Neonata rapita a Cosenza, i punti del caso ancora da chiarire

Cronaca
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Introduzione

Ieri il gip della città calabrese ha disposto la scarcerazione di Moses Omogo Chidiebere, il 43enne fermato insieme alla moglie Rosa Vespa, 51 anni, con l’accusa di avere sequestrato martedì una neonata nella clinica in cui era stata partorita poche ore prima. La piccola è stata ritrovata tre ore dopo la sparizione. Secondo quanto riferito dal suo avvocato, “i magistrati hanno creduto alla sua estraneità ai fatti”. Sulla vicenda restano però diversi aspetti oscuri: dalla finta gravidanza della donna alla mancanza di controlli nella struttura sanitaria. Ecco cosa sappiamo.

Quello che devi sapere

Il rapimento

  • Nel tardo pomeriggio del 21 gennaio, una coppia è entrata nella clinica Sacro cuore di Cosenza. La donna si è messa una mascherina sul volto e ha bussato ad una camera chiedendo se il neonato doveva fare il bagnetto. Alla risposta negativa, è passata alla stanza successiva. Spacciandosi per puericultrice, ha preso la piccola Sofia dicendo che la doveva visitare il pediatra. Non vedendola tornare, la mamma si è preoccupata e ha chiesto informazioni. È così che è stato scoperto il sequestro. Subito sono scattati posti di blocco ovunque, in città.

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Il racconto del papà

  • "Quando la donna è entrata nella stanza - ha raccontato il papà della bimba scomparsa - eravamo tutti insieme, io, mia moglie, mia suocera e mio figlio. Quando è venuta è stata soprattutto mia suocera ad avere il sospetto perché non l'avevamo mai vista. Lei è entrata dicendo che era una puericultrice che doveva pulire la bambina. Noi abbiamo detto che la bambina era stata cambiata e ci ha chiesto se fossero passate più di tre ore. Alla nostra risposta affermativa ci ha detto 'allora ve la cambio'. E noi gliela abbiamo data, non potevamo pensare a tutto il resto. Sembrava serena, non c'era nulla di strano”

Le indagini

  • La descrizione della donna e la videosorveglianza sono stati fondamentali. I poliziotti hanno visionato due video, uno ripreso dentro la clinica che mostrava i due mentre uscivano con la piccola, ed uno all'esterno che li ha immortalati mentre se ne andavano a bordo di un'auto. Risaliti all'intestatario, gli agenti sono piombati a casa dell’uomo, appena tre ore dopo la scomparsa della bimba

Le indagini

Il ritrovamento

  • Gli agenti hanno trovato una scena surreale: il fiocco azzurro sul portone e in casa, palloncini colorati e i dolcetti sul tavolo attorno al quale erano radunati parenti ed amici. Una "pantomima" l'ha definita il capo della mobile Gabriele Presti, messa in scena per celebrare quello che, nelle intenzioni della coppia, era l'ingresso in casa del loro primo figlio, Ansel, in realtà la bimba sottratta in clinica. Dentro la tutina azzurra, infatti, i poliziotti, andati a colpo sicuro in quella casa, hanno trovato Sofia, appena un giorno di vita, che così è potuta tornare tra le braccia dei genitori dopo tre ore di angoscia. I due coniugi accusati del rapimento sono stati messi in stato di fermo. Secondo alcuni poliziotti, l’uomo sarebbe apparso sorpreso al pari degli invitati, ignari di tutto. Ma "sicuramente era presente nel momento del rapimento”, è stato appurato

Il ritrovamento

L’udienza di convalida

  • Nella mattinata di venerdì 24 gennaio si sono svolti l'interrogatorio di garanzia e l'udienza di convalida per Moses Omogo Chidiebere e Rosa Vespa. L'accusa nei loro confronti è di sequestro di persona. La dinamica del rapimento è stata ricostruita grazie alle immagini riprese dalle telecamere di sicurezza della clinica. I coniugi hanno risposto alle domande del gip e del sostituto procuratore, senza avvalersi della facoltà di non rispondere. L'interrogatorio è durato circa quattro ore

