Secondo l'avvocata che assiste i familiari del giovane morto al termine di un inseguimento a Milano, sarebbe stato un "elemento fondamentale" da analizzare per la ricostruzione della dinamica dell'incidente
Il palo del semaforo sotto al quale Ramy Elgaml, come si legge nella relazione dei sanitari che lo soccorsero, venne trovato "parzialmente incastrato" al termine dell'inseguimento dei carabinieri la notte del 24 novembre 2024, sarebbe stato smantellato e smaltito dall'Amsa, l'azienda dei rifiuti di Milano. Secondo quanto rivela l’Agi, citando fonti investigative, è questo il motivo per cui non si trova, nonostante l'avvocata Barbara Indovina, che assiste i familiari del giovane passeggero dello scooter guidato da Fares Bouzidi, ne ha chiesto più volte conto. Secondo la legale, sarebbe stato un "elemento fondamentale" da analizzare per la ricostruzione della dinamica dell'incidente.
L'inchiesta e l'autopsia
Non solo il palo, ma anche il giubbino che indossava Ramy al momento dello schianto, non è mai stato trovato. Anche in questo caso l'istanza dell'avvocata Indovina non ha avuto risposta dai pm che indagano Bouzidi e il militare che guidava la gazzella dell'Arma per omicidio stradale. In una seconda inchiesta sono indagati altri due carabinieri per favoreggiamento, frode processuale e depistaggio. Una terza tranche dell'indagine è stata avviata nei giorni scorsi dopo la denuncia dell'avvocata Debora Piazza, che assiste Fares, nella quale si ipotizzano i reati di lesioni e falso a carico di due carabinieri, il conducente dell'auto e un altro che redasse il verbale in ipotesi non veritiero. Nei prossimi giorni saranno depositati anche gli esiti dell'autopsia che, a quanto si è saputo, non presenta novità rispetto a quanto già si sapeva. Ramy Elgaml morì per la lesione dell'aorta dovuta a un violento impatto.
