contatto per accumulo di sudore, non una traccia di sangue. È di Stasi invece, il profilo isolato sulla cannuccia dell'Estathè, uno dei reperti della spazzatura mai analizzati. Invece, non c'è ancora un programma, con tempi e modalità, per quello che sarà il cuore del maxi accertamento, su cui puntano tutto i pm, ovvero l'analisi dei due profili genetici sui "margini ungueali" di Chiara, di cui uno attribuito a Sempio da una consulenza della Procura, seguita a quella della difesa Stasi. Si sa che i due periti della gip hanno chiesto il materiale, come i dati grezzi e le schede di lavoro, al prof De Stefano, che ai tempi del processo d'appello bis a Stasi aveva ritenuto non fosse sufficiente.

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