L'area, molto degradata, è stata per giorni protagonista di manifestazioni dopo la morte di un 19enne in un incidente stradale in scooter durante un inseguimento con i Carabinieri. Il padre del ragazzo: "Ci dissociamo dalle violenze". Gli amici: “Chi ha messo a ferro e fuoco il quartiere non eravamo noi. Era gente che veniva da fuori”. Sala: "Alla destra piace fomentare queste situazioni". Ingente lo spiegamento di forze dell'ordine intorno a piazza Gabriele Rosa, mentre proseguono le indagini sui vandalismi
Il quartiere Corvetto, a Milano, è stato per giorni protagonista di manifestazioni con vandalismi e roghi. Nell’area, da anni degradata, le tensioni sono scoppiate dopo la morte di Ramy Elgaml, il 19enne deceduto in un incidente stradale in scooter - il giovane era il passeggero, ndr - nella notte fra sabato e domenica, durante un inseguimento con i Carabinieri. Dopo tre notti di tensioni e vandalismi, le ultime ore sono trascorse tranquillamente. Nutrito lo spiegamento di forze dell'ordine - prevalentemente Polizia di Stato - a presidio delle strade attorno a piazza Gabriele Rosa, mentre proseguono le indagini sui vandalismi e i roghi. Intanto, Yehia Elgaml, il padre di Ramy, afferma: "Siamo lontani da quanto accaduto l'altroieri sera e ci impegniamo a rispettare la legge nel nostro secondo Paese, l'Italia. Abbiamo fiducia nella magistratura italiana, e non vogliamo vendetta ma solo sapere ciò che è successo. Ci dissociamo da tutti i violenti, ringraziamo tutti per la loro vicinanza, soprattutto gli italiani: mio figlio ormai era più italiano che egiziano". Gli amici del ragazzo, parlando con la consigliera regionale del Pd Carmela Rozza, si sono detti "arrabbiati", "addolorati" e soprattutto "non credono alla versione dei carabinieri". Hanno poi tenuto a precisare: "Chi ha messo a ferro e fuoco il quartiere non eravamo noi. Era gente che veniva da fuori". I ragazzi hanno fatto sapere che pensano a una manifestazione pacifica e a creare un'associazione per Ramy. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, secondo quanto si apprende, sarà domani a Milano per una riunione in prefettura sulla sicurezza in città.
L'inchiesta sulla morte di Ramy
Iscritto nel registro degli indagati per omicidio stradale in concorso, a garanzia e per tutti gli accertamenti, c'è il carabiniere che era alla guida della macchina di servizio (oltre al 22enne tunisino che guidava lo scooter). Nell'inchiesta è anche stata disposta l'autopsia sul corpo del 19enne, fissata per venerdì 29 novembre.
Le proteste a Corvetto
Secondo la ricostruzione dei fatti da parte della Questura, verso le 22.30 di lunedì una settantina di persone, diventando via via forse oltre cento, hanno cominciato a protestare in via dei Cinquecento all'angolo con via dei Panigarola, insultando le forze dell'ordine presenti già dal pomeriggio e poi ancora lanciando bottiglie e petardi. I manifestanti, cittadini del quartiere, soprattutto giovani e giovanissimi di seconda generazione, hanno esposto alcuni striscioni con le frasi "Verità per Ramy" e "Non condannate un innocente". In via Omero, intorno alle 23.30, il lancio di petardi è proseguito e la tensione si è fatta più alta tanto che la Polizia ha lanciato lacrimogeni avanzando per disperdere i presenti, che nel frattempo avevano anche appiccato diversi piccoli roghi. Nel mentre, sui social, alcuni abitanti del quartiere si tengono aggiornati e non sono pochi quelli che, spaventati, invocano più forze dell'ordine e interventi "risoluti" per placare le proteste.
Approfondimento
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Un arresto per le proteste
Sempre nell'ambito delle proteste, la Polizia intanto ha arrestato un 21enne montenegrino a cui si contestano "accensione di fuochi pericolosi, getto pericoloso di cose e resistenza a pubblico ufficiale". Il giovane, che ha partecipato alle contestazioni insieme ad altre decine di ragazzi, è stato portato a San Vittore. Dai quasi 50 video ripresi dalle forze dell'ordine il 21enne appare tra i più facinorosi: dal sequestro del suo telefono cellulare potrebbero quindi emergere connessioni con altri manifestanti. Una rete che si sospetta comprendere non solo persone della zona, dato che l'arrestato viene da un altro quartiere considerato a rischio, San Siro.
Sala: "Preoccupati ma rimaniamo accoglienti"
"Capisco che alla destra piaccia fomentare queste situazioni ma sono qui oggi per continuare a dire che Milano resterà una città accogliente", ha commentato il sindaco Giuseppe Sala a margine dell'inaugurazione di un nuovo centro dedicato ai migranti. "Quello che è successo ci richiama alla nostra attenzione ma non ci fa deviare rispetto alla nostra rotta - ha aggiunto - Noi facciamo un bagno di realismo e nel realismo le migrazioni ci sono sempre state e sempre ci saranno. Ma le regole vanno rispettate". Il quartiere Corvetto "che sia delicato ne siamo consapevoli ma ci stiamo lavorando attraverso tante associazioni. È un quartiere più difficile di altri ma tutte le situazioni vanno affrontate - ha concluso - A slogan non si va da nessuna parte. Certo che siamo preoccupati ma al contempo sappiamo che certe situazioni fanno parte anche della complessità del mondo che viviamo".
La storia di Corvetto
Come ricorda anche Il Corriere della Sera, Corvetto negli anni Venti si chiamava Regina Elena, in onore della moglie di Vittorio Emanuele III, e accolse i primi sfollati della Grande Guerra. Poi, nel Dopoguerra, sparì il nome della regina e il quartiere venne dedicato a Mazzini. E allora inziò ad ospitare l’immigrazione del Sud Italia. Il nome Corvetto arrivò più tardi, dal nome del piazzale in cui una sopraelevata di cemento armato porta all’autostrada per il mare. E con il passare del tempo, soprattutto negli anni Ottanta e Novanta, l'immigrazione è diventata soprattutto egiziana e nordafricana.