Migranti, tribunale Roma rimette caso Albania a Corte Ue: sospesa convalida trattenimenti

Cronaca

La sezione immigrazione ha rimesso il caso dei migranti portati nel centro in Albania alla Corte di giustizia europea sospendendo il provvedimento di convalida del trattenimento. La decisione riguarda 7 persone, egiziani e bengalesi, che si trovano nel centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader. Nelle prossime ore torneranno in Italia. Il Viminale si costituirà di fronte alla Corte per sostenere le proprie ragioni. Ancora scontro governo-magistrati. Salvini: "Altra sentenza politica"

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È arrivata oggi, 11 novembre, una nuova pronuncia del Tribunale di Roma sulle ordinanze di trattenimento dei migranti nel centro italiano di permanenza per il rimpatrio in Albania. La sezione immigrazione ha rimesso il caso dei migranti trattenuti nel centro in Albania alla Corte di giustizia europea, sospendendo il provvedimento di convalida del trattenimento. La decisione riguarda sette migranti, egiziani e bengalesi, che ora si trovano all'interno del centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader. Nelle prossime ore i sette migranti - arrivati venerdì scorso - dovranno lasciare la struttura: in serata saranno portati sulla nave Visalli della Guardia costiera e partiranno per Brindisi. Il Viminale, a quanto si apprende, si costituirà di fronte alla Corte di giustizia europea per sostenere le proprie ragioni. Alcune settimane fa i magistrati della sezione immigrazione del Tribunale romano - facendo riferimento a una sentenza della Corte di giustizia europea – si erano espressi con l’annullamento del trattenimento di 12 migranti, dando il via a un botta e risposta con la politica che non si è più fermato. "Un'altra sentenza politica non contro il governo, ma contro gli italiani e la loro sicurezza", ha commentato il vicepremier e ministro Matteo Salvini. Il ministro della Giustizia Nordio, prima della pronuncia, aveva chiesto alle toghe di non criticare le leggi, mentre i giudici avevano accusato il governo di cercare lo scontro. Rispetto alle prime pronunce, c’era però una novità: nel frattempo è arrivato il nuovo decreto legge che aggiorna la lista dei Paesi di provenienza dei migranti che sono ritenuti Sicuri dall'Italia.

Il nuovo stop: i migranti torneranno in Italia

Il testo del provvedimento della XVIII sezione immigrazione del Tribunale di Roma, si legge, "rimette alla Corte di giustizia dell'Unione europea, ai sensi del art. 267 TFUE" e "sospende il presente giudizio di convalida del fermo restando gli effetti del trattenimento provvisorio disposto dall'amministrazione per legge (art.6 dlgs 142/2015 e 14 TU immigrazione e art.4 del protocollo Albania)". Nel centro di Gjader, venerdì scorso, sono stati portati sette nuovi richiedenti asilo. Tre vengono dall’Egitto, quattro dalla regione indiana del Bengala (un ottavo bengalaese è fermo in Italia per questioni mediche). Dopo la decisione del tribunale di Roma che ha sospeso la convalida del trattenimento, le sette persone saranno liberate nelle prossime ore e trasferite in Italia. A quanto si apprende, in serata saranno portate sulla nave Visalli della Guardia costiera e partiranno per Brindisi, che raggiungeranno nella notte. I 7 saranno poi trasferiti in un Centro per richiedenti asilo in territorio pugliese per essere sottoposti all'iter ordinario di esame della domanda. Sempre a quanto si apprende, la logistica del trasferimento era stata organizzata in adeguato anticipo, segno che da parte delle autorità italiane era attesa la "liberazione" dei migranti.

