Caso Andrea Prospero, le carte di credito vuote e le decine di sim in casa. Cosa sappiamo
Cronaca
Gli inquirenti cercano di capire perché nella stanza del 19enne morto per l'assunzione di oppiacei fossero presenti tutti quei dispositivi digitali. Resta aperta l'ipotesi che fosse in qualche modo legato ad attività poco chiare. Il suo "amico virtuale" con cui parlava della possibilità di uccidersi è ai domiciliari con l'accusa di istigazione o aiuto al sucidio, mentre un altro ragazzo è sotto inchiesta a Napoli per spaccio di stupefacenti
Cosa ci facevano le decine di schede sim e i cinque cellulari trovati nella stanza di Perugia dove il 29 gennaio Andrea Prospero, 19enne abruzzese, è stato trovato morto in seguito all’assunzione di ossicodone? E perché le due carte di credito recuperate dagli inquirenti erano vuote? Sono questi gli elementi su cui si stanno concentrando le indagini sulla morte dello studente di ingegneria informatica, per cui un 18enne romano si trova ai domiciliari, con l’accusa di istigazione o di aiuto al suicidio, e per cui un altro coetaneo è sotto inchiesta a Napoli per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
I dispositivi elettronici
Le analisi sulle sim (60 secondo alcune fonti, 46 secondo altre), sui cellulari e sul pc trovati nell’immobile in affitto nel centro storico del capoluogo umbro si affiancheranno a quelle sui dispositivi elettronici in possesso dei due ragazzi indagati a vario titolo nell’inchiesta. I punti da chiarire sono molti. Non è dibattuto tanto il come Prospero si fosse procurato l’ossicodone acquistato lo scorso 20 gennaio: utilizzava chat di Telegram per comprare gli stupefacenti. Bisogna verificare soprattutto il perché di tutti quei dispositivi digitali in suo possesso. Una delle ipotesi è che Prospero affiancasse alla vita da studente, in difficoltà con gli esami, quella da "cracker", esperto informatico in grado di muoversi nell’ombra del web per operazioni di cui ancora non si conoscono i contorni. È aperta l’ipotesi delle “truffe” tecnologiche.
I social e i contatti
Pur essendo "molto attento alla propria privacy" nella vita reale e su Internet, Andrea Prospero aveva inoltre una "vastissima serie di contatti" informatici ancora al vaglio degli inquirenti. Numeri di telefono, nickname e indirizzi Ip (la sequenza di cifre che identificano i computer che si agganciano al web) nel quale si stanno destreggiando gli esperti della polizia postale. Un ruolo importante nelle indagini lo ha anche l'esame delle celle telefoniche agganciate dal giovane. Quasi esclusivamente tra Lanciano, la sua città di origine, e Perugia. Particolare che secondo gli investigatori conferma l'uso degli apparati da parte di Prospero. Il giovane gestiva poi "numerosi" account social. In particolare su Telegram, utilizzando nickname diversi.
Le carte di credito vuote
Un altro capitolo riguarda le carte di credito di Prospero, trovate vuote. Dove erano i suoi soldi? Come si manteneva? Sembra che fosse in ritardo di due mesi sul pagamento dell’affitto, scrive il Corriere della Sera. Non risulterebbero nemmeno prelievi sul libretto postale.

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L'istigazione al suicidio
Parallelamente all'inchiesta sul mondo in cui Prospero orbitava, emergono dettagli sulle chat tra lui e "l'amico virtuale" arrestato per istigazione o aiuto al suicidio. Si tratterebbe di conversazioni definite "esplicite nella loro drammaticità" e che hanno fornito elementi sul fatto che possa essere stato proprio il giovane romano a confortare la sua scelta di suicidarsi mediante l'ingestione di farmaci, incoraggiandolo e rassicurandolo anche sul fatto che utilizzando gli oppiacei non avrebbe sentito dolore ma piacere. I due non si erano mai incontrati di persona. Prospero però aveva confidato problemi, ansie e insofferenze rispetto alla vita universitaria. E il pensiero di uccidersi.
L'assunzione letale
Prospero era riuscito ad acquistare il farmaco che poi lo ha ucciso in chat, facendoselo spedire in un punto di ritiro e giacenza pacchi. Nell'appartamento preso in affitto, in una giornata di fine gennaio, si era quindi seduto davanti al computer ed era entrato nella stanza virtuale. Su quella chat di Telegram avrebbe avuto un ripensamento che avrebbe potuto salvargli la vita. All'amico on line aveva confessato di non avere la forza di compiere il gesto, chiedendogli un ulteriore incoraggiamento. "Mangia tutte e sette le pasticche e basta, ce la puoi fare. Se vuoi ammazzarti ammazzati e zitto", sarebbero alcuni dei passaggi della loro conversazione. L'interlocutore dello studente, una volta saputo che i farmaci erano stati assunti, anziché chiamare i soccorsi - hanno spiegato gli inquirenti - "si preoccupava soltanto dei possibili rischi di poter essere identificato, a seguito del ritrovamento del cellulare". I genitori del ragazzo hanno rivelato a Il Messaggero che nelle scorse settimane era stato denunciato per detenzione di farmaci ed era stato segnalato per il porto illecito di un coltello. Venerdì 21 marzo comparirà davanti al gip del capoluogo umbro per l'interrogatorio di garanzia. Non è chiaro se deciderà di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Il filmato
Nelle molte chat di cui si parla nell'ordinanza di custodia cautelare per il giovane di Roma emerge anche il riferimento a un filmato che potrebbe essere stato girato da Prospero a ridosso del suicidio. "Come sai che non trolla?" si chiede un'altra persona in chat. "Ha mandato il video" risponde un altro. Secondo il Corriere dell'Umbria, però, nel cellulare dello studente non è stato trovato alcun filmato.
