Medici di famiglia, pronta la prima bozza di riforma: cosa cambia

Cronaca
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Introduzione

Passi avanti sulla riforma della professione dei medici e dei pediatri di base, in discussione da anni. Nello specifico è arrivata la prima bozza da parte delle Regioni: si punta a rendere i neo laureati dipendenti delle Asl e non più liberi-professionisti in convenzione (come è stato fino ad ora). I dottori che invece sono già entrati nel mondo del lavoro potranno decidere in autonomia. Si tratta di un cambiamento molto rilevante, con cui si cerca di intervenire per colmare la carenza ormai pressoché strutturale, soprattutto in alcuni territori, di queste figure. 

Quello che devi sapere

Ok da Veneto, Friuli Venezia Giulia e Lazio

  • Le Regioni ad aver inviato i primi documenti sono state – scrive RepubblicaVeneto, Friuli Venezia Giulia e Lazio. Su questo testo ora deve partire una discussione fra le altre Regioni e il ministero della Salute. Questo confronto potrebbe avvenire, ma ancora non è sicuro, la prossima settimana. 

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Tensione ministero - Regioni

  • Il tema è molto acceso e trova i vari protagonisti schierati su diverse posizioni. Dal canto loro, i medici di famiglia puntano a restare convenzionati. Nelle scorse settimane il ministro alla Salute Orazio Schillaci e alcune Regioni hanno avviato un dibattito: a fine marzo il ministro ha inviato una lettera 'di richiamo' sulla "ormai intollerabile" mancata applicazione del decreto sulle liste di attesa al presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga. Le Regioni hanno ribattuto accusando il ministero di "inerzia" proprio rispetto alla riforma della Medicina generale, che avrebbe potuto avere un effetto positivo proprio sulle liste d'attesa partendo da una maggiore appropriatezza delle prescrizioni e una massiccia presenza dei medici di base nelle Case di Comunità. Schillaci aveva ribattuto di nuovo, con un’altra nota

Verso l'inquadramento ospedaliero

  • I medici di famiglia al momento – come detto – sono liberi professionisti che lavorano in convenzione con il Sistema sanitario nazionale. Ricevono una quota per ogni paziente. Questo sistema di pagamento, spiega Repubblica (che ha visionato la bozza) dovrebbe rimanere abbastanza simile: verrà però presa in considerazione la quantità di ore lavorate. Parte dello stipendio sarà inoltre determinata dal raggiungimento o meno di alcuni obiettivi, e i medici saranno tenuti a svolgere alcune ore di lavoro nelle Case di Comunità. Per quanto concerne l’inquadramento contrattuale, viene precisato che i professionisti saranno equiparati ai loro colleghi ospedalieri. Su quest’ultimo punto, come visto sopra, i medici di base non sono d’accordo 

Come cambierebbe la formazione

  • Cambierebbe anche il percorso di formazione: si precisa nel testo che per svolgere l’attività di “medico chirurgo di medicina generale” alle dipendenze “è necessario integrare la formazione del corso regionale in medicina generale con un anno di attività didattica e pratica ai fini dell’equiparazione di tale titolo alla specializzazione universitaria in medicina di comunità e delle cure primarie”. In seguito si punta a introdurre una specializzazione universitaria di quattro anni. I pazienti potranno continuare a scegliere il proprio medico, anche se quest’ultimo risulta essere dipendente 

A partire dal 1978

  • Il medico di famiglia è una figura istituita nel 1978, con l’obiettivo di assicurare a ogni cittadino un dottore di riferimento per le cure sul territorio. Oggi sono circa 30-35mila e hanno una quota di assistiti variabile che, comunque, nella maggior parte dei casi arriva a 1.500 persone. Il medico di base è retribuito in base al numero di pazienti (quota capitaria) ai quali deve dedicare un minimo di 15 ore a settimana

Fondazione Gimbe: “Ne mancano 5.500”

  • Sempre più italiani fanno fatica a trovare un professionista che li segua: mancano oltre 5.500 medici di medicina generale. Lo riferisce il rapporto della Fondazione Gimbe, da cui emerge che, a fronte di migliaia di pensionamenti (7.300 entro il 2027), il numero di giovani medici che scelgono questa professione continua a diminuire. Secondo l’analisi, nel 2024 non sono state assegnate il 15% delle borse di studio, con picchi che raggiungono oltre il 40% in sei regioni italiane. Nel frattempo l'invecchiamento della popolazione nel nostro Paese aumenta e così pure i bisogni di assistenza. Gli over 80 infatti sono triplicati in 40 anni e più della metà di loro sono affetti da due o più malattie croniche

Calo negli ultimi cinque anni

  • Il report mette in evidenza anche il calo dei medici di base registrato dal 2019 al 2023. I numeri indicano: -39% per la Sardegna, -25,8% per la Puglia, -20,9% per la Calabria e -16,7% per l'Abruzzo. Solo la Provincia Autonoma di Bolzano registra un aumento, anche se piuttosto contenuto (+1%). La percentuale scende leggermente nelle Marche (-1,7%) e nella Provincia Autonoma di Trento (-3,3%)

Le mancanze nelle aree interne

  • Trovare un medico è complicato anche fuori dalle grandi città: intere aree interne, piccoli comuni e comunità montane ne sono attualmente già prive e la situazione è particolarmente grave in alcune zone di 4 Regioni - Abruzzo, Marche, Molise, Umbria - già rimaste senza medici di Medicina generale. Sono i dati che diffusi in occasione del X Congresso interregionale della Società Italiana dei Medici di Medicina Generale e delle Cure Primarie (Simg) di Abruzzo, Marche, Molise, Umbria.

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