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La decisione del tribunale

In una nota diffusa dalla presidente della Sezione immigrazione del Tribunale civile di Roma, Luciana Sangiovanni, si legge: "I giudici hanno ritenuto necessario disporre rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia dell'Unione europea, formulando quattro quesiti”. "Il rinvio pregiudiziale – prosegue la nota – è stato scelto come strumento più idoneo per chiarire vari profili di dubbia compatibilità con la disciplina sovranazionale emersi a seguito delle norme introdotte" dall'ultimo decreto sui Paesi sicuri "che ha adottato una interpretazione del diritto dell'Unione europea e della sentenza della Cgue del 4 ottobre 2024 divergente da quella seguita da questo Tribunale - nel quadro della previgente diversa normativa nazionale - nei precedenti procedimenti di convalida delle persone condotte in Albania e ivi trattenute. Tale scelta è stata preferita a una decisione di autonoma conferma da parte del Tribunale della propria interpretazione".

I Paesi sicuri

Riguardo ai Paesi sicuri, poi, nella nota si legge: "Deve evidenziarsi che i criteri per la designazione di uno Stato come Paese di origine sicuro sono stabiliti dal diritto dell'Unione europea. Pertanto, ferme le prerogative del legislatore nazionale, il giudice ha il dovere di verificare sempre e in concreto - come in qualunque altro settore dell'ordinamento - la corretta applicazione del diritto dell'Unione, che, notoriamente, prevale sulla legge nazionale ove con esso incompatibile, come previsto anche dalla Costituzione italiana". E ancora: "Deve essere chiaro che la designazione di Paese di origine sicuro è rilevante solo per l'individuazione delle procedure da applicare; l'esclusione di uno Stato dal novero dei Paesi di origine sicuri non impedisce il rimpatrio e/o l'espulsione della persona migrante la cui domanda di asilo sia stata respinta o che comunque sia priva dei requisiti di legge per restare in Italia".

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Anm: norma incompatibile con Ue, giudici fanno loro dovere

"La primazia del diritto dell'Unione europea è l'architrave su cui poggia la comunità delle corti nazionali e impone al giudice, quando ritenga la normativa interna incompatibile con quella dell'Unione, di applicare quest'ultima o, in caso di dubbio, di sollevare rinvio pregiudiziale, cosa che è stato fatto in questo caso dal tribunale di Roma", ha commentato il segretario generale dell'Associazione nazionale magistrati Salvatore Casciaro. "Non ci si può quindi lamentare del fatto che i giudici fanno il loro dovere né dare loro la colpa di inciampi nel perseguimento di politiche migratorie che spetta ovviamente al governo decidere ma che non possono prescindere del quadro normativo europeo e sovranazionale nel quale si collocano", ha concluso.

Albano: "Governo vuole scontro ,ma giudici rispettano diritto"

La presidente di Magistratura Democratica, Silvia Albano, giudice della sezione immigrazione del tribunale di Roma (che non ha convalidato il trattenimento di uno dei primi dodici migranti in Albania), prima della pronuncia di oggi ha parlato di “questioni giuridiche importanti da affrontare” che vanno al di là delle “posizioni dei singoli magistrati”. È una pratica comune da seguire “sempre, quando entra in vigore una nuova normativa”: i giudici devono analizzare per “capire come questa nuova normativa si rapporta al diritto e sovranazionale". Parlando di questo tipo di provvedimenti in generale, Albano ha anche spiegato: "Se noi pensiamo che ci siano elementi di frizione tra la Costituzione o tra il diritto dell'Unione e certe norme, abbiamo l'obbligo o di sollevare la questione di costituzionalità o di disapplicare o di mandare alla Corte di giustizia. E questo è un obbligo rispetto alla Corte di giustizia previsto dai trattati". Poi la stoccata all'esecutivo: "Non ho nessuna intenzione di andare allo scontro con il governo, è il governo che vuole fare uno scontro con me e io voglio sottrarmi. C'è stata una personalizzazione insopportabile. Ci sono dei giudici che cercano di fare il loro lavoro e c'è stato un pronunciamento unanime di tutte le comunità dei giuristi, dall'Unione delle camere penali alle associazioni dei professori di diritto dell'Unione europea: tutti hanno sostenuto che sulla supremazia del diritto europeo non ci si può fare nulla". Albano precisa di non essere coinvolta nella decisione di oggi.

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