Lo dimostra il rapporto Education at a Glance 2024, che analizza le condizioni del settore dell'istruzione in tutto il mondo. Lo studio conferma anche che l'Italia investe poco nella scuola: il 4% del Pil contro il 4,9% della media degli altri Paesi dell'area
L’Italia è in fondo alla classifica Ocse per gli stipendi degli insegnanti. Lo rileva il rapporto Education at a Glance 2024, che mette a confronto lo stato di salute dell'istruzione in tutto il mondo. La scuola italiana è anche quella meno finanziata: i governi investono solo il 4% del Pil, contro il 4,9% dei Paesi a sviluppo industriale avanzato.
Di Meglio (Gilda Insegnanti): “Aumento stipendi del 28% a livello europeo? Un miraggio in Italia”
Si dice avvilito il coordinatore nazionale della Gilda Insegnanti, Rino Di Meglio, che ha commentato i dati constatando come l’Italia sia ancora una volta “il fanalino di coda nell’area Ocse”. La retribuzione dei docenti italiani, infatti, è la peggiore. “L'aumento previsto nel contratto del triennio 2022/2024, la cui trattativa ancora deve aprirsi, è basato su un aumento del 5,8% degli stipendi del comparto”, ha evidenziato Di Meglio. Il rapporto cita una media di aumento previsto del 28% per le retribuzioni degli insegnanti europei, che per l’Italia “è solo un miraggio”.
Manzi (Pd): “Autonomia differenziata allargherà i divari”
“La scarsa valorizzazione dei docenti mette a rischio il diritto allo studio”, ha affermato la responsabile nazionale Scuola del Pd, Irene Manzi. Il rapporto, secondo l'esponente democratica, è una “sollecitazione molto potente che meriterebbe una riflessione da parte delle istituzioni”. E a proposito del sottofinanziamento del settore istruzione, ha dichiarato: “Il progetto di autonomia differenziata allargherà i divari, le disuguaglianze nell'offerta di servizi educativi, il caro scuola, la precarietà”.
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Cgil: “Misure del ministro Valditara danneggiano il reddito e il futuro dei giovani”
Fcl Cgil ha osservato che l'Italia è sotto la media anche per il rapporto studenti-insegnanti, fissato a 11 a 1 per la scuola primaria e di 10 a 1 per l'istruzione di secondo grado. "La politica dei tagli è rappresentata anche dai ridotti numeri di assunzioni che arrivano dopo molti anni di precariato - ha affermato - tanto che l'anagrafica dei docenti italiani è sensibilmente più alta rispetto a quella degli altri membri Ocse: il 53% del corpo docente infatti ha più di 50 anni, contro il 37% nella media dell'area Ocse".
Cgil ha anche attaccato le misure del governo Meloni: “Mentre i Paesi Ocse sono impegnati ad innalzare la percentuale di istruzione della popolazione, il ministro Valditara si affanna a ideare riforme come i quadriennali della Filiera tecnologico-professionale o come il Liceo del made in Italy”, ha detto. In questo modo “aumentano le ore di alternanza scuola-lavoro” ma si diminuisce “la formazione generale, per accelerare un rapido affaccio al mondo del lavoro che, alla fine, danneggia il reddito e il futuro dei giovani e impoverisce il tessuto produttivo del Paese".