Maturità 2025, prova di latino: la traduzione della versione di Cicerone

Cronaca

I licei classici affrontano un brano tratto dal Laelius de amicitia di Cicerone. Il testo propone una riflessione sul valore dell’amicizia nella Roma repubblicana

ascolta articolo

Il brano scelto per la seconda prova scritta dell’esame di Maturità (LIVEBLOG) nei licei classici è tratto dal dialogo Laelius de amicitia di Cicerone, composto nel 44 a.C. Ambientato nel 129 a.C., il testo mette in scena un’intensa riflessione sull’amicizia, attraverso le parole di Gaio Lelio che ricorda con commozione il legame con l’amico Scipione Emiliano, figura centrale della politica romana appena scomparsa. Oltre alla traduzione dal latino, gli studenti sono chiamati a svolgere un’analisi approfondita del testo: comprendere e interpretare il concetto di amicizia, rispondere a domande di comprensione e realizzare un’analisi linguistica e stilistica del passo proposto.

Il testo completo e quesiti

Nel dialogo Laelius de amicitia, composto nel 44 a.C. ma ambientato nel 129 a.C., Cicerone descrive con accenti accorati l’amicizia tra due esponenti di primo piano della classe politica romana dell’epoca, Gaio Lelio e Scipione Emiliano, da poco scomparso. L’occasione è propizia per riflettere – è Lelio che parla, nel brano qui proposto – sul senso stesso dell’amicizia, che si genera naturalmente nell’animo umano e risulta essenziale per rinsaldare i legami che sono alla base della convivenza civile.

Prima parte: traduzione di un testo in lingua latina

PRE-TESTO

Saepe igitur mihi de amicitia cogitanti maxume illud considerandum videri solet, utrum propter imbecillitatem atque inopiam desiderata sit amicitia, ut dandis recipiendisque meritis, quod quisque minus per se ipse posset, id acciperet ab alio vicissimque redderet, an esset hoc quidem proprium amicitiae, sed antiquior et pulchrior et magis a natura ipsa profecta alia causa.

Traduzione: Molto spesso, quando rifletto sull’amicizia, mi sembra che si debba considerare prima d’ogni cosa questo: se l’amicizia sia desiderata per la debolezza nostra e la scarsità dei nostri mezzi, cosicché, dando e ricevendo favori, ciò che uno da sé non potesse fare, lo ricevesse da un altro e a sua volta lo contraccambiasse; o questo, sì, sia il proprio dell’amicizia, ma la causa ne sia un’altra, più intima e più bella e più veramente naturale.

TESTO

Amor enim, ex quo amicitia nominata est, princeps est ad benevolentiam coniungendam. Nam utilitates quidem etiam ab eis percipiuntur saepe, qui simulatione amicitiae coluntur et observantur temporis causa. In amicitia autem nihil fictum est, nihil simulatum et, quidquid est, id est verum et voluntarium. Quapropter a natura mihi videtur potius quam ab indigentia orta amicitia, adplicatio magis animi cum quodam sensu amandi, quam cogitatio quantum illa res utilitatis esset habitura. Quod quidem quale sit, etiam in bestiis quibusdam animadverti potest, quae ex se natos ita amant ad quoddam tempus et ab eis ita amantur, ut facile earum sensus appareat. Quod in homine multo est evidentius, primum in ea caritate, quae est inter natos et parentes, qua quidem nisi detestabili scelere non potest, deinde, cum similis sensus extitit amoris, si aliquem nacti sumus, cuius cum moribus et natura congruamus, quod in eo quasi lumen aliquod probitatis et virtutis perspicere videmur. Nihil est enim virtute amabilius, nihil quod magis adliciat ad diligendum, quippe cum propter virtutem et probitatem etiam eos, quos numquam vidimus, quodam modo diligamus.

Traduzione: L’amore, infatti, da cui deriva il nome stesso di “amicizia”, è il principale vincolo per unire in benevolenza. Certo, si traggono vantaggi anche da coloro che si frequentano solo per finzione di amicizia, per opportunismo o convenienza. Ma nell’amicizia vera non c’è nulla di finto, nulla di simulato: tutto ciò che esiste, è autentico e spontaneo. Per questo motivo, a mio avviso, l’amicizia nasce più dalla natura che dal bisogno: è un’inclinazione dell’animo, accompagnata da un certo sentimento d’affetto, piuttosto che un calcolo di quanto utile possa risultare.

Che ciò sia vero lo si può osservare anche in certi animali, che mostrano affetto per i propri cuccioli fino a un certo momento e ne sono amati a loro volta, in modo evidente. Ma questo negli uomini è molto più chiaro, prima nell’amore che unisce genitori e figli, che non può venir meno se non con un crimine orribile; poi, quando si sviluppa un sentimento simile d’amore verso qualcuno che sentiamo affine, come se in lui vedessimo un bagliore di onestà e virtù, tale da attrarci. Nulla, infatti, è più amabile della virtù; nulla attrae di più all’amore, dal momento che, proprio grazie alla virtù e alla rettitudine, finiamo per provare affetto persino verso coloro che non abbiamo mai conosciuto.

POST-TESTO

Quis est qui C. Fabrici, M'. Curi non cum caritate aliqua et benevolentia memoriam usurpet, quos numquam vidit? Quis autem est qui Tarquinium Superbum, qui Sp. Cassium, qui Sp. Maelium non oderit? Cum bonis dubiis de imperio in Italia est decertatum, Pyrrho et Hannibale. Ab altero propter probitatem eius non nimis alienos animos habemus; alterum propter crudelitatem semper haec civitas oderit.

Traduzione: Chi è che non ricordi Gaio Fabricio e Manio Curio¹ con un certo sentimento affettuoso, pur non avendoli mai visti? Chi invece v’è che non odi Tarquinio il Superbo, chi non Spurio Cassio, chi non Spurio Melio²? Con i buoni si è combattuto in Italia per l’egemonia: Pirro³ e Annibale⁴; l’uno per la sua rettitudine non l’abbiamo in troppa avversione, all’altro per la sua crudeltà sembra questa città l’abbia in odio.

Seconda parte:

Tre quesiti, a risposta aperta, relativi alla comprensione e interpretazione del brano, all’analisi linguistica, stilistica ed eventualmente retorica, all’approfondimento e alla riflessione personale. Il limite massimo di estensione è di 10/12 righe di foglio protocollo. Il candidato può altresì rispondere con uno scritto unitario, autonomamente organizzato nella forma di commento al testo, purché siano contenute al suo interno le risposte ai quesiti richiesti, non superando le 30/36 righe di foglio protocollo.

1) Comprensione / interpretazione

Nel testo proposto, Cicerone, per bocca di Lelio, offre argomenti per contrastare un’interpretazione utilitaristica dell’amicizia: si ripercorra il ragionamento, evidenziando, con motivato giudizio, le tappe che si ritengono più significative per il suo sviluppo.

2) Analisi linguistica e/o stilistica

Si individuino alcune delle soluzioni stilistiche e/o lessicali del testo che sembrano maggiormente contribuire a rendere lo spessore morale attribuito da Lelio all’amicizia, motivando le proprie scelte.

3) Approfondimento e riflessioni personali

A partire dall’antichità, la letteratura di ogni tempo immortala una nutrita galleria di personaggi legati da saldi vincoli di amicizia. Si scelgano uno o più esempi di quelli rimasti maggiormente impressi nella memoria, motivandone la scelta e traendone spunto per proporre considerazioni personali sull’importanza di questo sentimento.

Approfondimento

Maturità 2025, la prima prova: tra le tracce Borsellino e Pasolini

Cronaca: i più letti