Omicidio Foligno, cosa sappiamo sulle indagini e sul minorenne indagato

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Salvatore Postiglione, operaio di 57 anni, è stato aggredito in un parcheggio della zona industriale di Foligno il 7 novembre ed è deceduto poco dopo l'arrivo in ospedale. Identificato grazie alle telecamere di sorveglianza un 17enne, che aveva lavorato per un breve periodo nella stessa ditta edile della vittima, ritenuto responsabile dell'omicidio

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Salvatore Postiglione aveva 57 anni. È morto il 7 novembre dopo essere stato trovato in fin di vita nel parcheggio della zona industriale di Foligno a causa delle numerose ferite di arma da taglio sul corpo. L'uomo era stato soccorso non lontano da un'auto trovata accesa e con lo sportello del passeggero aperto dopo la segnalazione di una donna che lavora nella zona. Tre giorni dopo un 17enne, ritenuto responsabile del delitto dell’operaio, è stato fermato dalla polizia di Perugia. Il minorenne, residente nella stessa cittadina umbra e al quale viene contestata anche la premeditazione, aveva lavorato per un breve periodo nella stessa ditta edile della vittima, fino allo scorso ottobre, ma sul movente sono ancora in corso accertamenti.

I legami con la vittima

Il 17enne aveva lavorato per un periodo nella stessa ditta edile di Salvatore Postiglione, dipendente di una società che si occupa di edilizia. La polizia di Stato di Perugia, sulla scorta degli approfondimenti investigativi svolti su delega del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni dell'Umbria, Flaminio Monteleone, ha riferito di aver "raccolto gravi indizi di reità a carico di un minorenne, residente a Foligno, ritenuto responsabile dell'omicidio". Il delitto è stato consumato poco dopo le ore 6.00 in via Louviere, luogo che costituisce l'abituale ritrovo degli operai della ditta prima di raggiungere i cantieri edili di Perugia e Nocera Umbra. 

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Minore identificato con le telecamere di sorveglianza

A carico del ragazzo il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni dell'Umbria ha emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto per i reati di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e porto e detenzione ingiustificato di oggetti atti ad offendere. Identificare il presunto omicida è stato possibile grazie alla visione delle immagini dei sistemi di videosorveglianza. Il ragazzo si sarebbe appostato nei pressi del luogo dell’aggressione per poi compiere "l'efferato delitto", come sottolinea la questura in una sua nota. Le stesse telecamere hanno permesso di ricostruire il tragitto della fuga e gli accertamenti hanno consentito di concentrarsi sull'indagato le cui fattezze fisiche corrisponderebbero "perfettamente" a quelle dell'aggressore. Una perquisizione nella sua abitazione permesso di trovare e sequestrare gli abiti indossati in occasione dell'omicidio, le scarpe ancora intrise di sangue, un monopattino impiegato per recarsi sul luogo del delitto e per fare successivamente rientro nella propria abitazione.

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