Angela Taccia, amica e legale del 37enne indagato, intervistata da La Repubblica attacca: "Vogliono creare il mostro ma non hanno prove. Ho il sospetto che l’indagine sia molto debole", perché "se fosse forte Sempio sarebbe già stato arrestato". Intanto le indagini proseguono e si concentrano anche sulle varie impronte - 6 delle quali ancora ignote - repertate sul muro vicino a dove si trovava il corpo di Chiara Poggi. Avv. De Rensis (legale Stasi): "Depositeremo a pm una consulenza"
"La prossima settimana depositeremo una consulenza finalizzata ad evidenziare una possibile traccia biologica nell'impronta numero 33" ossia quella attribuita ad Andrea Sempio e individuata sul muro delle scale non molto lontano dal dove fu trovato, il 13 agosto 2007, il corpo senza vita di Chiara Poggi. Lo ha confermato l'avvocato Antonio De Rensis, che, con la collega Giada Bocellari, difende Alberto Stasi, l'allora fidanzato della 26enne che sta finendo di scontare 16 anni. La consulenza sarà depositata nei prossimi giorni ai pm di Pavia nella indagine a carico di Sempio. Intanto Angela Taccia, amica e legale di Andrea Sempio, intervistata da La Repubblica, non usa giri di parole per attaccare l’operato della Procura. "Ho il sospetto che l’indagine sia molto debole e che quindi stiano cercando di creare il mostro mediatico. Perché se l’indagine fosse forte Sempio sarebbe già stato arrestato". Sempio, al momento unico indagato nella nuova inchiesta sul delitto di Garlasco, il 20 maggio non si è presentato in Procura a Pavia, dove era atteso per un interrogatorio. "Guerra dura senza paura", le parole della sua legale, scritte in una storia di Instagram, con l’aggiunta di "CPP we love you": un riferimento al codice di procedura penale, e al cavillo procedurale a cui la difesa del 37enne si è appigliata per consentirgli di non presentarsi davanti ai pm. "Professionalmente è guerra", sottolinea oggi la legale. "Qualcuno mi critica? Mi dicono, roba da asilo? Pazienza".
"Sempio e fratello di Chiara scendevano spesso in cantina"
Sempre il 20 maggio, poche ore dopo che Sempio non si è presentato in procura, però, è arrivato l’ennesimo colpo di scena di questo caso, con la rivelazione, da parte del Tg1, che ci sarebbe un'impronta proprio di Sempio accanto a dove, il 13 agosto 2007 fu trovato il cadavere di Chiara Poggi. "È una consulenza tecnica di parte. Andrà accertata in un contraddittorio. Per questo anche noi potremmo nominare un consulente dattiloscopico", la risposta di Taccia su questo punto. Sempre sull’impronta, la legale ricorda che, "come già raccontato da Sempio e come confermato anche da Marco Poggi (fratello della vittima e amico fin da ragazzo dell’indagato, ndr) lui, loro, frequentavano tutti gli ambienti della casa tranne la camera da letto dei signori Poggi. Che ci sia un’impronta di Sempio — presenza abituale in casa — lungo la scala che lui e Marco usavano per andare nel locale cantina-attrezzi, mi pare normale. Su quella parete c’è l’impronta di Sempio e ci sono le impronte di Marco. E anche dei carabinieri". Secondo Taccia, il suo assistito e Marco Poggi scendevano in cantina "per prendere dei giochi in scatola che tenevano lì".

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Le impronte
L’avvocato racconta di un Sempio "amareggiato e ferito nel vedere che la Procura sta facendo uscire cose, tipo i suoi appunti, i suoi quaderni, i suoi bigliettini. Perché? E, soprattutto, perché solo alcuni e non altri?". Intanto, le indagini proseguono. Sulle due pareti del muro della scala, dove nella parte finale è stato trovato il corpo di Chiara Poggi, oltre all'ormai nota impronta attribuita a Sempio , c'erano altre sei tracce "palmari", mai indentificate. Tre erano sulla "parete destra della scala dove è stato rinvenuto il corpo", altre due sulla parete sinistra e un'altra sulla "parete superiore della scala". Ancora oggi non si sa di chi siano: gli esperti che lavorano a fianco della Procura di Pavia le hanno rianalizzate, cercando di arrivare a un'identità, ma senza riuscirci. Con un lavoro di "esclusione" si è però stabilito che nessuna di quelle sei impronte appartiene a Sempio, ad Alberto Stasi (condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio), alla famiglia Poggi, alla cugina Stefania Cappa o agli amici del fratello della vittima Marco Poggi, Alessandro Biasibetti, Roberto Freddi e Mattia Capra. Non identificate anche le tracce "digitali" trovate sulla superficie esterna e interna del portone di ingresso della villetta dei Poggi, cinque in tutto.
