Nucleare, deposito rifiuti radioattivi "entro il 2039": come sarà fatto e quanto costerà
CronacaIntroduzione
Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin ha fatto sapere che "in base alle stime attuali, si potrà ottenere l’autorizzazione unica" per procedere con la costruzione del deposito soltanto nel 2029, mentre "la messa in esercizio" arriverà nei successivi 10 anni. La struttura, che conterrà solamente i rifiuti radioattivi prodotti in Italia, si svilupperà su una superficie di circa 150 ettari e costerà 1,5 miliardi di euro. Come verranno smaltiti o stoccati i rifiuti? E perché la sua costruzione è obbligatoria? Ecco tutto quello che c'è da sapere
Quello che devi sapere
Nucleare, deposito rifiuti radioattivi in Italia entro il 2039
- Slitta l’apertura del deposito nazionale delle scorie nucleari. "In base alle stime attuali, si potrà ottenere l’autorizzazione unica" soltanto nel 2029 e "la messa in esercizio" entro il 2039, ha spiegato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin in una recente audizione davanti alle Commissioni Ambiente e Attività produttiva alla Camera. Nel mentre, ha aggiunto, "l'idea che si sta valutando è quella di ammodernare le strutture esistenti, eventualmente ampliandole" (in foto, la centrale di Garigliano). Ma perché l’Italia deve dotarsi di un deposito per le scorie nucleari? E cosa si sa di questo progetto?
Per approfondire:
Perché il deposito è necessario?
- Il deposito, si spiega sul sito ufficiale, "è necessario per smaltire i rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, attualmente stoccati in depositi temporanei, presenti nei siti degli impianti nucleari disattivati, dove Sogin sta portando avanti le attività di mantenimento in sicurezza e decommissioning". Una volta che sarà operativo, lì "confluiranno anche i rifiuti attualmente stoccati in depositi temporanei non gestiti da Sogin, che provengono da fonte non energetica, ossia quelli derivanti dalla ricerca, dall’industria e dalla medicina nucleare, che continuano inevitabilmente ad essere prodotti anche in Italia, come in tutti gli altri Paesi evoluti". Si sottolinea poi come quasi ovunque all’estero esista una struttura centralizzata "in cui sistemare in modo definitivo i rifiuti radioattivi", utile anche per "poter restituire i siti che li ospitano privi di vincoli radiologici"
Perché va costruito in Italia?
- È l’Unione europea che prevede che la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi debba avvenire "nello Stato membro in cui sono stati generati". Nei confronti dell’Italia la Commissione Ue ha avviato, nell’ottobre 2020, una procedura d’infrazione per il mancato avvio del programma nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi. Quindi il deposito conterrà solamente i rifiuti prodotti nel nostro Paese
Quanti e quali rifiuti conterrà il deposito?
- Nel deposito - di circa 150 ettari - saranno "sistemati definitivamente e in sicurezza" 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi "a molto bassa e bassa attività": sono quelli la cui "radioattività decade a valori trascurabili nell’arco di 300 anni". Di questi, 50mila metri cubi sono legati all’esercizio e allo smantellamento degli impianti nucleari per la produzione di energia elettrica, gli altri 28mila metri cubi agli impianti nucleari di ricerca e ai settori della medicina nucleare e dell’industria. Sul totale, 33mila metri cubi sono già stati prodotti, mentre i restanti 45mila verranno prodotti in futuro. Nel deposito ci sarà anche il Complesso Stoccaggio Alta attività (CSA), per lo stoccaggio di lungo periodo di circa 17mila metri cubi di rifiuti a media e alta attività
Come saranno smaltiti i rifiuti a molto bassa e bassa attività?
- I rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività condizionati con matrice cementizia (prima barriera) verranno trasportati al deposito all'interno di contenitori metallici, i manufatti. Poi, gli stessi contenitori saranno inseriti e cementati in moduli (seconda barriera) di calcestruzzo speciale (3 m x 2 m x 1,7 m), progettati per resistere almeno 350 anni. In seguito i moduli verranno a loro volta inseriti in celle (terza barriera) di cemento armato (27 m x 15,5 m x 10 m), anche queste progettate per resistere almeno 350 anni. Una volta riempite, le celle verranno sigillate e rivestite con una collina artificiale (quarta barriera) in grado di prevenire l'infiltrazione dell'acqua
Come saranno stoccati i rifiuti a media e alta attività?
