Come potrebbero cambiare le scuole elementari e medie in Italia?
Cronaca
Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara sta lavorando alle nuove indicazioni nazionali per riformare la didattica. Il testo ancora non è stato pubblicato ma qualche anticipazione è trapelata: latino dalle medie, poesie a memoria e lettura della Bibbia in aula. Faranno bene agli studenti? L’intervista al pedagogista
Da mesi al ministero dell’Istruzione si discute del futuro degli studenti italiani dai 3 ai 14 anni. Il ministro Giuseppe Valditara, aiutato da un gruppo di esperti – spiccano i nomi del violinista Uto Ughi e dello storico Ernesto Galli della Loggia –, sta redigendo il testo che indirizzerà la didattica di ogni scuola italiana dal 2026 in poi: le indicazioni nazionali. Ancora la riforma non è stata pubblicata, ma il titolare del dicastero ha rilasciato qualche anticipazione in una intervista al Giornale. Ha parlato di ridimensionamento della geostoria per favorire la storia italiana, con particolare attenzione all’antica Grecia, all’epoca romana e ai primi secoli del cristianesimo. E ha annunciato l’obiettivo di aiutare gli studenti con quella che ritiene la loro “abilità più in crisi”: la scrittura. Allo scopo, già dalla prima elementare, sarà incentivata la lettura (e la memorizzazione) di poesie, romanzi e persino della Bibbia in aula. Per il latino, non bisognerà attendere molto: si potrà studiare, facoltativamente, già dalle medie.
Il parere dell'esperto
Pier Cesare Rivoltella è professore ordinario di Didattica all’Università degli Studi di Bologna e presidente della Società italiana di ricerca sull’educazione mediale. In altre parole, si occupa ogni giorno di capire come dovrebbe funzionare la scuola per permettere agli studenti una formazione adeguata. Lo abbiamo contattato per capire se le idee di Valditara – ancora non tradotte in un testo pubblico – possano essere una soluzione alla diffusa carenza di competenze: “I test Invalsi ci dicono chiaramente da anni che gli studenti italiani non comprendono quello che stanno leggendo”, conferma il docente. Eppure, forse, le lingue antiche non sono l’unica strada percorribile. “Non si può negare il valore formativo del latino e delle lingue classiche in generale – commenta – ma ci sono dei distinguo da fare. Intanto, il latino facoltativo alle medie esiste già in molti istituti. Poi, le lingue antiche sono discipline che allenano al problem solving. In altre parole, hanno lo stesso valore formativo che può avere uno studio di funzione in matematica”. In generale, Rivoltella ritiene che – “per quello che sappiamo dalle prime parole del ministro” – non sia stata data abbastanza attenzione agli “strumenti per leggere l’oggi”: “Penso allo studio dei media, dell’informazione, dei dati e dell’intelligenza artificiale. Ma anche alla comprensione di culture diverse dalla nostra”.
E le poesie a memoria? “La ricerca neuroscientifica lo dice chiaramente: imparare cose a memoria è fondamentale – risponde Rivoltella – basta che non sia uno strumento per costruire ideologicamente un’identità italiana”.

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Bibbia sì o Bibbia no
Sulla lettura della Bibbia in classe, invece, il professor Rivoltella ha una riserva: “Non può essere il pretesto per fare discorsi confessionali, perché è espressamente vietato”. E la premessa è doverosa in un Paese, l’Italia, dove il dibattito sull’introduzione della religione cattolica in aula è annoso. A partire dal crocifisso.
Con ordine: che la scuola sia laica si intuisce già dalla Carta costituzionale del 1948 che, all’articolo 8, sostiene che “tutte le religioni sono egualmente libere davanti alla legge”. Di conseguenza, egualmente libere di essere rappresentate in aula. Non per questo, però, è vietata l’esposizione di crocifissi: lo prevedono due regi decreti, del 1924 e del 1927 (ancora in vigore), corretti da una sentenza della Cassazione del 2021 che parla di esposizione non obbligatoria ma neppure discriminatoria.
Eppure, oggi, la scuola italiana è sempre più multietnica e multireligiosa: gli studenti stranieri sono oltre un milione, ovvero circa il 10% dell’intera popolazione scolastica. E un numero ogni anno inferiore di alunni si avvale dell’insegnamento della religione cattolica: solo nel 2023/24 ha rinunciato il 16%. Perciò, la proposta di Valditara di introdurre la lettura della Bibbia in classe, già dalla prima elementare, ha suscitato dibattito: “Considerando la Bibbia come un assemblamento di testi costruito da una determinata cultura nel corso di millenni – conclude Rivoltella – può essere funzionale svolgere un lavoro su questo testo in classe. Ma potrebbe essere altrettanto utile farlo sul Corano o sul Don Chisciotte”.
