L'animale in cartapesta, alto circa due metri, è stato sistemato nei pressi della Camera dei deputati. Sul fianco dell'animale, una scritta in vernice nera: "Onorevoli non potete più ignorarmi", mentre ai piedi dell' "installazione" è comparso anche un cartello con scritto: "Chiedo una legge per andare oltre gli allevamenti intensivi!"
"Questa mattina abbiamo portato il nostro messaggio forte e chiaro al Parlamento: vogliamo che la nostra proposta di legge per trasformare il sistema degli allevamenti intensivi sia discussa al più presto alla Camera!". Così, sul proprio sito, gli attivisti di Greenpeace hanno spiegato i risvolti della protesta odierna, un maiale di cartapesta, alto più di due metri, posizionato davanti alla Camera dei deputati nelle prime ore di oggi. Sul fianco dell'animale, una scritta in vernice nera: "Onorevoli non potete più ignorarmi", mentre ai piedi dell' "installazione" è comparso anche un cartello con scritto: "Chiedo una legge per andare oltre gli allevamenti intensivi!".

Il problema legato agli allevamenti intensivi
Circa un anno fa, sottolinea ancora l'organizzazione, è stata presentata una proposta di legge "per chiedere una transizione agro-ecologica del comparto zootecnico". L’obiettivo, fa sapere Greenpeace, vuole essere quello di "passare da un sistema di allevamento di tipo intensivo a un modello agro-ecologico, molto meno impattante dal punto di vista ambientale, sociale ed economico". Ma oggi, dicono gli attivisti, "il nostro testo di legge attende ancora di essere calendarizzato per essere discusso. Cosa si aspetta a fare questo passo fondamentale per il pianeta, le persone e gli animali?". Gli allevamenti intensivi, racconta ancora l'organizzazione, "divorano tonnellate di mangimi che per essere prodotti richiedono circa il 70% dei terreni agricoli e oltre due terzi dell’acqua impiegata in agricoltura in Europa: risorse preziose che potrebbero essere destinate al consumo diretto umano o al ripristino degli habitat naturali". Tra l'altro, l'industria di settore "produce rifiuti che l’ambiente non riesce a smaltire: i liquami che derivano dagli allevamenti intensivi inquinano infatti terreni e risorse idriche, soprattutto in aree ad alta intensità zootecnica come la Pianura Padana, dove sono anche maggiori gli impatti sulla salute umana". Ma nonostante questa situazione, "gli animali allevati ogni anno in Italia sono oltre 700 milioni".
