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Strage di Erba, Cassazione: contro Rosa e Olindo “prove solide e minuziosi riscontri”

Cronaca
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I titoli di Sky Tg24 del 13 maggio, edizione delle 13
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I titoli di Sky Tg24 del 13 maggio, edizione delle 13
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È quanto scritto dai giudici supremi nelle motivazioni con cui, il 25 marzo scorso, hanno respinto richiesta di revisione del processo. Gli elementi che hanno portato alla decisione della Cassazione sono stati la confessione dei due imputati, la testimonianza dell’unico sopravvissuto e la traccia ematica di una delle vittime nell’auto di Romano. Olindo e Rosa restano all’ergastolo

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“Innumerevoli e minuziosissimi elementi di riscontro" hanno portato i giudici della Cassazione a respingere, lo scorso 25 marzo, la richiesta di riapertura del processo sulla strage di Erba. Lo si legge nelle motivazioni pubblicate oggi dai giudici supremi, per i quali “la base di raffronto" rispetto alle nuove prove "è costituita da un tessuto logico-giuridico di notevole solidità non solo per la forza espressa da ognuna delle principali prove acquisite in ragione della loro autonoma consistenza ma anche per la presenza di innumerevoli e minuziosissimi elementi di riscontro". Il ricorso era stato presentato dai legali di Rosa Bazzi e Olindo Romano, i coniugi condannati all’ergastolo per la strage del 2006. 

Le motivazioni

Sono 53 le pagine con cui la quinta sezione della Corte di Cassazione - presieduta da Rosa Pezzullo con ha Elisabetta Maria Morosini come giudice a latere - ha motivato la mancata riapertura del processo. La Cassazione sulle prove acquisite fa riferimento alla "confessione dei due imputati, ancorché ritrattata, alla ammissione di colpa riportata in appunti manoscritti e in scritti diretti a terzi, alla deposizione dibattimentale dell'unico testimone oculare - Frigerio (sopravvissuto alla strage ndr) - e alla presenza di traccia ematica riconducibile a Valeria Cherubini sull'auto di Romano".

Approfondimento

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La richiesta di revisione

Rigettando la richiesta di revisione presentata dai difensori di Olindo e Rosa Bazzi, già condannati all'ergastolo, la Cassazione lo scorso 25 marzo aveva quindi dato ragione alla Corte d'Appello di Brescia che il 10 luglio 2024 aveva a sua volta respinto l'istanza di revisione della sentenza del carcere a vita. I giudici supremi hanno messo così fine a una vicenda giudiziaria lunga 20 anni iniziata l'11 dicembre 2006, quando i coniugi uccisero Raffaella Castagna, 30 anni, suo figlio Youssef Marzouk, 2 anni, la madre Paola Galli, 56 anni, e la vicina di casa Valeria Cherubini, 55 anni. Il marito di quest'ultima, Mario Frigerio, 73 anni, rimase ferito e morì in seguito.