- "In attesa della disponibilità di un deposito geologico", i rifiuti a media e ad alta attività verranno stoccati in sicurezza all’interno di una diversa struttura di deposito temporaneo, il Complesso Stoccaggio Alta attività. I residui radioattivi e i materiali nucleari a media e alta attività saranno stoccati in appositi contenitori altamente schermanti, come ad esempio i cask, specifici contenitori qualificati al trasporto e allo stoccaggio, capaci di resistere a sollecitazioni estreme sia meccaniche che termiche (urto e incendio)
Il Parco Tecnologico
- Il progetto comprende anche la realizzazione di un Parco Tecnologico, che nei piani del governo stimolerà "la ricerca e l'innovazione nei settori dello smantellamento degli impianti nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi, creando nuove opportunità per professionalità di eccellenza"
Dove si trovano oggi i rifiuti radioattivi?
- Al momento i rifiuti radioattivi in Italia si trovano in diverse strutture:
- Quattro centrali in decommissioning (Sogin);
- Quattro impianti del ciclo del combustibile in decommissioning (Enea/Sogin);
- Un reattore di ricerca CCR ISPRA-1 (Sogin);
- Sette centri di ricerca nucleare (ENEA Casaccia, CCR Ispra, Deposito Avogadro, LivaNova, CESNEF -Centro Energia e Studi Nucleari Enrico Fermi- Università di Pavia, Università di Palermo);
- Tre centri del Servizio Integrato in esercizio (Nucleco, Campoverde, Protex);
- Un centro del Servizio Integrato non più attivo (Cemerad)
Dove sarà costruito il deposito?
- Al momento non è ancora noto dove sarà costruito il deposito. Ci sono però 51 aree che sono state considerate idonee: 10 sono in Basilicata, 4 tra Puglia e Basilicata, 21 nel Lazio (tutte in provincia di Viterbo), 5 in Piemonte (tutte nella zona di Alessandria), una in Puglia (Bari), 8 in Sardegna (la maggior parte nella provincia del Sud Sardegna, le altre nei pressi di Oristano) e 2 in Sicilia (Trapani). LA MAPPA
Quanto costa e come sarà finanziato il deposito?
- Per la realizzazione del deposito (e del Parco Tecnologico) si prevede un investimento complessivo di circa 1,5 miliardi di euro. I costi per la sua realizzazione saranno finanziati "dalla fiscalità generale dello Stato, come i costi relativi alle attività di smantellamento degli impianti e centrali nucleari italiani e alla gestione del relativo combustibile nucleare esaurito". La parte di investimento relativa ai rifiuti medicali, industriali e di ricerca sarà anticipata e poi restituita ad ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) attraverso i ricavi generati dall’esercizio del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico
Le ricadute sul mercato del lavoro
- Si stima che la costruzione del deposito genererà oltre 4mila posti di lavoro l’anno per 4 anni di cantiere, diretti (2mila fra interni ed esterni), indiretti (1.200) e indotti (mille). Durante la fase di esercizio l’occupazione diretta è stimata mediamente in circa 700 addetti, fra interni ed esterni, con un indotto che può incrementare l’occupazione fino a circa mille unità
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in questa scheda
- Nucleare, deposito rifiuti radioattivi in Italia entro il 2039
- Perché il deposito è necessario?
- Perché va costruito in Italia?
- Quanti e quali rifiuti conterrà il deposito?
- Come saranno smaltiti i rifiuti a molto bassa e bassa attività?
- Come saranno stoccati i rifiuti a media e alta attività?
- Il Parco Tecnologico
- Dove si trovano oggi i rifiuti radioattivi?
- Dove sarà costruito il deposito?
- Quanto costa e come sarà finanziato il deposito?
- Le ricadute sul mercato del lavoro
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