Introduzione
I magistrati e i carabinieri che si occupano delle nuove indagini sull'omicidio di Chiara Poggi a Garlasco hanno sfruttato tecnologie che non esistevano 18 anni fa per riaprire un caso che sembrava chiuso dopo la condanna definitiva - a 16 anni di detenzione - di Alberto Stasi.
Il procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, ha fatto cenno alle "nuove potenzialità tecniche a disposizione, sia hardware, sia software" utilizzate per arrivare alla conclusione che l'impronta classificata come numero 33 è di Andrea Sempio, unico indagato nelle nuove indagini. Ma che metodi sono stati utilizzati al tempo, per analizzare le impronte? E quali, invece, sono stati messi in campo ora?
Quello che devi sapere
Il parere dell'esperta
Interpellata dall'Agi, Marilena Cipollaro, medico e docente in pensione dell'ateneo Vanvitelli di Napoli, autrice di studi sul dna antico degli scheletri trovati negli scavi di Pompei ed Ercolano e collaboratrice per alcuni cold case con il Ris di Parma, spiega come le nuove tecniche possano riaprire scenari investigativi anche molto lontani nel tempo, con la premessa che nello studio del dna non è cambiato molto rispetto all'epoca del de delitto di Garlasco quando fu uccisa Chiara Poggi, il 13 agosto 2007
Per approfondire:
L'importanza dello scanner ottico e dei database
Sulla 'decifrazione' delle impronte, le nuove scoperte sono importanti. Nella consulenza che attribuisce l’impronta a Sempio, i pm hanno reso noto che sono stati utilizzati un inchiostro e uno scanner ottico per ottenere nuovi elementi di riscontro dalle fotografie delle impronte scattate dopo l'omicidio. "La tecnica dell'inchiostro esisteva anche 18 anni fa, mentre lo scanner ottico non c'era ed è di grande utilità”, ha evidenziato la dottoressa Cipollaro. “Gli esperti ora hanno a disposizione strumenti di rilevazione e software che danno la possibilità di svolgere analisi più precise anche su impronte molto labili. E per le impronte digitali ci sono database pazzeschi che aiutano a risalire all'identità di chi le ha lasciate con maggiore precisione e probabilità".
L’Obti test
L'impronta fotografata e analizzata nel 2007 - grattando l'intonaco dal muro con un bisturi - è stata sottoposta a esame e l’Obti test, l'esame più specifico per cogliere la presenza di sangue umano, e ha dato "esito negativo". Si tratta di un test rapido che identifica la presenza di emoglobina umana in un campione. Il colore dell'impronta rosato sarebbe dovuto al colore del reagente, non alla presenza di sangue. "La ninidrina, il reagente utilizzato - come ha spiegato Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi - dà un colore rosa-violetto".
La storia dell'impronta: repertata nel 2007
L'impronta in questione, la n.33, dunque era già stata reperata nel 2007. La Procura di Pavia scrive che il 21 agosto 2007, otto giorno dopo l'omicidio, nel corso delle "operazioni tecniche e di repertamento" eseguite dal Ris di Parma, "le superfici delle pareti e del soffitto, nel primo tratto della scala che conduce alla cantina di casa Poggi" erano state trattate "con una soluzione di ninidrina spray", ovvero un reagente "al fine di evidenziare impronte e tracce latenti". L'impronta era stata individuata il 29 agosto ed era stata "fotografata digitalmente in pari data". Pochi giorni dopouna parte dell'impronta era stata "asportata dal muro grattando l'intonaco con un bisturi sterile". Si trattava però di una parte "priva di creste potenzialmente utili per gli accertamenti dattiloscopici" e che dunque non poteva dare risposte. In una relazione del 2020 i carabinieri di Milano definiscono "logico-fattuale" il fatto che l'impronta sia stata lasciata dal presunto assassino.
Le nuove indagini sull'impronta
I nuovi inquirenti hanno però deciso di fare ulteriori verifiche su quell'impronta. Lo scorso 4 marzo Andrea Sempio veniva quindi chiamato a sorpresa in caserma per un rilievo dattiloscopico fatto con lo scanner a laser. Non solo: il 17 aprile veniva convocato per un nuovo rilievo, questa volta con il metodo dell'inchiostro, ritenuto 'classico'. Le impronte delle sue mani, prese dunque una prima volta con lo scanner e una seconda con l'inchiostro, sono state poi confrontate con le tracce dattiloscopiche repertate all'epoca. Come ha scritto la Procura, i consulenti tecnici "in tempi brevi hanno concluso che, alla luce delle nuove potenzialità tecniche a disposizione, sia hardware che software, l'impronta 33, evidenziata mediante l'impiego delle ninidrina, è stata lasciata dal palmo destro di Sempio Andrea, per la corrispondenza di nr. 15 minuzie dattiloscopiche".
Le minuzie
Ma cosa sono le minuzie? Si tratta dei punti in cui le creste cutanee subiscono una variazione- determinanado biforcazioni e terminazioni - e che sono utili per definire tratti tipici di un'impronta. Ma 15 minuzie sono sufficienti a stabilire con sicurezza l'appartenenza di una impronta? Non sempre. Come si legge sul sito dei carabinieri, "in Italia il dattiloscopista deve individuare nei due termini a confronto almeno 16 punti caratteristici uguali per forma, posizione ed orientamento".
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