
Il giornalista ha spiegato di essere "sempre più distante dalla linea" del quotidiano diretto da Marco Travaglio. Era collaboratore da 5 anni. "Questo non intacca il mio rispetto per l’indipendenza del giornale e la sua capacità di portare alla luce notizie scomode", ha scritto sui social
Gad Lerner ha interrotto la sua collaborazione con Il Fatto Quotidiano, ponendo fine a un rapporto durato cinque anni. Nessun annuncio ufficiale ha accompagnato la decisione, né una nota sul giornale: a notare l’assenza del giornalista sono stati solo i lettori più attenti. La conferma in seguito è arrivata direttamente da Lerner. Il giornalista era approdato al quotidiano diretto da Marco Travaglio dopo l’uscita da la Repubblica, motivata allora da contrasti con il direttore Maurizio Molinari. Anche in questo caso, alla base dell’addio ci sarebbe un dissenso crescente rispetto all’orientamento editoriale del giornale.
"Non intaccato rispetto per l'indipendenza del giornale"
“Ringrazio i colleghi della redazione per questi cinque anni trascorsi insieme. Negli ultimi tempi, però, ho avvertito una distanza sempre più marcata rispetto alla linea del giornale, in particolare per l’indulgenza – a mio giudizio – nei confronti dell’ascesa delle destre nazionaliste e autoritarie: da Trump a Putin, fino a casi più vicini a noi”, ha scritto Lerner nella lettera in cui formalizza la sua uscita. “Questo non intacca il mio rispetto per l’indipendenza del giornale e la sua capacità di portare alla luce notizie scomode. Ho ringraziato il direttore per la libertà di espressione che mi è sempre stata garantita, e saluto tutti con affetto”, ha concluso.

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Come riportato da Prima comunicazione online, la rottura risalirebbe a circa un mese fa e, al momento, non risultano nuovi progetti editoriali avviati dal giornalista. Lerner continua però a esprimere il proprio punto di vista attraverso i social, dove resta attivo nel commento politico e d’attualità. Le divergenze con la direzione del quotidiano si sarebbero acuite con il ritorno sulla scena internazionale di Donald Trump, su cui Lerner mantiene una posizione critica, a differenza di quella più prudente tenuta dal giornale.