L’udienza di convalida

La scarcerazione dell’uomo

  • Poco dopo il gip di Cosenza ha disposto la scarcerazione di Moses Omogo Chidiebere, il 43enne fermato assieme alla moglie per il sequestro della piccola. "Il mio assistito - ha detto il suo difensore - è stato creduto totalmente perché lui stesso ha ritenuto credibile la gravidanza portata avanti dalla moglie. Ci sono anche delle foto che ritraggono Moses mentre bacia la pancia della moglie”. Secondo l’avvocato, "Rosa Vespa aveva un pancione credibile che la faceva sembrare incinta. Ha mostrato al marito anche una lettera di dimissioni dalla clinica". Moses Omogo Chidiebere ha quindi lasciato il carcere di Castrovillari, dov'era detenuto

Il ruolo del marito di Rosa

  • Uno dei punti oscuri della vicenda era il ruolo avuto da Moses. L'uomo, al momento dell'arrivo della polizia nel suo appartamento, mentre era in corso una festa per l'ingresso in casa di quello che, secondo Rosa, doveva essere suo figlio Ansel, è apparso sorpreso di quanto accaduto ed avrebbe detto di non sapere che dentro la tutina azzurra non c'era suo figlio ma Sofia, la neonata rapita poco prima nella clinica Sacro cuore

La finta gravidanza

  • Secondo alcune testimonianze raccolte tra conoscenti e familiari della coppia, Rosa Vespa avrebbe simulato per nove mesi una gravidanza, fino ad annunciare su Facebook, l'8 gennaio scorso, la nascita di Ansel. Ai familiari, in quei giorni, avrebbe detto che andava a partorire da sola perché c'erano dei casi Covid in clinica e, successivamente, che il bambino era rimasto in clinica per degli accertamenti. Un racconto su cui ancora si concentrano le verifiche degli investigatori

La versione della donna

  • Rosa Vespa nel suo interrogatorio ha detto di aver raccontato per nove mesi di essere incinta e che da una bugia ne derivavano tante altre da cui non riusciva più a uscire. Ci sono stati dei momenti - ha detto la donna - in cui ha provato a dire la verità ai suoi familiari e a suo marito, ma non ci è mai riuscita. Ha mentito fino a comprare tutti gli oggetti per la nascita di un bimbo e ha detto al marito che il 21 gennaio il piccolo Ansel finalmente sarebbe potuto essere portato a casa. Ha ribadito che non ha mai voluto fare del male alla piccola Sofia, di aver fatto tutto da sola e che il marito era all'oscuro di tutto. Su quanto accaduto in clinica dice di ricordare poco.

I controlli nella clinica

  • Gli accertamenti stanno riguardando anche la struttura sanitaria dove è avvenuto il rapimento. Troppo facile, hanno sostenuto gli investigatori, entrare, ma soprattutto uscire con una neonata in braccio. Il papà della bimba rapita ha riferito: "Sembra che la donna ci provasse già da giorni, perché già da venerdì hanno detto che era entrata in clinica. Dalle telecamere si vedeva, hanno detto che stava qui fuori. Da questa clinica - ha aggiunto - purtroppo entra e esce chiunque. Non c'è nessuno che controlla, non c'è nessuno né all'entrata né all’uscita”. Le indagini vengono svolte anche in questo senso: chi doveva sorvegliare le entrate e le uscite soprattutto, queste ultime, con neonati al seguito?

I sopralluoghi e la scelta della vittima

  • Si deve ancora appurare se la donna avesse fatto sopralluoghi nei giorni precedenti e pianificato il rapimento. Quello che per gli investigatori è certo è che Sofia è stata una "vittima casuale" e che "nessun contatto" è emerso "tra la famiglia della piccola e i coniugi fermati" e che, come ha sottolineato il questore Giuseppe Cannizzaro, a Cosenza "non c'è qualcuno che rapisce bambini": insomma si è trattato di "un episodio singolo, circoscritto immediatamente risolto”.

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