Luca Lucci, chi è il capo ultras della curva del Milan arrestato

Cronaca
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Soprannominato "il Toro", 42 anni, è accusato di essere al centro di un’associazione a delinquere immischiata in estorsioni e violenza da stadio. Nel 2009, appena diventato il numero uno dei rossoneri in Curva Sud dopo aver raccolto il testimone da Gianluca Lombardi, veniva condannato per aver aggredito il tifoso dell’Inter Virgilio Motta, poi morto suicida. Nel 2018 e nel 2021 due arresti per spaccio di sostanze stupefacenti: intratteneva rapporti con i trafficanti in Albania, Marocco e Brasile

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Tra le persone coinvolte nel maxi blitz della Polizia e della Guardia di Finanza che ha portato a decine di misure cautelari tra i vertici delle tifoserie di Milan e Inter c’è anche Luca Lucci, capo degli ultras rossoneri già arrestato in passato per traffico di sostanze stupefacenti. Noto alle cronache, nel 2018 fu fotografato con Matteo Salvini, ai tempi – come adesso – vicepremier, durante le celebrazioni per i 50 anni della Curva Sud. Nel filone di indagini che ha dato il via a un nuovo ciclo di arresti, Lucci è accusato di essere uno dei nomi principali intorno a cui ruoterebbe un’associazione a delinquere immischiata in estorsioni e violenza da stadio, insieme al fratello Francesco.

Chi è Luca Lucci

Soprannominato "il Toro", Lucci – 42 anni – vive con la moglie a Scanzorosciate, nella Bergamasca, ed è a capo degli ultras del Milan dal 2009, quando raccoglie il testimone da "Sandokan", Giancarlo Lombardi, ormai fuori da San Siro per varie vicende giudiziarie. Lo stesso anno Lucci veniva condannato a quattro anni di carcere per aver aggredito il tifoso dell’Inter Virgilio Motta, che perse la vista da un occhio (e che morì suicida nel 2012). Impossibilitato alla presenza fisica per una Daspo, la sua leadership in Curva Sud viene portata avanti dal fratello.

Lo spaccio di sostanze stupefacenti

Nel giugno del 2018 per Lucci scattano ancora le manette. Viene arrestato – e patteggia una pena di un anno e mezzo - nell’ambito di un’inchiesta per spaccio di stupefacenti con la criminalità albanese. Centro del traffico era il Clan 1899, storico bar di ritrovo per i tifosi milanisti a Sesto San Giovanni. Soltanto tre anni dopo Lucci è di nuovo in carcere, sempre per traffico di droga. Servendosi di un telefono con utenza olandese e utilizzando software criptati, "il Toro" – dietro il nickname "Belva Italia" – intratteneva rapporti con narcotrafficanti di Stati come Marocco e Brasile. Patteggia di nuovo, ma questa volta la pena è più alta: sei anni e quattro mesi di carcere, poi trasformati in domiciliari.

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Kobayashi srl e Italian Ink

Sono diverse le attività in cui Lucci ha messo le mani negli anni. Tra queste anche la società Kobayashi srl, aperta nel 2017 per la gestione di locali e l’organizzazione di eventi, insieme anche a Lombardi (con cui poi i rapporti si sono deteriorati). Poi apre Italian Ink, franchising di barberia e tatuaggi con 10 sedi: Bresso, Brussero, Cologno Monzese, Franciacorta, Garda, Milano, Monza, Novate, Riccione e Rosate.

I rapporti tra Lucci e Fedez

Dall'ordinanza del gip Domenico Santoro emergono i rapporti di Lucci con Fedez: in alcune intercettazioni il rapper, all'anagrafe Federico Lucia, chiedeva un "suo intervento per avere la possibilità di somministrare" una bevanda sponsorizzata dal cantante "all'interno dello stadio Meazza". Nel dicembre scorso, poi, Fedez parlava sempre con Lucci anche "di una persona fidata" che "potesse occuparsi della sicurezza sua e della sua famiglia". Emergono anche incontri tra i due per "tessere preliminari accordi in ordine all'acquisizione, in società tra di loro, del locale denominato 'Old Fashion'", nota discoteca di Milano. Tra gli episodi contestati ad ultrà milanisti la nota "aggressione ai danni di Cristiano Iovino", personal trainer di varie celebrità, dell'aprile scorso. Fedez non è comunque indagato.

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