Nel capoluogo lombardo nel pomeriggio il corteo organizzato dai Giovani Palestinesi è partito da piazzale Loreto. In serata a Corvetto centinaia di persone hanno sfilato in silenzio nella via dove abitava il ragazzo. Secondo i primi risultati dell'autopsia il 19enne è morto sul colpo nell’incidente in scooter al termine di una fuga dopo che lui e un amico non si erano fermati a un posto di blocco dei carabinieri: il 22 che era alla guida dello scooter è sopravvissuto e si è svegliato dal coma farmacologico
A Milano resta alta la tensione dopo la morte di Ramy Elgaml, il 19enne egiziano che ha perso la vita in un incidente al termine di un inseguimento: lui e un amico in sella a uno scooter non si sarebbero fermati a un posto di blocco dei carabinieri. Da qui la fuga in piena notte ad altissima velocità per le vie della città, il più delle volte in contromano, fino allo schianto in via Quaranta, in zona Corvetto. Ramy ha perso la vita e l'amico, che era alla guida, è finito in ospedale in gravissime condizioni, mentre il quartiere alla periferia sud est è stato teatro di rabbia e scontri. Due le manifestazioni oggi: un corteo organizzato dai Giovani Palestinesi è partito da piazzale Loreto alle 14.30 e ha sfilato per via Padova, fino a raggiungere l'Anfiteatro Martesana. Poi in serata una fiaccolata di circa 400 persone partita da Corvetto, da piazzale Gabrio Rosa, e proseguita fino all'angolo tra via Quaranta e via Ripamonti, dove è morto Ramy. Intanto Fares Bouzidi, il ragazzo che guidava il motorino sul quale viaggiava anche Ramy, si e' svegliato dal coma farmacologico al San Paolo dov'è ricoverato: lo riferiscono fonti legali vicine alla famiglia.
Il corteo silenzioso
C'erano anche fumogeni rossi e blu alla fiaccolata, alcuni amici di Ramy hanno esposto una grossa fotografia del ragazzo e per strada è stato affisso uno striscione a firma del centro sociale Lambretta con scritto: "Ma quale sicurezza? Verità per Ramy e Fares". In testa al corteo invece la scritta "I nostri quartieri uniti nel vostro dolore". Alla partenza la fiaccolata ha imboccato via Mompiani, dove abitava Ramy, e gli amici hanno chiesto di percorrerla in silenzio "per rispetto. Tanta gente - ha detto un amico - ci ha detto di non passare di qua per evitare brutti ricordi ai genitori e al fratello. Noi abbiamo deciso di passare in silenzio: in ricordo del nostro amico". Gli organizzatori hanno aggiunto che "chi abbia la minima intenzione di far sfociare questa fiaccolata pacifica in qualcosa di violento, se ne può andare perché non è ben accetto". Ad accompagnare la marcia, una cassa che diffondeva versetti del Corano. Nel punto in cui il 19enne ha perso la vita i presenti hanno gridato "giustizia, giustizia".
Le parole del papà
"Non è il momento di fare una fiaccolata" secondo il papà di Ramy Elgaml. Ieri è tornato a chiedere di abbassare la tensione. "Quando benediremo Ramy, andremo al cimitero. Se vogliono fare una fiaccolata non c'è problema, ma noi siamo lontani da questa cosa, restiamo a casa". Yehia Elgaml ha spiegato che suo figlio verrà "sepolto in Italia", a Milano, perché si sentiva "più italiano che egiziano", e con gli occhi segnati dal dolore, ha invitato a fare un passo indietro. "Ho mandato un messaggio per questi ragazzi che fanno casino. Ho detto basta violenza, non accendete fuochi nelle strade perché Ramy non vuole questa cosa. Per favore, - ha aggiunto - lasciate stare, non fate niente".
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L’autopsia
Ieri è stata effettuata l’autopsia sul corpo di Ramy Elgaml: il primo responso non ha rilevato particolari ferite esterne, come al capo ad esempio, visto che avrebbe perso il casco durante la fuga. Il giovane sarebbe morto quasi sul colpo per un gravissimo trauma al lato sinistro del torace: l'impatto devastante ha fratturato in più punti la colonna vertebrale e ha lesionato l'aorta, con probabile successiva emorragia interna. Dai primi accertamenti eseguiti nell'istituto di Medicina legale, alla presenza delle parti, nulla legherebbe la morte a un urto con la gazzella dell'Arma, ma il decesso è probabilmente riconducibile “all'impatto" con "il palo semaforico" presente all'incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta. Sulla salma sono stati disposti ulteriori accertamenti medici, quindi non è stata ancora riconsegnata alla famiglia per i funerali.
Le indagini
Il 22enne italiano di origini tunisine che era alla guida dello scooter è piantonato in ospedale agli arresti domiciliari per resistenza a pubblico ufficiale ed è indagato per omicidio stradale assieme al vice brigadiere che era al volante della gazzella. Si punta a far luce sulla dinamica dell'incidente, su cui le immagini delle telecamere al momento non riescono a fare chiarezza più di tanto.